martedí 16 gennaio ore 20.45

Ottavia Piccolo
PROCESSO A DIO
di Stefano Massini
regia di Sergio Fantoni





Dopo la pausa natalizia martedì 16 gennaio torna al Teatro Camploy alle 20.45 la rassegna L'altro teatro, organizzata dall'Assessorato allo Spettacolo del Comune di Verona in collaborazione con Arteven, ETI e Arcus, e con il sostegno della Regione del Veneto. A inaugurare il 2007 sarà lo spettacolo Processo a Dio del trentaduenne fiorentino Stefano Massini, per la regia di Sergio Fantoni, che vede sulla scena Ottavia Piccolo, Vittorio Viviani e Silvano Piccardi

Un'attrice di assoluto valore come Ottavia Piccolo, un giovane autore, drammaturgo indipendente pluripremiato e già rappresentato diverse volte come Stefano Massini (di cui Ubu Libri ha pubblicato in dicembre la prima raccolta di testi), la regia di Sergio Fantoni e un cast di contorno di tutto rispetto (Olek Mincer, Marco Cacciola e Francesco Zecca), sono i fortunati ingredienti di questa pièce ispirata ad un testo rivelazione e prodotta da La Contemporanea. Al centro dello spettacolo sta la figura di Elga Firsch, attrice di origini ebraiche impersonata da una irriconoscibile Piccolo dai capelli grigi e cortissimi che, miracolosamente scampata alla Shoah, decide provocatoriamente di portare alla sbarra Dio, «colpevole» di aver voltato il suo benevolo sguardo dal genocidio in atto a opera del regime nazista. Accanto a lei si muovono sulla scena Vittorio Viviani, nei panni del rabbino di Francoforte Nachman Bidermann, Francesco Zecca in quelli di Adek Bidermann, figlio del rabbino, Silvano Piccardi e Olek Mincer che impersonano due vecchi di Francoforte mentre Marco Cacciola veste i panni del gerarca delle SS Rudolf W. Reinhard. Dichiara l’autore che da anni teneva “chiusa in qualche cassetto della mente la traccia di un processo a Dio all'indomani della Shoah”, un’idea, o un indizio di storia, impossibile da abbandonare, una scommessa estrema, densa di fascino, assolutamente intrigante. Quel processo, immaginato come una resa dei conti violenta, acuta e drastica, rappresenta “un guardarsi negli occhi fra terra e cielo”. È al regista Sergio Fantoni che si deve la riapertura definitiva di quel cassetto, lo stimolo fortissimo a dar vita teatrale a quegli schizzi provvisori su cui Massini ha lavorato “come forse si lavora ad una statua: sgrossando il blocco di marmo per poi scendere sempre più nel dettaglio, come se il testo esistesse già, laggiù, in fondo al blocco”.

Alla febbre di Elga Firsch, attrice di Francoforte che a tutti i costi vuole Dio alla sbarra, si affiancano il rabbino Nachman difensore di Dio, il giovane Adek smanioso di vendetta, lo Scharführer Reinhard relitto del Reich e i due anziani Solomon e Mordechai, giudici severi di un processo che non può non farsi gara dura, senza esclusione di colpi, combattuta con l'istinto feroce dei sopravvissuti, di chi - marchiato dal lager - brucia per la rabbia di un massacro tanto barbaro quanto assurdo, indecifrabile, insensato. La chiave di questo spettacolo non è il dolore dell'Olocausto, bensì il suo non-senso, quell’insignificante banalità che muove la storia con il tragico sconcerto di chi ne è vittima. Le domande che muovono il testo dal suo interno sono destinate a restare senza risposta: come rispondere a chi chiede quale sia la logica del teatrino del mondo, a chi, vedendo nell’uomo un burattino, voglia sapere chi ne sia il burattinaio? L’autore accetta la difficile sfida di porre la domanda più irresolubile e insoluta della storia dell’umanità: dov’è Dio? E dov’era durante l’olocausto, i campi di sterminio, le torture antisemite perpetrate a Maidenek? Ed estendendo l’arco temporale della storia: dov’era durante l’esodo? O quello spaziale: dov’è mentre il mondo è impestato da violenze, guerre, epidemie? Per Massini la voce di Elga Firsch e la sua terribile accusa contro Dio rappresentano quella dell'umanità intera, di ogni epoca e bandiera, un atto d’accusa espresso già da una battuta del rabbino Nachman: “Il processo a Dio non lo facciamo noi: non si è mai chiuso. Da cinquemila anni”. 

Luci basse e scenografia minimalista fanno da contrappunto alla profondità del testo, il gioco delle luci a illuminare il non senso del dolore e del male oscuro che l’uomo è capace di fare ai suoi simili, aprendo lo scenario a numerosi interrogativi sull’esistenza e sul rapporto col divino, a partire da una di quelle baracche di legno dove molti hanno trovato una morte ingiustificata.

 

Drammaturgo e regista, Stefano Massini ha vinto il maggiore premio italiano per la nuova drammaturgia, il Premio Pier Vittorio Tondelli al Premio Riccione 2005, con L’odore assordante del bianco: il potente bianco del titolo è il tono predominante del manicomio di Saint-Paul-de-Manson, nel sud della Francia, dove fu internato Vincent Van Gogh nel 1889, e numerosi altri premi per giovani autori. La Giuria del Premio Pier Vittorio Tondelli – presieduta da Franco Quadri – ha lodato unanimemente la sua scrittura “chiara, tesa, di rara immediatezza espressiva, che riesce a darci anche visivamente il tormento dei personaggi con forte immediatezza drammatica”. I suoi testi sono tutti incentrati sui temi della solitudine, delle paure, della ricerca di felicità e di un senso della vita, con una particolare passione per la storia e per la rilettura in chiave teatrale di famose biografie di artisti.

 

Ottavia Piccolo ha esordito in teatro a soli dieci anni, nel 1960-61, nel ruolo della bambina cieca, sorda e muta di Anna dei miracoli con Anna Proclemer, regia di Luigi Squarzina. Da allora ha lavorato sia al cinema che a teatro, vestendo i panni di qualunque personaggio, con i massimi registi della scena italiana ed internazionale, da Luchino Visconti a Giorgio Strehler, da Ettore Giannini a Giorgio De Lullo, da Luca Ronconi a Squarzina, da Gabriele Lavia a Peter Ustinov, da Giancarlo Cobelli a Sandro Sequi, da Massimo Castri a  Silvano Piccardi, da Jeròme Savary a Giancarlo Sepe. Ha lavorato con la Compagnia del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia e con il Piccolo Teatro di Milano, inoltre negli anni '90 è stata particolarmente attiva in televisione e ottima doppiatrice per il cinema.

 

Il prossimo appuntamento in programma è previsto il 21 febbraio con Gli uccelli di Aristofane, portato in scena dalla Compagnia Lombardi-Tiezzi, affermatasi a livello europeo già sul finire degli anni '70 e con all’attivo due Premi Ubu per il teatro di ricerca.

 

 

Prezzi: intero 8 €, ridotto 6 €.

 

La rassegna L’altro teatro si avvale anche della collaborazione dell’AMIA. Nelle serate di spettacolo vendita biglietti al Teatro Camploy (tel. 045/8008184-8009549). Prevendita presso gli sportelli di Unicredit Banca (numero verde 800323285) e BOX OFFICE (via Pallone12/a, tel. 899199057).

Informazioni al numero 0458077201, sul sito www.comune.verona.it, e scrivendo a spettacolo@comune.verona.it.


Foto Antonella Anti Studio Click


 

 

 

comunicazione L’ALTROTEATRO

enrico pieruccini e alice castellani, tel. 0458077417

e-mail: estateteatrale@comune.verona.it

 




Data inizio: 11-01-2007
Data fine: 16-01-2007
Link: http://portale.comune.verona.it/bvsm/portal/ep/contentView.do?programPage=%2Fep%2Fprogram%2Ftemplates%2Fcentrodiresponsabilita.jsp&channelId=-9041&programId=10006&contentId=24997&contentType=EDITORIAL
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