Silvano Girardello, Autoritratto, 1984

Una settantina i quadri di Silvano Girardello in esposizione al “piano nobile” del Palazzo della Gran Guardia (28 giugno – 16 luglio 2017, orario 10-20, ingresso libero) in occasione dell'antologica dal titolo “Chi viene a giocare con me?”. Organizzata dall'Associazione Culturale Wundercammer e dalla famiglia Girardello la mostra è a cura di Luigi Meneghelli.

 



Dalle iniziali prove che risentono ancora di vaghi echi picassiani alle superfici afflitte da ferite, tagli, solchi sulfurei dei primi anni ‘60, dalla contaminazione ironica di stili, tecniche, linguaggi del periodo Pop all’introduzione di distorte presenze oniriche e fantastiche, un po’ come nelle immagini fintamente ingenue, quasi popolari e “da baraccone” degli inglesi Hockney o Hamilton.

 

“C’è chi, in presa diretta con la realtà, inserisce una pera e una mela in un quadro e realizza una natura morta. Ma c’è anche chi ripensa a tutti i quadri realizzati dai pittori su quel motivo e tenta di reinventare uno spazio nuovo dove inserirlo e mutarne il senso e il significato”. È una delle tante annotazioni “a margine” con cui Silvano Girardello (Giacciano, Rovigo, 1928 – Verona, 2016) riempie i fogli che fanno da progettazione e riflessione per l’opera a venire. Ma è una frase che sembra concentrare in sè tutti i metodi e le ragioni del suo fare artistico. Egli sa che non si possono inventare forme, perché le forme fanno parte del mondo delle idee. Ma sa anche che si possono inventare nuovi modi di vedere le forme, proporre varianti ai miti, alle leggende, alle stanze del Museo. Non si tratta mai di “d’après”, quanto di rielaborazioni e reinterpretazioni di capolavori che sono entrati nell’immaginario popolare.



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