martedì 16 dicembre 2008 ore 20,45
(repliche tutte le sere fino a sabato 20 dicembre. L’ultima replica, domenica 21 dicembre, sarà invece alle ore 16)giovedì 18 dicembre 2008 i due protagonisti incontrano il pubblico.
Il Grande Teatro, rassegna organizzata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Verona in collaborazione col Teatro Stabile di Verona, propone lo spettacolo "Peccato che sia una sgualdrina" di John Ford, prodotto da Teatro Stabile del Veneto, dal Teatro Biondo - Stabile di Palermo e dal Teatro Stabile di Verona in collaborazione con l’Olimpico di Vicenza, che ha tra gli interpreti Gaia Aprea, Max Malatesta, Alvia Reale, Stefano Scandaletti, Enzo Turrin e Anita Bartolucci.
Si tratta forse dell'opera più nota, sicuramente la più rappresentata, del drammaturgo elisabettiano John Ford (1584 - 1640 circa) nell’edizione curata da Luca De Fusco con la “bella e ficcante traduzione di Enrico Groppali” come ha scritto Maria Grazia De Gregori nella sua recensione dopo l’applaudito debutto dello spettacolo due mesi fa: «una sacra e, al tempo stesso, blasfema rappresentazione il cui composto svolgersi – sono sempre parole della Gregori – viene rotto, sconciato con violenza dall’incalzare impietoso degli avvenimenti. La scenografia di Antonio Fiorentino esalta e movimenta, nella riproposizione della scena elisabettiana a due piani, l’andamento a scatti, ora ricco di movimento ora legato a una drammatica fissità che sono – conclude il critico – i due estremi ai quali riconduce questo spettacolo».
Peccato che sia una sgualdrina (scritta intorno al 1630) è un dramma a forti tinte, una tragedia dove alla fine muoiono quasi tutti di morte violenta in una catarsi che assomiglia molto a un’ecatombe. Ma soprattutto è una grande storia d’amore.
La vicenda si svolge a Parma: Annabella, affascinante fanciulla della buona società, destinata dal padre ad andare in sposa al nobile Soranzo, è legata da una folle, travolgente passione al fratello Giovanni. La storia, nelle sue linee generali, ricorda molto l’impossibile, fatale amore di Romeo e Giulietta ma qui, anziché la lotta tra due famiglie rivali, l’ostacolo è l’incesto che non ammette soluzioni. La passione tra i due giovani – travolgente, drammatica, ineludibile – fa sì che l’incesto si consumi e Annabella rimanga incinta. A questo punto le analogie con la tragedia shakespeariana continuano con l’entrata in scena di due personaggi: il frate e la “balia” (qui governante dei due fratelli) che, unici a essere informati dei fatti, giocano entrambi un ruolo determinante nello svolgersi dell’azione. La poesia del testo (che fondamentalmente è la poesia dell’amore giovane, impetuoso e sconsiderato) conferisce al drammone di Ford grande e profonda umanità. In questo modo una sorta di aurea isola i due protagonisti dalla grettezza del contesto sociale a cui viene contrapposta la sostanziale purezza della loro passione.
«Il mondo che circonda Annabella e Giovanni – ha sottolineato un critico – si riflette nella sua stessa struttura. È un mondo corrotto che si duplica o triplica nei destini possibili pensati per i protagonisti, fino a quando tutto non si conclude nel sacrificio della giovane Annabella. Peccato che sia una sgualdrina è un esempio di teatro della crudeltà, affascinante, amorale quanto basta per non giudicare, se non come tragica fatalità, l’incesto tra i due fratelli».
Gaia Aprea, attrice che il pubblico veronese ha avuto modo di conoscere e di applaudire, sia nel Grande Teatro sia durante il Festival shakespeariano al Teatro Romano, è la bella e infelice protagonista, mentre Stefano Scandaletti, una “new entry” assoluta, è Giovanni. In scena anche un attore che proprio a Verona, con la regia di Maurizio Scaparro, ha avuto il suo debutto nei panni di Romeo: Max Malatesta, qui nelle vesti di Soranzo. Accanto a loro altri nomi noti al pubblico scaligero: da Alvia Reale (Ippolita) a Enzo Turrin (Vasques), da Anita Bartolucci (Putana) a Piergiorgio Fasolo (il cardinale).
Il regista Luca de Fusco definisce questo spettacolo una “storia di formazione”, una vicenda in cui «i protagonisti diventano adulti nel corso della storia, ma la loro crescita finisce col coincidere con la loro morte. Ed è dunque questa – prosegue – la più nera, inquietante ed erotica tra le storie di formazione».
Giovedì 18 dicembre nel foyer del Teatro Nuovo alle ore 17 i due protagonisti Gaia Aprea e Stefano Scandaletti incontreranno il pubblico. L’ingresso è libero.
Servizio biglietteria al Teatro Nuovo (tel. 0458006100). Biglietti anche tramite circuito UNITICKET (numero verde sportelli Unicredit Banca abilitati 800323285), CALL CENTER (tel. 848002008) e BOX OFFICE, via Pallone12/a, tel. 0458011154. Biglietti on line su www.comune.verona.it e su www.geticket.it. Prezzi da 25 a 9 euro.
nella foto una scena dello spettacolo PECCATO CHE SIA UNA SGUALDRINA
foto Antonella Anti
Data inizio: 15-12-2008
Data fine: 21-12-2008