Dal 21 giugno al 9 settembre 2012 il Palazzo della Gran Guardia di Verona ospita un nuovo grande evento espositivo: "Mirò poesia e luce", una selezione di 80 opere dell'artista catalano, tra cui alcune mai esposte in Italia. All'interno degli spazi espositivi sarà ricostruito anche lo studio d'arte, che l'artista realizzò nel 1956 a Maiorca.
La rassegna, che fino al 10 giugno è stata esposta a Roma, presenterà alcuni tra i capolavori dell'artista tra cui gli olii Donna nella via (1973) e Senza titolo (1978); i bronzi come Donna (1967); gli schizzi, tra cui quello per la decorazione murale per la Harkness Commons-Harvard University, tutti provenienti da Palma di Maiorca, dove la Fundació Pilar i Joan Mirò conserva molte opere dell'artista.Un ruolo particolare spetterà proprio ai bronzi: come tanti artisti come Picasso, Dalì e, in tempi più recenti, Berrocal, anche Mirò scelse infatti fonderie veronesi per la realizzazione delle sue opere. Verona ha infatti una lunga e rinomata tradizione nella fonderia artistica.
JOAN MIRÒ: L'ARTISTA
Mirò è stato uno degli artisti più influenti e celebri del XX secolo. Nato a Barcellona nel 1893, si avvicina ben presto all'arte surrealista e astratta, sviluppando un linguaggio pittorico originale e personalissimo che lo rendono ancora oggi subito identificabile. Le opere di Mirò stupiscono e affascinano sempre per la carica onirica e surreale che affascina e cattura lo spettatore.
"Il quadro deve essere fecondo. Deve far nascere un mondo" (Miró, 1959)
Infanzia e studi
Figlio di un orefice e orologiaio, Joan Miró cominciò a disegnare dall'età di 8 anni. Su consiglio del padre, Miró intraprese studi commerciali ma in parallelo frequentò lezioni private di disegno; dal 1910 al 1911 lavorò come contabile in una drogheria, finché un esaurimento nervoso non lo convinse a dedicarsi all'arte a tempo pieno. Fu il lungo periodo di convalescenza passato nella casa di famiglia a Mont-roig del Camp a consolidare definitivamente la sua vocazione; lo stesso Miró riconobbe in seguito in Montroig e Maiorca i due poli della sua ispirazione.
Tornato a Barcellona nel 1912, frequentò l'Accademia Galí fino al 1915, dopodiché passò al Circolo Artistico di Sant Lluc. Nel 1916 Mirò affittò uno studio ed entrò in contatto con personalità nel mondo dell'arte. Furono questi gli anni in cui Miró scoprì il fauvismo e in cui tenne la sua prima esposizione personale alle Galeries Dalmau (1918).
Il periodo parigino
Attirato dalla comunità artistica che si riuniva a Montparnasse, nel 1920 si stabilì a Parigi, dove conobbe Picasso e il circolo dadaista di Tristan Tzara. Già in questo periodo, in cui disegnava nell'accademia La Grande Chaumière, cominciò a delinearsi il suo stile decisamente originale, influenzato inizialmente dai dadaisti ma in seguito portato verso l'astrazione per l'influsso di poeti e scrittori surrealisti.
Nel 1926 collaborò con Max Ernst per la scenografia di Romeo e Giulietta e realizzò il celebre Nudo. L'anno successivo, dopo la morte del padre, Miró si trasferì alla Cité des Fusains ed ebbe come vicini, oltre ad Ernst, anche Jean Arp e Pierre Bonnard. Sempre a Parigi, nel 1928, la sua esposizione nella galleria Georges Bernheim lo rese famoso.
Il 12 ottobre 1929 Miró sposò Pilar Juncosa a Palma di Maiorca; la coppia ebbe una unica figlia di nome María Dolores (nata il 17 luglio 1931 e morta nel dicembre 2004).
Iniziò in questi anni la sperimentazione artistica di Miró, che si cimentò con le litografie, l'acquaforte e la scultura, nonché con la pittura su carta catramata e vetro.
Con lo scoppio della guerra civile spagnola (1936) tornò a Parigi, dove si dedicò a raccogliere fondi a favore della causa repubblicana, ma fece ritorno in Spagna al momento dell'invasione nazista della Francia. Da questo momento visse stabilmente a Maiorca o a Montroig.
Miró fu uno dei più radicali teorici del surrealismo, al punto che André Breton, fondatore di questa corrente artistica, lo descrisse come "il più surrealista di noi tutti". Tornato nella casa di famiglia, Miró sviluppò uno stile surrealista sempre più marcato; in numerosi scritti e interviste espresse il suo disprezzo per la pittura convenzionale e il desiderio di "ucciderla", "assassinarla" o "stuprarla" [1] per giungere a nuovi mezzi di espressione. La prima monografia su Miró fu pubblicata da Shuzo Takiguchi nel 1940.
Dopo la morte della madre, avvenuta nel 1944, Miró iniziò a dedicarsi a lavori sfuni di ceramica e a sculture di bronzo.
Gli anni della celebrità
Nel 1954 Miró vinse il premio per la grafica alla Biennale di Venezia e nel 1958 il Premio Internazionale Guggenheim. In questi anni fece molti viaggi ed esposizioni negli Stati Uniti.
Fin dal 1956 si stabilì definitivamente a Palma di Maiorca in una casa progettata e costruita dal cognato, cui aggregò in seguito un laboratorio e uno studio di pittura grazie all'aiuto dell'amico Josep Lluís Sert. Al fine di preservare la proprietà così delineatasi, per lui luogo creativo per eccellenza, Miró ne donò parte alla cittadinanza, che nel 1981 vi allestì la Fundació Pilar e Joan Miró.
Già nel 1972, d'altronde, Miró aveva creato la Fundació Joan Miró a Barcellona.
Nel 1978 si dedicò alla scenografia per uno spettacolo teatrale, nonché alla scultura monumentale. Risale a questo periodo la sua celebre scultura Dona i ocell (Donna e uccello), che si trova nel parco Joan Miró a Barcellona.
Gli ultimi anni
Per i riconoscimenti in patria Miró dovette attendere gli anni della vecchiaia e la caduta del franchismo: nel 1978 ricevette la Medalla d'Or de la Generalitat de Catalunya; nel 1979 l'Università di Barcellona gli conferì la laurea honoris causa (l'Università di Harvard aveva già provveduto nel 1968); nel 1980 ricevette la medaglia d'oro delle Belle Arti dal re di Spagna Juan Carlos; nel 1981 fu premiato con la medaglia d'oro di Barcellona.
In età avanzata Miró accelerò il suo lavoro, creando ad esempio centinaia di ceramiche, tra cui il Muro della Luna e il Muro del Sole presso l'edificio dell'UNESCO a Parigi. Si dedicò pure a pitture su vetro per esposizione.
Negli ultimi anni di vita Miró concepì le sue idee più radicali, interessandosi della scultura gassosa e della pittura quadridimensionale.
Joan Miró morì a Maiorca all'età di 90 anni e venne sepolto a Barcellona, nel cimitero di Montjuïc.