Giacomo Leopardi nelle parole di Pietro Citati

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di Il Blog di Mara, 10 anni fa
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http://www.digitaleplay.net/dp/07-giacomo-leopardi-e-la-riflessione-sullesistenza-pietro-citati/ Giacomo Leopardi nasce il 29 giugno 1798 a Recanati, nelle Marche, primogenito del conte Monaldo e della marchesa Adelaide Antici. Nonostante l'appartenenza alla nobiltà terriera, la famiglia versa in cattive condizioni finanziarie, dovute in parte agli sperperi del padre. Uomo di idee arretrate e reazionarie, il conte Monaldo ripone grandi speranze in Giacomo, per cui desidererebbe un futuro nella professione ecclesiastica; la madre, troppo occupata a rimettere in sesto l'economia domestica, si occupa poco della formazione dei propri figli. Situato in uno degli Stati a quei tempi più retrivi d'Italia, lo Stato pontificio, Recanati è un borgo minuscolo e isolato. Leopardi cresce cosi in un ambiente ristretto, immerso in un'atmosfera familiare fredda e indifferente: il suo unico rifugio è la vasta biblioteca paterna, in cui si chiude per anni di studio "matto e disperatissimo". Ancora adolescente, Leopardi si è già costruito una cultura impressionante: padroneggia il latino, il greco e l'ebraico, ha un'ampia conoscenza dei classici, e si cimenta in esercizi di traduzione e nella composizione di opere dotte. Intorno al 1815 l'autore si appassiona a poeti quali Omero, Virgilio e Dante, e comincia a comporre alcuni idilli. Stringe amicizia con lo scrittore Pietro Giordani che diventa sua guida intellettuale e confidente. Sopraffatto dalla sempre più opprimente atmosfera domestica, nel 1819 tenta invano la fuga dalla casa paterna: questo episodio, insieme all'acuirsi della tubercolosi ossea che da sempre lo affligge, lo portano a uno stato di totale prostrazione. In questo periodo si concentra soprattutto sulle speculazioni filosofiche, riversare nello Zibaldone, sorta di diario intellettuale iniziato qualche anno prima; inoltre compone alcune delle sue poesie più celebri, come L'Infinito e Alla luna. Grazie all'accordo con un editore milanese, nel 1825 Leopardi riesce finalmente a ottenere l'indipendenza economica e soggiorna a Milano, Bologna, Pisa e Firenze, dove frequenta assiduamente i salotti letterari e conosce lo scrittore Antonio Ranieri, con cui si trasferisce a Napoli. Qui scrive le sue ultime opere, La Ginestra e Il tramonto della luna: consumato dalla malattia, muore il 14 giugno 1837, all'età di 39 anni.