Gino_Severini_-_Ritmo_plastico_del_14_luglio1) “Gino Severini 1883-1966”  - 17 settembre 2011 - 8 gennaio 2012

Il progetto espositivo, a cura di Gabriella Belli e Daniela Fonti, ha avuto una significativa anticipazione tra aprile e luglio 2011 al Musée de l’Orangerie di Parigi con la rassegna intitolata “Gino Severini (1883 – 1966), futuriste et néoclassique”,
La mostra ricostruisce l’itinerario artistico di Severini attraverso una selezione di circa ottanta opere, provenienti dalle più importanti collezioni pubbliche e private italiane e internazionali. Protagonista del movimento futurista, Gino Severini svolse un ruolo fondamentale come punto di contatto tra l’arte italiana e francese nel periodo delle avanguardie e, successivamente, del ritorno al classico.


Nato a Cortona nel 1883, dopo gli anni trascorsi presso lo studio di Giacomo Balla a Roma, Severini compie la sua formazione tra l’Italia e la Francia, dove si trasferisce nel 1906. La ricerca divisionista, che si fonde con l’influenza del pointillisme, è alla base della sua originale interpretazione del futurismo. Il linguaggio dell’avanguardia italiana si incrocia a sua volta in maniera determinante con le suggestioni del cubismo e dell’orfismo.

A partire dalla metà degli anni Dieci, Severini è tra i protagonisti della stagione del “ritorno all’ordine”, di cui pone le basi con la straordinaria Maternità del 1916, cronologicamente vicina alle opere di Picasso nell’anticipare la tendenza di un nuovo classicismo che toccherà tutta l’Europa.

I legami con la Francia sono presenti costantemente durante tutta la carriera dell’artista, a partire dal testo “Du Cubisme au classicisme. Estetique du compas et du nombre”, pubblicato a Parigi nel 1921, fino alla sua vicinanza, negli anni Trenta, al gruppo "Les Italiens de Paris".

 

2) "Diango Hernández. Living Rooms, a Survey" - 19 novembre 2011 - 26 febbraio 2012

 Diango Hernández nasce nel 1970 a Sancti Spíritus nell’isola di Cuba, e vive a Düsseldorf dopo una formazione culturale e professionale che dal suo paese natale lo ha portato per qualche anno anche in Trentino. Questa mostra è la prima retrospettiva mondiale dedicata al suo lavoro, dopo numerosi riconoscimenti internazionali: le acquisizioni da parte di collezioni pubbliche prestigiose come il MoMA di New York, e le partecipazioni alla Biennale di Venezia del 2005, a quelle di San Paolo e Sydney nel 2006, a quella di Liverpool nel 2010, e, nello stesso anno, alla Triennale Kleinplastik di Fellbach.

Uno dei temi centrali della sua ricerca artistica è la riflessione sulle traumatiche e spesso incomplete, transizioni della società cubana: l’eredità dolorosa dello schiavismo, le contraddizioni della decolonizzazione e della rivoluzione castrista; la ricerca di un nuovo “futuro possibile” dopo il crollo dell’Unione Sovietica.

Un altro tema ricorrente in queste opere riguarda la sfera personale dell’artista. Hernández lavora, infatti,“scavando” sul proprio vissuto e sul proprio bagaglio di relazioni, che intreccia e mette in connessione costantemente con riflessioni più ampie sul sociale e sulla politica.

Mostra a cura di Yilmaz Dziewior

 

3) "Carlo Valsecchi. San Luis" - 19 novembre 2011 - 26 febbraio 2012

Carlo Valsecchi (Brescia 1965), tra i maggiori fotografi italiani, ha concepito questa serie come “una sorta di Land Art”: 36 grandi opere fotografiche realizzate tra il 2007 e il 2008 in alcuni dei luoghi più sperduti dell’Argentina sono stati il punto di arrivo di un intenso lavoro di ricerca e analisi sui segni, tracce, spostamenti minimi generati dal passaggio umano e animale in un territorio sconfinato.

In "San Luis" si vedono campi arati, oppure spazi aperti mai toccati da mano umana; rettilinei stradali, o lunghissimi canali di irrigazione. In tutti questi casi Valsecchi mostra di voler indagare il rapporto tra spazio mentale e spazio fisico. Un tema, questo, centrale nella ricerca dell’artista, anche in lavori che hanno per soggetto scenari di tipo industriale e architettonico/urbano.

Mostra a cura di Gabriella Belli

 

4) "Donazione Bentivoglio" - 19 novembre 2011 - 22 gennaio 2012

All’inizio degli anni Settanta la presenza femminile nel panorama dell’arte era davvero sconfortante. Non per qualità delle opere, ma per consistenza del numero di artiste e per una seria difficoltà di accesso alle esposizioni, alla critica e al mercato.
A quarant’anni di distanza la situazione è radicalmente cambiata, anche in Italia. Una parte del merito spetta sicuramente a Mirella Bentivoglio.


Artista, poetessa e performer di calibro internazionale, Bentivoglio si occupa di poesia visiva a partire dagli anni Sessanta. Come curatrice, ha svolto un ruolo cruciale nell’emancipazione delle donne dai contesti da lei stessa definiti “mostre-ghetto”. Questo a partire dall’Esposizione Internazionale di Operatrici Visuali, affidatale da Ugo Carrega al Centro Tool di Milano nel 1972, e soprattutto in “Materializzazione del linguaggio”, alla Biennale di Venezia del 1978.
Nel corso della sua multiforme attività, è riuscita non solo a valorizzare i lavori di moltissime poetesse-artiste, ma anche a raccogliere una collezione di grande forza e originalità, che offre un panorama completo di tutta l’arte verbovisiva femminile dagli anni Sessanta ai giorni nostri.

A cura di Mirella Bentivoglio. Direzione scientifica di Gabriella Belli con la collaborazione di Daniela Ferrari

 

ulteriori informazioni: Museo Mart


 

 

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