Shaban che scappò da Kolkata per andare a morire a Yangon, è l’ultimo progetto realizzato da Giovanni Meloni. Continua il tema dei suoi lunghi viaggi che nell’inverno 2004-2005 lo hanno portato nel sud-est asiatico (Thailandia, Laos, Birmania) e che lo vede impegnato in una riflessione sui linguaggi di culture lontane, ma presenti nel nostro paese, letti attraverso il filtro del magico, con un nuovo linguaggio di rara potenza espressiva.

I suoi viaggi degli ultimi anni (Messico, Vietnam, Brasile) sono stati motivati dal desiderio di avere contatti, conoscere e raccogliere l’autenticità di popolazioni e culture locali per poi rielaborarla e trasferirla nelle sue opere come ci hanno raccontato le mostre “Verba volant”, “Dal ventre del magico”, “Sesto Continente” “Bahia” da lui precedentemente allestite all’ex Arsenale Austriaco.

Armato di fogli e acquerelli “l’artista vagabondo”(come era stato definito da un giornalista di Repubblica durante i giorni della tragedia-Tsunami) riporta suggestioni, piccoli avvenimenti insignificanti, miseria e felicità di quei luoghi.

E’ bene chiarire che esistono i buoni pittori , i cattivi pittori e poi esiste Giovanni Meloni, un artista particolare.

La sua pittura è non solo oggetto di una continua evoluzione stilistica che si dispiega in infinite soluzioni coloristiche e formali ma continua ad alimentarsi di laceranti contraddizioni.

Non ultima quella di sfuggire sempre e costantemente dal compiacimento, dalla gratificazione del riconoscimento, dall’imbellettamento critico.

Al contrario Meloni rema contro, quasi volesse essere dimenticato come i soggetti che tratta, in un atteggiamento al limite dell’autolesionismo.




Data inizio: 15-04-2006
Data fine: 30-04-2006
Orario: dalle 17,00 fino alle 19,30
Luogo: ex Arsenale Militare padiglione 20
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