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Pietro Barzisa o il cinema a Verona. Il professore ci ha lasciato in questi giorni a 92 anni. Nel ricordarne la figura entusiasta e innamorata, il quotidiano "L'Arena" ha ripreso parte di una sua lunga intervista rilasciata nel mese di marzo a VeronaLive. Noi vi riproponiamo la versione integrale.

 

L'inchiesta di VeronaLive sull'associazionismo veronese giunge al suo quinto appuntamento, dedicato una realtà storica – e forse non abbastanza conosciuta nella nostra città. Attivo da 67 anni, il Circolo del Cinema di Verona si è da sempre impegnato per conservare e promuovere i valori etici, critici ed estetici della cultura cinematografica. Abbiamo incontrato il suo presidente e fondatore, Pietro Barzisa, che ci ha raccontato la sua lunga esperienza nella città scaligera, offrendoci soprattutto una viva testimonianza dei valori che l'hanno resa possibile.

Il Circolo del Cinema di Verona nasce per iniziativa sua e di un gruppo di amici nel 1947. Ci può raccontare qualcosa in più di quegli inizi? Chi eravate e che aria si respirava negli ambienti culturali del periodo?

Il Circolo del Cinema di Verona nasce sulla scia della Liberazione. Uscivamo dalla guerra. Verona era ancora semidistrutta. Vivevamo con le tessere annonarie, con l'elettricità razionata. Per fare le prime proiezioni del Circolo, io dovevo chiedere l'autorizzazione al prefetto, che mi dava il permesso per utilizzare la corrente elettrica. In quell'atmosfera nacque il Circolo del Cinema, formato da giovani i quali avevano il desiderio e l'entusiasmo di vedere tutta quella parte del cinema che durante la guerra ci era stata sottratta. Perché vivendo nel Nord Italia, non c'era possibilità di vedere i film americani, per esempio... per non parlare di quelli russi! E noi siamo andati a recuperare tutto quel materiale. Oggi il Circolo del Cinema porta ancora con sé quella idealità, che non è mai venuta meno: come il concetto di libertà, cioè l'idea di essere liberi e di non dipendere da nessuno. Questo ha un prezzo, ovviamente: perché non è facile essere liberi. C'è sempre qualche forza che tende a strumentalizzarti. Però noi abbiamo preso questa decisione: ne paghiamo il prezzo, ma vogliamo essere liberi!

Oggi, il Circolo del Cinema ha raggiunto il suo 67° anno di attività. Come è cambiato il mondo in cui lavorate e il vostro modo di confrontarvi con esso?

Noi del cinema abbiamo sempre avuto una sola concezione: di quel cinema intelligente, fatto di idee, che quando lo spettatore (o il socio, nel nostro caso) lo ha visto, ne esce arricchito. Perché i nostri sono sempre film di valore, e soprattutto film d'autore: non sono mai quei prodotti para-commerciali, furbeschi, che spesso si trovano in circolazione! Molti di questi film non arrivano nemmeno all'Oscar. Perché – sia detto per inciso – l'Oscar per me è un premio commerciale, non è un premio intellettuale. Diventa tale solo per i film americani, ma per quelli non americani gioca soprattutto l'economia... È morto da pochi giorni un grande (anzi grandissimo!) regista francese: Alain Resnais. E questo signore non ha mai ricevuto un Oscar (credo solo per un piccolo documentario agli inizi...) [ndr: Oscar al miglior Cortometraggio a due bobine, 1949]. Il Circolo del Cinema ha tenuto fede a questi principi, e li sta mantenendo tuttora. Le sue programmazioni sono sempre definite con attenzione, e accompagnate da una nostra pubblicazione. Si tratta di un giornalino mensile, «Filmese», che arriva a casa di tutti i soci, con vari articoli dai nostri corrispondenti ai grandi Festival (Cannes, Venezia, Locarno...), ma anche parecchie pagine di recensioni per i film della nostra Rassegna. In tutti questi anni non abbiamo mai tradito l'origine. E così sarà ancora, almeno finché sarò io il presidente.

Ma ci sono anche stati dei momenti di difficoltà...

Sempre. Perché dove non c'è la Partita IVA, dove non c'è l'impresa e il guadagno, i problemi ci saranno sempre! E poi Verona in questo settore è davvero ricchissima di iniziative, e non è facile per noi trovare nuovi soci. Anche perché al Circolo del Cinema non si fanno semplici abbonamenti o biglietti alla cassa: il socio è SOCIO. È una cosa complessa, che richiede un impegno serio: una persona deve fare delle scelte responsabili!

Il Circolo del Cinema è da sempre una realtà "nomade", priva di una sua sala di proiezione e quindi in perpetuo movimento attraverso vari spazi veronesi. Come siete riusciti a sopravvivere in questa condizione di continua instabilità, e dove, eventualmente, siete riusciti a farne un punto di forza?

Anche questa è una dimostrazione dei nostri problemi. Fin dall'inizio, non abbiamo mai voluto fare i cinematografari, con un luogo in cui proiettare i nostri film in certi giorni, e negli altri quelli per "fare commercio". Noi abbiamo privilegiato le riviste, i libri e i documenti. E questa è la ricchezza del Circolo. Noi non abbiamo cercato i mattoni. Forse, a distanza, abbiamo sbagliato, vivendo per decenni attraverso varie sale "industriali". E adesso, che ormai sono quasi tutte chiuse, proiettiamo i nostri film al cinema Kappadue.

Ma i risultati positivi di questa scelta si possono constatare nella vostra splendida sede, in Via della Valverde al numero 32.

Abbiamo scelto la sede, invece della sala! Ed è una sede di tutto rispetto. Essendo nati nel '47, per esempio, abbiamo fatto in tempo a raccogliere libri e riviste anche del periodo fascista. Abbiamo materiale davvero prezioso, di grande valore documentario. Utile e liberamente consultabile per i nostri soci e per i laureandi, oltre che per chi vuole fare ricerca o documentarsi sulla storia del cinema.

Quale accoglienza hanno ricevuto e ricevono le vostre iniziative presso la cittadinanza?

Al riguardo le posso dire una cosa. In questi 67 anni di attività (e a parte i primi anni, in cui c'era tutta un'altra atmosfera) non ho esattamente capito le scelte culturali di Verona. Quel poco che posso capire, mi spaventa! Quindi mi è difficile dare un giudizio su quale sia stata la risposta della città. Perché Verona è una città molto distratta, con tanti avvenimenti, con tante iniziative (lirica, teatro, musica, fiere, gare podistiche, carnevali, etc.). Il tutto, messo assieme, crea una distrazione che può far perdere di vista i riferimenti culturali di iniziative di nicchia.

Nella vostra lunga storia, avete avuto particolari occasioni di contatto o di collaborazione con altre realtà associative?

Di collaborazioni, il Circolo del Cinema è difficile che ne possa avere, a causa della sua stessa natura. Credo che l'unico ente con cui abbiamo collaborato a Verona sia la Società Letteraria, che in un certo senso ci assomiglia (come iniziativa e come spirito). Recentemente abbiamo fatto un incontro con Milo Manara, ospitato proprio da loro. Un esempio di collaborazione reciproca: loro hanno messo a disposizione lo spazio, mentre noi abbiamo organizzato l'incontro.

Parliamo invece del rapporto con il comune e le principali istituzioni. Potete dirvi soddisfatti del loro supporto? Avete mai percepito qualche carenza?

Con le istituzioni non abbiamo nessun rapporto. Se non quando chiediamo qualche contributo. Il circolo non ambisce a fare iniziative che coinvolgano il Comune o la Regione. L'unica collaborazione (se così si può intendere) è quella della nostra biblioteca, che è collegata al Polo bibliotecario regionale.

Come si struttura la 67° rassegna cinematografica cui avete dato avvio lo scorso Ottobre? E più in generale, quali principi guidano la scelta dei titoli in programma ogni anno?

La rassegna dura generalmente otto mesi, da ottobre fino a maggio. Ma è una cosa inesauribile. Perché il cinema non termina mai, non ha una fine. Continua a produrre nuove idee, nuovi autori, nuovi interessi. E la nostra funzione è quella di informare su quanto c'è di meglio sulla distribuzione in Italia. E i film li prendiamo da tante parti: Roma, Milano, Torino... Non abbiamo un solo fornitore, e i titoli provengono da ogni parte del mondo.

Chiudiamo con qualche domanda più tecnica: Qual è la natura della vostra associazione (Fondazione, No Profit, Onlus)?

Siamo un'Associazione di Promozione Sociale riconosciuta dalla Regione. Abbiamo pure il 5 per mille! Ma, come recita il nostro Statuto, la nostra è una «libera associazione civile» (che non ha quindi valore giuridico). Un'associazione «apolitica, apartitica e aconfessionale. Senza alcuno scopo di lucro». Insomma, siamo un'associazione nel suo senso più puro: un gruppo di amici che si riunisce per vedere dei film.

Risulta iscritta al registro provinciale, regionale o nazionale?

Nessun registro. L'unico a cui possiamo dire di essere iscritti è il "grande registro della cultura". Non abbiamo bisogno dell'imprimatur di nessuna istituzione (perché nessuna ha il diritto o il potere per darlo!).

Quanti sono i soci?

È un numero variabile, che cambia di anno in anno. Diciamo che siamo all'incirca in quattrocentocinquanta.

Come reperite in genere le risorse per finanziare i vostri progetti?

Quote sociali. E anche qualche libera donazione.

14 marzo 2014

Simone Rebora

www.circolodelcinema.it

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