In linea con la generale tendenza al biologico e all 'ecologia, anche nell’edilizia e nell’urbanistica contemporanee, progettisti, costruttori ed utenti orientano le loro scelte verso questi valori che confluiscono nel concetto di sostenibilità.
Ma cosa significa edificio o città sostenibile? L’abbiamo chiesto all’architetto Mario Veronese, titolare di uno studio di bioedilizia nella nostra città nonché Delegato Provinciale dell’ANAB - Associazione Nazionale Architettura Bioecologica che ha progettato "Proxima" abitazione ecologica e a basso consumo energetico in collaborazione con numerose aziende del settore. E’ possibile visitare l'edificio, costruito nel piazzale della fiera di Verona antistante ai padiglioni in occasione di “Vivi la Casa”, anche durante la manifestazione "Luxury & Yachts" 2007.
C’è un aspetto dell’edilizia e dell’urbanistica contemporanee che giustamente sta guadagnando sempre maggiore importanza presso progettisti, costruttori ed utenti: la sostenibilità.
Costruire, oltre ad essere una delle attività umane più antiche, è anche quella a più alto impatto ambientale; produce infatti un inevitabile consumo di territorio con sottrazione continua di risorse, inquinamento e trasformazione dell’habitat non sempre in modo positivo e reversibile.
E’ un’attività incessante che non si può fermare e se da un lato è giusto continuare a costruire quando questo risponde a legittime richieste espressione di bisogni del vivere contemporaneo, dall’altro lo si deve fare in maniera sempre più misurata, qualificata e rispettosa dell’ambiente e della vita umana.
Questo significa fare in modo che l’attività edilizia, insieme alle altre, garantisca alle generazioni future almeno le opportunità, le risorse, la qualità ambientale che la nostra ha ricevuto dalle generazioni precedenti.
Sostenibilità in edilizia è appunto questo impegno di garanzia, questo dovere etico verso noi ed i nostri figli che dobbiamo cercare di assolvere con ogni mezzo se questa civiltà vuole avere un futuro.
Si possono fare degli esempi per spiegare quali siano le attenzioni che un progettista o un costruttore dovrebbero esercitare per ottenere un edificio sostenibile?
Progettare e costruire un edificio sostenibile è il frutto di una serie articolata di scelte che abbracciano almeno 4 aspetti: biologico, ecologico, sociale ed economico.
Cerco di sintetizzarli in modo più puntuale.
1. Biologico: è l’ambito delle scelte che incidono sulla salubrità degli ambienti; in pratica il progettista deve risolvere il problema di come conseguire le migliori condizioni di benessere e confort degli occupanti sotto ogni profilo (ad esempio: qualità dell’aria interna, tipo di climatizzazione, luminosità degli ambienti, qualità acustica, ergonomia, ecc.);
2. Ecologico: è il campo delle soluzioni che riguardano il corretto rapporto dell’edificio con l’ambiente; queste possono suddividersi a loro volta, per semplicità, in intrinseche (ad esempio: uso di materiali salubri e con un ciclo di vita a basso impatto ambientale) ed estrinseche (ad esempio: controllo della produzione di rifiuti e residui di cantiere, immissione di polveri e rumori nell’ambiente, consumo di energia e risorse durante la costruzione, ecc);
3. Sociale: è la sfera che riguarda l’attenzione agli elementi di qualità culturale di un contesto (storia, caratteri tipici, ecc.) legati a loro volta agli aspetti percettivi dell’architettura (forma, colore, ecc.) nonché a quelli relazionali (partecipazione, inclusione, comunicazione, informazione, ecc.);
4. Economico: è l’ambito delle decisioni che incidono sui “costi” della sostenibilità che di norma non viene valutato limitatamente al solo periodo che si conclude con la realizzazione dell’edificio o l’intervento urbanistico, ma si prolunga nel tempo per calcolare i tempi di ritorno degli investimenti.
Al di là delle questioni di principio, esistono dei motivi che spingono per una rapida applicazione di questi criteri nel corrente modo di progettare e costruire?
A mio avviso ce ne sono almeno due con notevoli implicazioni reciproche. Il primo riguarda l’attuazione della direttiva europea sul rendimento energetico. Forse non è abbastanza risaputo che anche in Italia, come negli altri paesi europei, per tutti i nuovi edifici e in una certa misura anche per quelli soggetti a ristrutturazione, dovrà essere rilasciata la certificazione sul rendimento energetico.
Tale documento, in base a parametri di facile comprensione, attesterà il livello di prestazione energetica che ogni unità immobiliare è in grado di assolvere: in pratica si saprà di tutti gli edifici quanto “consumano” per ogni metroquadrato di superficie (una sorta di consumo al chilometro, se facciamo un confronto con il mondo dell’automobile).
Questo documento sarà obbligatorio e dovrà accompagnare ogni transazione dell’unità immobiliare cui si riferisce (compravendita, locazione, ecc).
Risulta evidente che questa situazione provocherà non pochi riflessi sul mercato immobiliare dal momento che tutto il nuovo patrimonio edilizio, potrà essere messo facilmente a confronto rispetto ad un indicatore così importante come quello del consumo energetico, soprattutto in un momento storico come l’attuale, così difficile per quanto riguarda il vertiginoso aumento dei costi delle fonti energetiche tradizionali.
Il secondo riguarda l’imminente adozione da parte di numerosi comuni ed enti di strumenti urbanistici che premieranno con varie forme di incentivazione chi costruisce ecologicamente.
Infatti edificare in modo sostenibile alle amministrazioni comunali e pubbliche in genere conviene:
- perché crea migliori condizioni di salubrità degli ambienti costruiti individuali e collettivi con riduzione delle patologie edilizie da un lato e riduzione delle cause di malattia dall’altro e di conseguenza minori costi di manutenzione edilizia e di assistenza sanitaria;
- perché salvaguarda l’ambiente (meno spreco di risorse, meno rifiuti, meno inquinamento, ecc.) e comporta quindi minori costi per la comunità per approvvigionamenti, smaltimenti, manutenzioni, ecc.;
- perché, nel caso di opere pubbliche, attraverso progetti condivisi si attenuano i conflitti sociali e si inducono comportamenti virtuosi nei cittadini sviluppando il concetto di appartenenza comune del bene pubblico;
- soprattutto perché significa risolvere in primo luogo il problema energetico riducendo in modo vistoso le voci di costo per la fornitura di servizi (allacciamenti e relative manutenzioni) e per i consumi di climatizzazione delle strutture pubbliche che spesso hanno costi esorbitanti.
In assenza di obblighi normativi a livello nazionale le amministrazioni cercheranno perciò di indirizzare utenti, progettisti ed imprese verso le “buone pratiche” del costruire concedendo varie forme di incentivi: sconti sugli oneri di urbanizzazione, maggiorazioni della volumetria o altro.
In entrambi i casi su descritti, a breve si creeranno quindi condizioni per le quali l’utenza pubblica e privata saranno protagoniste di una crescente richiesta di edifici con caratteristiche di “sostenibilità” e a sempre più basso consumo energetico alla quale progettisti e costruttori potranno rispondere solo modificando ed aggiornando in modo significativo la propria operatività.
Ma se ci saranno degli incentivi le amministrazioni pubbliche ricorreranno a regolamenti, bandi e graduatorie; in pratica come distinguere e misurare la maggiore o minore sostenibilità di un edificio per poter accedere agli incentivi?
In architettura ed urbanistica la sostenibilità è il frutto di scelte tecniche assolutamente misurabili che è giusto e possibile prevedere e controllare.
Per valutare ogni tipo di edificio in chiave eco-sostenibile l’ANAB, l’associazione alla quale appartengo, ha messo a punto uno strumento di facile comprensione la cui conoscenza ed applicazione presenta numerosi vantaggi.
Si tratta di “linee-guida”, da noi denominate SB100, un sistema che consente di definire e valutare preventivamente le caratteristiche di una costruzione esistente o nuova individuando le azioni più opportune per ottenere il livello di qualità e sostenibilità ambientale desiderato.
Il sistema è un elenco ragionato di obiettivi e di azioni necessarie per raggiungerli ma anche una check-list per controllarne l’efficacia.
In pratica il metodo si articola in una prima fase composta da un decalogo, comprensibile a tutti, che indica cosa fare affinché l’intervento edilizio possa raggiungere buoni risultati in termini di sostenibilità ambientale.
In seguito una lista positiva, suddivisa in 100 azioni, indica come fare per raggiungere gli obiettivi fissati nel decalogo iniziale con l’aiuto di una banca dati di riferimenti normativi e bibliografici.
Per ultima una lista di controllo che funziona come un contatore, consente di misurare la qualità sostenibile dell’edificio ovvero di rivedere le scelte progettuali inserendo elementi correttivi nel caso il risultato non sia soddisfacente.
Progettare e costruire in questa nuova ottica, come da lei già premesso, richiede però una specifica formazione; quali sono le opportunità in tal senso messe a punto da ANAB?
ANAB promuove, dalla sua costituzione nel 1989, la cultura etica ed ecologica del progetto di Architettura; con questa finalità propone un’intensa e qualificata attività formativa in Italia: il corso di Architettura Bioecologica ANAB – IBN – SIB che è la più significativa esperienza didattica in questo settore a livello nazionale.
Si tratta di un corso di 180 ore suddiviso in 2 moduli: uno formativo di base e uno in forma di laboratorio progettuale la cui frequenza, unita al superamento di un esame finale, danno la possibilità di conseguire il titolo di Tecnico Bioedile; il corso è attivo nella nostra città dal mese di novembre 2005.
Mara Vicentini
Da un articolo pubblicato su VERONAlive n.35 (aprile-maggio 2006)
Maggiori informazioni
Arch. Mario Veronese
ANAB – Delegazione di Verona
c/o Studio di Bioedilizia
Via Gaetano Trezza, 22 – 37129 Verona
Tel/Fax 045.8007222
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ANAB - sede nazionale
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Tel 02.76390153 - Fax 02.76399798
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http://www.anab.it/
Proxima, casa bioecologica, foto Antonella Anti Studio Click