Ho praticato il falso con metodo, ribaltando costantemente la realtà in ‘altro’, ho imitato e copiato stampando sul vero, ho tentato di usare il materiale per quello che offre oppure violentandone la natura, ho alternato il gioco tra tautologia e snaturamento, ho usato come strumenti di lavoro l’acqua, la luce, lo specchio...”. Così Alik Cavaliere (Roma 1926 - Milano 1998), parlando del suo lavoro in un incontro che vedeva tra gli altri Calvino, Eco, Fo, Tadini. E dalle sue parole, come dall’antologica che Palazzo Forti gli sta dedicando, si desume nel suo lavoro una forte componente scenografica, teatrale. Alberi in gabbia, grandi teche di plexiglas, panchine, pareti intere di interni di pessimo gusto: è una continua sorpresa, fatta di incessanti spiazzamenti, come se davvero si avesse la sensazione di girare tra le quinte di un palcoscenico temporaneo piuttosto che tra gli zoccoli ideali di una mostra di sculture. “Consapevolezza della finzione” che emerge anche dal confronto con il dato della riproduzione: la pera, l’albero fusi in bronzo, o i calchi di corpi interi, divisi, fatti a pezzi.Rispetto alle due vie canoniche della scultura, quella della forma chiusa di Brancusi e della forma aperta di Calder, Cavaliere sembra praticarne una terza, e cioè quella di una forma che si apre senza rinunciare ai vari passaggi plastici. In questo senso basterebbe pensare solo al numero di materiali sperimentati: il ferro, l’alluminio, il cristallo, la ceramica, fino alle stoffe o alla carta da parati, per capire come in lui esistesse una tensione tutta plastica all’evidenza della forma, che non rinuncia però all’illusione dell’ambiente, del percorso, cioè ancora al teatro.


Data inizio: 14-10-2005
Data fine: 29-10-2005
Orario: da Martedì a Domenica 9-19
Luogo: GALLERIA D’ARTE MODERNA “PALAZZO FORTI”
Indirizzo: Corso S. Anastasia (Volto Due Mori 4)
Telefono: 045/8001903/596371
Fax: 045/8003524
powered by social2s