Palazzo dei Diamanti dedica un’importante retrospettiva al Simbolismo colmando così una lacuna nel panorama espositivo italiano che perdura da quasi quarant’anni. Dal 18 febbraio prossimo, infatti, un centinaio di capolavori provenienti dalle più prestigiose raccolte pubbliche e private di tutto il mondo offriranno al pubblico del nostro paese l’opportunità di rileggere e approfondire la conoscenza di questo affascinante capitolo della storia dell’arte europea.
Il simbolismo è una delle più importanti correnti artistiche della fine del XIX secolo. La sua poetica, alternativa sia alla pittura accademica che alle più avanzate tendenze del realismo e dell’impressionismo, rappresenta un ponte tra l’Ottocento e il Novecento e costituisce una delle premesse fondamentali alle rivoluzioni formali attuate dalle avanguardie ventesimo secolo.
La mostra, organizzata da Ferrara Arte, in collaborazione con la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, è curata da Geneviève Lacambre, conservatrice onoraria del Musée d’Orsay, con la collaborazione di Luisa Capodieci e Dominique Lobstein. Un allestimento cronologico ripercorre i momenti salienti di quella eccezionale stagione artistica, facendola rivivere attraverso alcuni dei suoi temi più ricorrenti: la vita e la morte, lo scorrere del tempo, il sogno e la riflessione, il mistero e i grandi miti.
La prima sezione del percorso è dedicata ai “precursori” del movimento, quegli artisti visionari che, poco dopo la metà dell’Ottocento, anticiparono la sensibilità simbolista creando opere gremite di simboli e raffinate allegorie.
Convinti che la pittura non dovesse limitarsi a fornire una trascrizione della realtà e della natura, essi recuperarono la lezione dei maestri del passato e scelsero di indagare le dimensioni dell’interiorità, dell’immaginazione e del sogno. Tra loro spiccano: Moreau, con la sua la pittura preziosa ed erudita (L’apparizione); Puvis de Chavannes, autore di ieratiche rievocazioni di una perduta età dell’oro (Fanciulle in riva al mare); Böcklin, inventore di atmosfere sospese e romantiche (Sera di primavera); Rossetti, che dipinse fanciulle dalla bellezza ideale (Beata Beatrix); Burne-Jones, le cui ambientazioni in leggendari mondi cavallereschi stregarono il pubblico del tempo (La principessa addormentata); e Rops, ideatore di raffigurazioni ironiche e dissacratorie (La Morte al ballo).
Quando nel 1886, a pochi mesi dalla chiusura dell’ottava e ultima mostra impressionista, il poeta Jean Moréas pubblicò a Parigi il Manifesto del simbolismo, il dibattito su questa “nuova arte” si era ormai diffuso in tutti i campi della creazione estetica diventando, sullo scorcio del secolo, un fenomeno di portata internazionale. Gli artisti protagonisti di questo movimento elessero lorocapiscuola quei geniali pittori della generazione precedente e, ispirandosi a loro, crearono opere d’arte straordinarie
La seconda sezione della mostra presenta i più importanti protagonisti di questa stagione, tra cui: Redon, con le sue meravigliose creazioni sospese tra realtà e fantasia (Sulla coppa, Il carro di Apollo); Gauguin, creatore di un inedito e raffinato primitivismo (Siate misteriose, Conversazione); i Nabis, con la loro pittura fatta di eleganti arabeschi e colori fulgidi; gli artisti della Rosacroce, tra cui Khnopff (Who shall deliver me?, Segreto-Riflesso) e Delville (L’amore delle anime), sacerdoti di un’arte misteriosa e fuori dal tempo; gli animatori delle esposizioni del Groupe des XX e quelli della Libre Esthétique a Bruxelles, che ospitarono anche Rodin (La succube), Klinger (Paure, Filosofo, Cassandra) e Beardsley (Sigfrido, atto II); e, infine, i tedeschi Thoma e Von Stuck (Il peccato), gli artisti dell’Europa dell’Est e Munch (Malinconia), che con i suoi quadri creò uno straordinario diario pittorico delle emozioni umane.
La parte conclusiva della mostra illustra il perdurare dell’estetica simbolista oltre la soglia del Novecento. Accanto ad alcuni celebri maestri italiani, come Previati (Paolo e Francesca), Segantini (L’amore alla fonte della vita) e Pellizza da Volpedo (Lo specchio della vita), in questa sezione sono presenti Kupka e Mondrian (Fiore della passione), con opere del loro primo periodo simbolista, Munch, con due capolavori della maturità che preannunciano l’espressionismo (Ragazze sul ponte, Gelosia II), e, infine, gli artisti gravitanti nell’ambiente della Secessione viennese. Fra questi, List, Hodler (Il sentimento) e Klimt (Le tre età della donna), creatore di meravigliosi dipinti in cui il significato simbolico è affidato alla contrapposizione tra la preziosità delle linee e dei colori ed elementi figurativi di peculiare realismo.
Orario: aperto tutti i giorni, feriali e festivi, lunedì incluso, dalla domenica al giovedì dalle 9.00 alle 20.00; venerdì e sabato dalle 9.00 alle 22.00.
Aperto anche: Pasqua, Lunedì dell’Angelo, 25 aprile e 1 maggio.
Ingresso: intero € 9.00, ridotto € 7.50, scuole € 4.00.
Mostra organizzata in collaborazione da Ferrara Arte e dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma.
Catalogo edito da Ferrara Arte, a cura di Geneviève Lacambre con la collaborazione di Luisa Capodieci e Dominique Lobstein. Testi di Geneviève Lacambre, Dominique Lobstein, Luisa Capodieci, Robert Upstone, Anna Maria Damigella e Barbara Guidi.
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Data inizio: 14-02-2007
Data fine: 20-05-2007
Orario: aperto tutti i giorni, feriali e festivi, lunedì incluso, dalla domenica al giovedì dalle 9.00 alle 20.00; venerdì e sabato dalle
Luogo: Pinacoteca di Palazzo dei Diamanti
Indirizzo: Corso Ercole I d'Este, 21