TheSmallUtopiaArsMultiplicata6 luglio - 25 novembre 2012

Miuccia Prada e Fabrizio Bertelli, animati dalla passione per l'arte contemporanea, nel 1993 aprono uno spazio espositivo a Milano in cui presentare mostre dedicate ad artisti di fama internazionale. Nel 1995 costituiscono la Fondazione con la direzione artistica di Germano Celant che dal 2011 si arricchisce

della sede espositiva Veneziana, uno storico palazzo sul Canal Grande, vicino a Ca' Pesaro.

E' in questa sede veneziana (Ca' Corner della Regina, Calle de Ca' Corner, Santa Croce 2215) che la Fondazione Prada ha promosso l'esposizione dal titolo The Small Utopia. Ars Multiplicata, curata da Germano Celant.

 

In mostra opere che vanno dall'inizio del '900 al 1975, di artisti che hanno partecipato alle Avanguardie Russe, a De Stijl, al Bauhaus ma anche a movimenti com il Futurismo, il Surrealismo, il Nouveaux Réalisme, Fluxus, la Pop Art, l'Optical. Li accomuna l'idea utopica di “moltiplicare” e rendere più diffuse e accessibili le opere d'arte, ma anche di stimolare il senso della creatività nella mondo industriale producendo oggetti e capi d'abbigliamento, funzionali e replicabili.

 

Quasi tutte le opere sono disposte in grandi teche trasparenti, quasi merce in vetrina. Ci sono opere di Duchamp, Balla, Depero, Beuys, ma anche libri, riviste, lettere, dischi.

 

La mostra è accompagnata da un catalogo, in inglese e in occasione del cinquantenario del primo festival Fluxus in Europa (1962) Gianni Emilio Simonetti ha curato una programmazione di performance e concerti Fluxus ripetuti con cadenza periodica a partire da settembre.

 

Fluxus è la più piccola tra le piccole utopie del Novecento, ma anche quella che ha avuto i padri più prestigiosi, da Eric Satie a Marcel Duchamp, a Tristan Tzara, a Filippo Tommaso Marinetti, a John Cage. E' stata ed è un'avanguardia di artisti provenienti da ogni angolo del mondo, specialisti nella contraddizione, ma fedeli ad una poetica che ha voluto fare dell'arte un'esperienza all'altezza dei desideri della vita corrente perchè, come sosteneva Duchamp “lo spettatore fa l'opera”. (Mara Vicentini)

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