
Università degli Studi di Napoli
Palazzo della Gran Guardia
Piazza Bra, Verona
Sala Conferenze
Terzo incontro del ciclo di conferenze promosse dal Comune di Verona, Cultura, Direzione Musei d’Arte e Monumenti e dall’Università degli Studi di
Verona, Facoltà di Lettere, Corso di Laurea in Beni Culturali. L’iniziativa si avvale del supporto del Centro Iniziative Educazione Artistica e della collaborazione degli Amici di Castelvecchio e dei
Civici Musei d’Arte di Verona.
Il programma, particolarmente ricco, propone l’intervento di specialisti legati a diverse istituzioni nell’ambito della conservazione e della valorizzazione dei beni culturali su varie tematiche di storia
e critica d’arte, di museologia. Si consolida così ulteriormente il rapporto con l’Università di Verona e in particolare con gli studenti che frequentano numerosi gli appuntamenti annuali.
Il terzo incontro accoglie la lezione di Tomaso Montanari sul tema La libertà di Bernini. La conferenza vuole proporsi come una confutazione di questa affermazione: «Si può dire, del
resto, che due siano gli aspetti fondamentali del Seicento: uno rivolto al futuro, l’altro intento al presente. Uno per così dire rivoluzionario, l’altro conservatore. Da una parte troviamo Caravaggio,
dall’altra Bernini e Pietro da Cortona». È una frase tratta dal libro di fondazione dell'attuale stagione di studi sul Seicento artistico italiano, il bellissimo e giustamente influente Pietro da
Cortona, o della pittura barocca pubblicato da Giuliano Briganti nel 1962. La vera distinzione a cui Briganti alludeva era quella tra il Barocco di Bernini e la modernità: sulla scorta delle intuizioni di
Roberto Longhi, Caravaggio è visto come il padre del moderno, il rivoluzionario la cui pittura porta diritto a Manet, attraverso Velázquez. Una conseguenza paradossale di questa visione (non solo
piena di fascino, ma probabilmente esatta) è che da una parte si è come rimosso il ruolo di Caravaggio nello sviluppo dell’arte del suo tempo storico, dall’altra si è negato il contributo di
Bernini, e del Barocco in generale, alla genesi del moderno: salvo finire oggi per recuperarlo – attraverso vie metafisiche, più che storiche – nell’assai dubbia chiave del neobarocco. Ma non si
tratta di un problema della tradizione longhiana, o italiana (lo stesso Wittkower non cita mai Caravaggio, quando ricostruisce la genesi delle conquiste di Bernini), né di una posizione
superata: a tutt’oggi non esiste un solo articolo scientifico serio che si occupi approfonditamente dei rapporti tra Bernini e Caravaggio. È venuto il tempo di porsi questo problema: quello della
Le conferenze proseguiranno con il seguente calendario