E' ancora visitabile, fino al 24 giugno 2012, la mostra Sculture veronesi del Trecento. Restauri presso la chiesa di San Pietro in Monastero in via Garibaldi, 3/a - Verona.
L'esposizione Sculture veronesi del Trecento. Restauri, prende spunto ideale dalla mostra Giotto e il suo tempo tenutasi nel 2001 a Padova e dal progetto, allora avviato dalla Soprintendenza, inteso ad intervenire sulle maggiori opere scultoree in pietra, appartenenti a Verona (chiese di Santa Anastasia, di San Nazaro e Celso e di San Zeno in Oratorio) e al suo territorio, come il gruppo della maestosa Crocifissione di Cellore di Illasi e il trittico di Valeggio sul Mincio.
Ideata dal soprintendente Fabrizio Magani e ora promossa dall'attuale soprintendente Luca Caburlotto, è stata accolta con convinzione e con un significativo sostegno dalla Fondazione Cariverona. La mostra, curata da Anna Malavolta e Fabrizio Pietropoli, riunisce in un compendio scientifico organico un patrimonio che la comunità e gli appassionati potranno apprezzare nella sua complessiva manifestazione e che, grazie al coordinato programma di interventi e alle aggiornate ricerche che il restauro ha reso possibili, viene restituito ad ulteriori avanzamenti di studio, così avvalorandosi in tutto il suo orizzonte l'attività di tutela e di valorizzazione cui sono istituzionalmente preposti il Ministero per i beni e le attività culturali e per esso le soprintendenze.
Oltre ai lavori affidati a specialisti esterni, il laboratorio di restauro della Soprintendenza è direttamente intervenuto con i propri tecnici nel restauro della scultura di San Pietro in cattedra appartenente alla chiesa veronese di Santo Stefano e, per la finalità della mostra, con il recupero conservativo del Redentore e SS. Vescovi Zeno e Annone della parrocchiale di Veronella, quindi con l'esecuzione di indagini ricognitive sulla pregevole Madonna con il Bambino, di proprietà della Fondazione Cariverona collocata nella chiesa di S. Pietro in Monastero, sede della mostra.
La mostra intende presentare ad un più ampio pubblico alcune selezionate testimonianze afferenti al significativo e peculiare capitolo della scultura veronese del Trecento, interessate, in questi ultimi anni, da interventi di manutenzione, restauro e valorizzazione, diretti e seguiti dal periferico Istituto di tutela del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Le opere esposte risultano per lo più poco note, in quanto conservate e dislocate in sedi di difficile accesso o in luoghi decentrati e poco frequentati. La temperie culturale da cui scaturisce la produzione plastica trecentesca coincide con l'affermarsi in Verona della Signoria scaligera e degli Ordini mendicanti. E' la Verona di Cangrande della Scala e di Dante che sta sullo sfondo della fioritura di botteghe di scultori e lapicidi da cui emerge la singolare, vigorosa personalità artistica del cosiddetto "Maestro di Santa Anastasia", identificato da Mellini in Rigino di Enrico. Il carattere altamente "espressionistico" e ricco di "pathos" delle sue creazioni si coglie in mostra con immediatezza nella Crocifissione di Cellore, ricomposta con il gruppo dello Svenimento della Vergine, prestato dal Museo di Castelvecchio. Il mondo medievale delle " sacre rappresentazioni" pare riflettersi nel potente realismo del Maestro di Santa Anastasia, nella coralità dei gruppi delle Crocifissioni (al Museo di Castelvecchio è ospitata quella proveniente dalla chiesa di San Giacomo di Tomba) e dei Compianti (Caprino Veronese e chiesa di San Fermo). In mostra il dramma si stempera in accenti di più pacato lirismo nelle sue due prove giovanili di Veronella e di Riva del Garda. Di altri coevi scultori, attivi nella prima metà del secolo, si possono apprezzare alcune Madonne che offrono emblematiche versioni stilistiche, nella singolare rivisitazione di pregressi stilemi romanici. La chiesa di San Pietro in Monastero della Fondazione Cariverona, sede della mostra, ospita la pregevole scultura della Vergine con il Bambino, che pare un sintomatico esempio dell'incipiente aggiornamento sui moduli del gotico; l'affermarsi della nuova sensibilità si coglie nella ieratica figura del vescovo Donato, riferibile alla mano di Giovanni di Rigino, scultore attestato da opere autografe, al quale generalmente è stata ricondotta la produzione plastica veronese della seconda metà del secolo. Alla forza trasfusa nella pietra dal Maestro di Santa Anastasia subentra una trattazione più blanda ed elegante delle volumetrie e delle superfici, che si traduce nell'assottigliamento di forme slanciate enfatizzate da piatti e spezzati panneggi.
L'intento di valorizzare alcuni testi eloquenti della identità stilistica della scultura veronese si associa alla riflessione sulle problematiche scelte metodologiche adottate nel corso dei lavori , nel rispetto del valore storico rappresentato dalla policromia, sia originaria che storicizzata dai vari interventi di manutenzioni e di ridipinture.
La mostra è aperta dal 4 aprile fino al 24 giugno 2012 dal martedì alla domenica con orario 10 - 18.
L'ingresso e GRATUITO