Anna_Maria_Maiolino_Entrevidas_Between_Lives_dalla_serie_Photopoemaction_pp17 aprile - 12 giugno 2016, Padiglione d'Arte Contemporanea di Ferrara Artiste dall'America Latina, un percorso di ricerca ed esplorazione della creatività femminile internazionale.
 
Da sempre attenta al rapporto fra arte e la società contemporanea, la Biennale Donna intende concentrarsi sulle questioni socioculturali, identitarie e geopolitiche che
influenzano i contributi estetici dell'odierno panorama delle donne artiste. In tale direzione, la rassegna di quest'anno dal titolo "Silencio Vivo" ha scelto di spostare il proprio baricentro sulla multiforme creatività latinoamericana, portando a Ferrara alcune delle voci che meglio rappresentano questa eccezionale pluralità espressiva: Anna Maria Maiolino (Italia- Brasile, 1942), Teresa Margolles (Messico, 1963), Ana Mendieta (Cuba 1948 – Stati Uniti 1985) e Amalia Pica (Argentina, 1978).

Ana Mendieta, una delle più incisive figure di questo vasto panorama artistico, è presente con un nucleo di opere che ne esaltano l'inconfondibile impronta sperimentale, dalle note Siluetas alla documentazione fotografica delle potenti azioni performative risalenti agli anni '70 e primi '80. Al centro, l'intreccio di temi a lei sempre cari, quali la costante ricerca del contatto e il dialogo con la natura, il rimando a pratiche rituali cubane, l'utilizzo del sangue – al contempo denuncia della violenza, ma anche allegoria del perenne binomio vita/morte – o l'utilizzo del corpo come contenitore dell'energia universale.
 
Il corpo come veicolo espressivo è una caratteristica riconducibile anche ai primi lavori della poliedrica Anna Maria Maiolino, di origine italiana ma trasferitasi in Brasile nel 1960, agli albori della dittatura. L'esperienza del regime dittatoriale in Brasile l'hanno influenzata profondamente, spingendola a riflettere su concetti quali la percezione di pericolo, il senso di alienazione, l'identità di emigrante e l'immaginario quotidiano femminile. In mostra è presente una selezione di lavori che ne confermano la grande versatilità, dalle sue celebri opere degli anni '70 e '80 – documentazioni fotografiche che lei definisce "photopoemaction", di chiara matrice performativa – alle sue recenti sculture e installazioni in ceramica.
 
Di simile potenza suggestiva, ma con una particolare attitudine al crudo realismo, la poetica di Teresa Margolles testimonia le complessità della società messicana, ormai
sgretolata dalle allarmanti proporzioni di un crimine organizzato che sta lacerando l'intero paese e soprattutto Ciudad Juarez, considerata uno dei luoghi più pericolosi al
mondo. Con una grammatica stilistica minimalista, ma d'impatto quasi prepotente sul piano concettuale, i lavori della Margolles affrontano i tabù della morte e della violenza,
indagati anche in relazione alle disuguaglianze sociali ed economiche presenti attualmente in Messico.
 
Il percorso della mostra si chiude poi con la ricerca di Amalia Pica, grande protagonista dell'emergente scena argentina. Utilizzando un ampio spettro di media – il disegno, la
scultura, la performance, la fotografia e il video – l'artista si sofferma sui limiti e le varie declinazioni del linguaggio, esaltando il valore della comunicazione, come fondamentale esperienza collettiva. Ispirandosi ad alcune tecnologie trasmissive del passato, mescolate a rimandi del periodo adolescenziale, Amalia Pica sorprende con interventi dal chiaro aspetto ludico, che invitano gli stessi visitatori a interagire fra loro, sperimentando varie e ironiche possibilità di dialogo.
 
La mostra, organizzata dal Comitato Biennale Donna dell'UDI (composto da Lola G. Bonora, Anna Maria Fioravanti Baraldi, Silvia Cirelli, Anna Quarzi, Ansalda Siroli, Dida
Spano, Antonia Trasforini, Liviana Zagagnoni) e dalle Gallerie d'Arte Moderna e Contemporanea, è curata da Lola G. Bonora e Silvia Cirelli, ed è sostenuta dal Comune
di Ferrara e dalla Regione Emilia-Romagna. Catalogo bilingue italiano e inglese con le riproduzioni di tutte le opere esposte e apparati biografici, unitamente a contributi critici di Lola G. Bonora e Silvia Cirelli.
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