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11 agosto 2011 - Teatro Laboratorio all'Arsenale. Aperitivo poetico-musicale: "Gioia di Giocasta" di e con Chiara Poltronieri (voce narrante), Claudia Bidoli (canto), Elena Terragnoli (flauto). Inserti multimediali Stefania Tramarin. Reading poetico, rivisitazione del mito di Edipo e Giocasta. Seguirà un momento conviviale. Ingresso euro 6,00 info 045/8031321 – 3466319280 www.teatroscientifico.com evento anche in caso di pioggia.

Una leonessa, dal bellissimo viso di donna e dalle ali color arcobaleno, scende nel giardino della reggia di Tebe per bere alla fontana. Dalla sua bocca esce un canto melodioso mai udito prima che incanta la regina. Inizia così l'amicizia segreta tra Giocasta e la Sfinge. Il mostro cerca di capire dalla donna l'unica cosa che la sua sapienza ignora: cos'è attendere un figlio, partorirlo, vederlo nato, diventare due. La regina, invece, cerca conforto negli indizi che la Sfinge può fornirle sul figlio che sta per tornare perché vive nel terrore di non riconoscerlo. Giocasta aspetta Edipo da quando le è stato strappato alla nascita e ha consumato la sua lunga attesa tessendo. Nel gineceo della reggia, Giocasta ha cercato di capire le vicende atroci che la attorniano, ricostruendole al telaio e rendendone visibili, con i fili colorati, i dettagli. Giocasta si misura, si identifica con Semele, madre di Dioniso, che non ha fatto in tempo a vederlo nato e per questo resta ad occhi aperti anche nell'Oltretomba, con Antiope alla quale vengono strappati i figli gemelli appena nati per esporli, come Edipo, sul monte Citerone, con Niobe che perde in un solo momento tutti i frutti della sua lunga maternità, con Autonoe dal figlio sbranato dai suoi cani, con Ino suicida. Nei suoi sogni Giocasta è tormentata soprattutto dalla sorte di Agave, assassina del figlio Penteo, scambiato per un cucciolo di leone. Continua Giocasta a interrogare i racconti perché i racconti sono vivi e perché sa di essere avvolta nella rete invisibile di madri e figli accecati, straziati, annientati.

È consapevole fin dall'inizio che il suo destino è dionisiaco, ma la tessitura, meditazione delle mani e del cuore, non le svela il senso delle vicende che la circondano, non dirada il mistero.

Così Giocasta, baccante di domande, orecchio aperto ad ogni grido e al silenzio di Dioniso, si prepara a bere la sua gioia e a scorrere.

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