11 giugno -19 settembre 2010, Museo di Castelvecchio, Sala Boggian e Palazzo Canossa
Il giorno 11 giugno 2010 si è inaugurata a Verona la mostra del pittore Carlo Guarienti, a più di vent’anni di distanza dall’esposizione monografica del suo lavoro tenuta nel 1988 alla Galleria d’arte moderna di Palazzo Forti.
La mostra, promossa dal Comune di Verona - Direzione Musei d’Arte e Monumenti, Assessorato alla Cultura e sostenuta dalla Regione del Veneto e da Fondazione Cariverona, presenta dipinti e sculture eseguiti dall’artista tra il 2004 e il 2010 ed è accompagnata da una straordinaria opera-ambiente realizzata dall’artista in palazzo Canossa, cinquecentesca architettura capitale di Michele Sanmicheli e presente in Sala Boggian tramite un video appositamente realizzato.
Carlo Guarienti, esponente di un’antica famiglia veronese, è il ‘decano’ degli artisti scaligeri, noto in campo nazionale e internazionale per la sua lunga e qualificata ricerca poetica e tecnica in sintonia tanto profonda quanto originale con movimenti fondamentali del Novecento come la Metafisica.
La mostra si articola in due momenti speculari: al Museo di Castelvecchio vengono esposti lavori pittorici e sculture appartenenti all’ultimo periodo della produzione artistica di Carlo Guarienti, tra cui Lo studio del pittore la sera (2009), Lo studio del pittore la mattina (2010), il triplice omaggio di Aspettando Picasso, Aspettando Dürer e Aspettando Godot (2010) e il drammatico Autoritratto con i chiodi (2009).
Il secondo momento è costituito dall’apertura straordinaria degli studi di Palazzo Canossa, dimora dell’artista durante la sua giovinezza. Nelle sale di questa simbolica opera di Sanmicheli, Guarienti dialoga con le antiche decorazioni di Bernardino India e Battista Del Moro, applicando alle pareti tavole mobili realizzate su metallo con la tecnica dell’affresco.
E’ con questo edificio, palazzo Canossa, che Michele Sanmicheli introduce a Verona, sua città natale, la novità del Rinascimento centroitaliano, dando avvio a una trasformazionevdell’architettura, dell’urbanistica, delle fortificazioni che conformerà indelebilmente la struttura e l’immagine urbane. Ma le novità del Cinquecento non finiscono qui, perché l’interno della dimora
signorile è uno dei poli, insieme con la distrutta villa Soranza nel trevigiano, in cui un piccolo gruppo di “creati” veronesi di Sanmicheli elabora un nuovo sistema decorativo, ad affresco che, pur rendendo omaggio alle riscoperte archeologiche della Roma di Raffaello esportate dai suoi allievi, le supera in una chiave monumentale e illusionistica, confrontandosi direttamente con lo
spazio architettonico. Si vuole che proprio qui abbia mosso i primi passi Paolo Caliari, il grande Veronese. E il Settecento non è da meno; infatti Giambattista Tiepolo prima di partire per la Spagna dipinge al piano nobile uno dei suoi più bei soffitti, il Trionfo di Ercole, purtroppo danneggiato durante la guerra. In questo luogo paradigmatico, Guarienti mette in scena il suo “affresco simulato”, creando, nel gioco delle stratificazioni, uno spaesamento suggestivo e trasognato.
I due episodi distinti, ma virtualmente collegati, permettono di immedesimarsi in quel complesso ed articolato racconto esistenziale che è stato il percorso artistico di Guarienti, un percorso aperto e permeabile, in costante dialogo con l’antico e con le grandi figure del passato. L’amico di Goffredo Parise, Federico Fellini, Dino Buzzati, Alberto Savinio e Giorgio De Chirico, pur immerso nelle
atmosfere delle avanguardie novecentesche (la Metafisica e un Surrealismo rivissuto in chiave informale), ha sempre tenuto un rapporto dotto e appassionato con la grande tradizione pittorica. Senza rinunciare al consapevole uso delle tecniche tradizionali, Guarienti è un audace sperimentatore: pittore, scultore, grafico, illustratore, scenografo, non dimentica le sue
esperienze nell’ambito del restauro degli affreschi, dalle quali mutua la tecnica dello strappo basata sull’uso di intonaci scrostati.
Racconti fantastici, surrealismo, ironia, poetica dell’incompiuto: sono questi i tratti più evidenti della poetica pittorica di Guarienti. Le superfici delle tavole, se da una parte presentano un aspetto denso e materico, alludendo a certe ricerche delle avanguardie novecentesche, dall’altra sembrano sgretolarsi sotto l’effetto del tempo, conferendo alle opere un’aura di antichità, che
viene tuttavia negata dall’ironia narrativa dei soggetti.
Le aree pittoriche vengono a costituire degli onirici palinsesti dove le figure, gli schizzi, i dettagli anatomici, le ammiccanti maschere che alludono alla tradizione veronese come quella di Papà del Gnocco, si sovrascrivono gli uni sugli altri, animando una fantasiosa mitologia autobiografica. E’ con questo straordinario avvenimento che il museo si apre alla città, offrendo la possibilità di
fruire di spazi normalmente inaccessibili e impreziositi da interventi artistici di così alto spessore poetico.
Biografia:
Carlo Guarienti, nato il 28 ottobre 1923, trascorre l’infanzia e l’adolescenza tra Verona e Treviso,
sensibile da subito al fascino della storia raccontata dai loro palazzi e monumenti. Laureato in
Medicina, si è dedicato esclusivamente alla pittura a partire dal 1949. Nel 1953, a Roma, presso la
Galleria L'Obelisco, tiene la sua prima mostra personale e sempre nello stesso anno espone a
Parigi, presso la Galleria Weill e a Milano alla Galleria del Naviglio. Dal 1954 I'artista ha
partecipato a numerosissime collettive nelle più importanti gallerie italiane ed estere. Nel 1956 è
invitato alla XXVIII Biennale di Venezia, nel 1957 alla Permanente di Milano e nel 1959 alla VIII
Quadriennale di Roma. Nel 1963 è tra gli artisti selezionati per la Prima Antologica degli artisti
romani che ha luogo a Palazzo delle Esposizioni a Roma. Ha partecipato inoltre alle principali
rassegne internazionali d'arte tra cui la Kunstmesse Art di Basilea. Guarienti sperimenta i più
diversi ambiti, dalla scultura, all’incisione, dal disegno alla realizzazione di scenografie televisive e
di prestigiose illustrazioni editoriali. Nel 1998 ha vinto il Premio Masi e nel 2008 il Premio
Mantegna, prestigiosi riconoscimenti nell’ambito dell’arte e della cultura venete.
La ricerca poetica ed artistica di Carlo Guarienti può essere definita una “conquista che pone alla
base dell’espressione la padronanza della tecnica come somma di esperienze e base di
conoscenza, soprattutto per chi si affida alla memoria e ad un accorto e indipendente lavoro
preliminare (il disegno, il monotipo) per saggiare l’intensità del colore da usare e la resistenza della
cartapesta da ‘perdere’ come cera” (dall’introduzione del catalogo della mostra Carlo Guarienti
faccia a faccia col gran forse di Giuseppe Appella)
Principali mostre personali:
1953 - prima mostra personale alla Galleria L'Obelisco, Roma; Galerie Weill, Parigi; Galleria del
Naviglio, Milano.
1955 - Galleria del Sagittario, Roma.
1956 - Galleria del Cavallino, Venezia.
1958 - nuova mostra personale Galerie Weill, Parigi.
1968 - Galleria del Naviglio, Milano; Galleria Santo Stefano, Venezia; Galleria Toninelli, Roma.
1971 - Galleria La Piramide, Lucca; Galleria Davico, Torino.
1973 - Gallerie, del Naviglio, Milano; Zerbib, Parigi; Forni, Bologna; Claude Jongen, Bruxelles.
1974 - Galerie Zerbib, Parigi; Studio Mataloni, Roma; Galleria Bon Tirer, Milano.
1975 - Gallerie La Tavolozza, Palermo, e Heike Kurtze, Düsseldorf.
1976 - Gallerie del Naviglio, Milano; Dell'Oca, Roma; Forni, Bologna; Claude Jongen, Bruxelles.
1977 - Galerie de Seme, Parigi.
1978 - Galleria del Naviglio di Venezia; Galerie le Point di Montecarlo e Galleria Forni, Amsterdarn.
1979 - Galleria San Marco dei Giustiniani, Genova; Galerie Jan Krugier di Ginevra
1980 - Galerie le Point di Montecarlo e Galerie Lucie Weill di Parigi.
1983 - Galeries Albert Loeb e Lucie Weill di Parigi, Galleria Torbandena di Treviso e di Trieste e
Galleria Metastasio di Prato.
1984 - Palazzo Grassi a Venezia, Galleria il Capricorno di Bormio e Galerie Guimiot, Bruxelles.
1985 - Galleria del Naviglio, Milano; Galleria Consigli Arte, Parma; Centro Culturale Alaska,
Comune di Cortina d'Ampezzo; Galleria 32, 3ø Salone Internazionale dei Mercanti d'Arte Sima,
Venezia; Galleria L'Affresco, FIAC 1985, Parigi; Galleria Forni, Bologna.
1986 - Galleria Giulia, Roma.
2009 - Istituto Italiano di Cultura di Londra.
Principali mostre collettive:
1956 - XXVII Biennale Internazionale d'Arte di Venezia e alla Royal Academy Exhibition di Londra.
1957 - Permanente di Milano.
1959 - Quadriennale di Roma, Biennale Triveneta di Padova, X Esposizione d'Arte Sacra, Novara.
1963 - Prima Antologia degli Artisti Romani, Palazzo delle Esposizioni di Roma.
1973 - Esposizione Itinerante Surrealismo ancora e sempre; Die Internationale Kunstmesse di
Basilea, dove espone successivamente nel 1974, 1975, 1976.
1975-1976 - Fiera dell'Arte di Bologna, Fiera di Düsseldorf, Esposizione Arte Fantastica
organizzata dal Museo d'Arte Moderna di Gallarate.
1977 - partecipa a tre esposizioni a Roma: La Scatola, Galleria Dell'Oca; Cinquepittori, Studio 5;
Surrealismo, Galleria Toninelli e all'Agenzia d'Arte Moderna.
1984 - partecipa alla mostra Art et Architecture, ospitata al Centre George Pompidou, Parigi.
1988 - Palazzo della Permanente, Milano; Museo d'Arte Moderna, Palazzo Forti, Verona;
Villa Medici, Accademia di Francia, Roma; La Parisina 2RC, Roma, Milano, Torino.
1995 - Figure della pittura: arte in Italia 1956-1968, a cura di M. Goldin da Forni Tendenze,
Bologna.
Museo di Castelvecchio
Corso Castelvecchio, 2 – 37121 Verona
Tel. 045 8062611 - Fax 045 8010729
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. www.comune.verona.it
orari:
Museo di Castelvecchio (8,30-19,30 martedì-domenica; 13,30-19,30 lunedì)
Palazzo Canossa (10,00-19,00 martedì-domenica;13,30-19,00 lunedì).
La stanza delle meraviglie (foto: particolare)
Carlo Guarienti a Palazzo Canossa
In questa sala ormai priva della decorazione parietale ad affresco del Cinquecento, Carlo Guarienti ha sentito il bisogno di sfidare i muri nudi «che confinavano con muri dipinti le cui figurazioni erano state anche danneggiate dalla calce ed erano diventate delle straordinarie larve astratte in cui il colore giocava un ruolo appassionante». Ha utilizzato pannelli applicati alle pareti, trattati per ricordare le sofferenze della superficie, perché l’umidità e i suoi affioramenti potessero dialogare con il tempo delle decorazioni del palazzo. «Ma che cosa dipingere?» L’autore si è posto la domanda per scegliere di non sfidare i grandi artisti veronesi del passato: «Non ci sono oggi le possibilità di creare un ciclo; nella città del Morone non c’è attualità in questo senso». Non una gara di bravura, dunque, ma il desiderio di sentirsi nello spirito del luogo chiedendo permesso ai suoi antichi numi tutelari.