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Ritorna il 1° settembre 2011 a Rovereto il Festival "ORIENTE OCCIDENTE" incontro di culture

Sulle rotte di Ulisse - Danze, culture e incroci nel Mediterraneo 

"L'attenzione che il Festival Oriente Occidente quest'anno dedica al Mediterraneo non è un invito a un tipo di riconoscimento capace di mettere ordine a tutte le memorie che oggi si stanno formando, anche grazie ai più recenti movimenti di liberazione verso la democrazia. Si tratta più di una vera e propria programmata esperienza di spaesamento e di abbandono a tutte quelle diverse e nuove misure di mondo che potenzialmente sono racchiuse in ognuna delle performance ospitate dal Mediterraneo" (dal sito www.orienteoccidente.it)

Programma:

Gio 1 set / 2011 / h 17

Primavera araba. Significato e conseguenze geopolitiche di un fenomeno con Alessandro Politi

Rovereto, Sala conferenze del Mart

L'onda che sta sconvolgendo il panorama e gli equilibri del mondo islamico della sponda Sud del Mediterraneo e non solo, a cui si aggiunge il drammatico effetto della guerra in Libia, apre una fase di cambiamento dagli esiti ancora oggi estremamente incerti. Di fronte a uno scenario simile - che comprende anche un caso come quello della Siria, dove il mutamento interno rimette in discussione tutti gli assetti geopolitici regionali - l'Europa, in piena crisi politica ed economica, risulta una grande sconfitta. Ma anche gli Stati Uniti sembrano sempre più in difficoltà, mentre cresce la presenza e l'influenza in tutta l'Africa e, quindi, sul Mar Mediterraneo, di paesi come la Cina.

Gio 1 set / 2011 / h 21

Dibujo en el Aire - Compagnia flamenca de Mercedes Ruiz (Spagna) - prima nazionale

Rovereto, Auditorium Fausto Melotti

Coreografia, direzione artistica e danza Mercedes Ruiz
Luci Manu Llorens
Suono José Amosa
Musiche e direzione musicale Santiago Lara
Chitarra Santiago Lara, guest artist
Voci David Lagos e Londro
Percussioni Perico Navarro
Costumi Fernando Ligero
Prodotto e distribuito da Arte y Movimento Producciones, Daniela Lazary

Dibujo en el aire è diviso come di consueto per uno spettacolo di flamenco in numerose sezioni alternate tra danza, canto e musica (tra cui: De ronda a Graná – Granaina, Azabache – Seguirilla, En torno a ti– Farruca, Oro fino – Caracoles, Moras y flores– Pregones, Solo un camino– Solea por bulería). Le diverse entrate e i colori dei costumi di scena di Mercedes Ruiz sembrano dettare un ordine che nella realtà è solo fittizio, perché qui, alla fine, conta solo l'immaginazione, la pulsione, e la testimonianza di un incontro irripetibile.

Ven 2 set / 2011 / h 17

Immigrazione. Le ragioni della fuga dei giovani dalla sponda Sud con Laura Boldrini

Rovereto, Sala conferenze del Mart

La generazione di piazza Tahrir e chi affronta il mare a bordo dei pescherecci parlano la stessa lingua. Ci raccontano come si trasformano le loro società e dimostrano come in un mondo così connesso ciò che succede lontano da noi si ripercuote in casa nostra. Ma come può l'Italia affrontare questa situazione senza disumanizzare uomini e donne attraverso categorie come "migranti", "irregolari" e "clandestini"? E che cosa è disposta a fare davvero l'Europa rispetto a tutto ciò, sapendo che le ragioni della fuga di questi giovani risiedono nel desiderio di avere un'opportunità di vita, un lavoro, il rispetto della propria dignità di essere umano.

Ven 2 set / 2011 / h 21

Taràn Tarantarte (Italia)

Trento, Teatro Sociale

Coreografia Maristella Martella
Assistente alla coreografia Silvia De Ronzo
Luci Paolo Baldini
Musicisti Cinzia Marzo (voce e tamburello), Giuseppe Presicce (violino)
Videoscenografia Andrea Bernabini
Organizzazione Stefania Cosi
Danzatori Maristella Martella, Silvia De Ronzo, Manuela Rorro, Miriam Costa, Veronica Sforza, Laura De Ronzo, Paola Perrone con la partecipazione di Gilles Coullet

Ispirato alle diverse forme di taranta, Taràn è in primo luogo un viaggio di apprendimento, o di iniziazione a qualsiasi tipo di rinascita. Il sud d'Italia è lo sfondo immaginario di questo incontro: il rito come medicina simbolica a una suggestionata partecipazione.

Fin dalla scena iniziale il lento movimento circolare che lascia in primo piano il canto più che qualsiasi altra cosa, invita a una più pura e devota apertura dei sensi. Le proiezioni di danze su vasi arcaici accompagnate da veloci passaggi di ragni incorniciano gli interpreti in variazioni solistiche anche in linguaggi di movimento contemporanei, e sembrano voler raccontare la pizzicata della taranta come qualcosa che emerge, che sale e si espande, si contagia lentamente all'intero corpo. L'interessante ricerca iconografica alle spalle, dello studioso Antonio Infantino, e i più estemporanei effetti visivi e di montaggio, sono accompagnati anche da un ulteriore piano poetico, quello di una improvvisa voce recitante, per niente didascalica; così come gli interventi sonori, di vasto repertorio popolare, prevedono anche momenti rumoristici e mimetici, assai efficaci per descrivere un tarantolismo del corpo pieno di orrore e magia.

Nella seconda parte dello spettacolo i passi della Pizzica salentina, delle Tammurriate campane, della Tarantella calabrese e del Gargano e i giri vorticosi dello Zar egiziano e delle danze Sufi si accordano a un gesto organizzato molto semplicemente, quasi spontaneo nella sua corsa ritmica. Il morso simbolico della Taranta è al contempo veleno e antidoto della danza sfrenata che provoca: ripetizione ossessiva e frenesia dei passi riconducono lo spettatore meno disincantato a una idea pur immediata di ritualità antica, che difficilmente riuscirà però a liberarsi di tutte le sue più nuove maschere.

Sab 3 set - Dom 4 set / 2011

Stage di flamenco di Mercedes Ruiz con musica dal vivo di Santiago Lara (chitarra)

Rovereto, CID Centro della Danza

livello unico intermedio e avanzato sabato dalle 12 alle 15 domenica dalle 10 alle 13 totale 6 ore

Mercedes Ruiz è la perfetta rappresentante della donna andalusa in cui la forza e la fragilità convivono con l'orgoglio. Il suo stile si basa sulla tradizione più pura ma con una personalità contemporanea. Durante la masterclass, Mercedes Ruiz insegna la Bambera, un ritmo che è parte della Solea, esplorando con tecnica, eleganza, modernità ed energia, la poesia e l'essenza del flamenco tradizionale. La musica di Santiago Lara che accompagna la danzatrice aggiunge colore e intimità allo stage.

Sab 3 set / 2011 / h 17

Primavere, ascoltare il Mediterraneo per scoprire il presente con Elias Khoury

Rovereto, Sala conferenze del Mart

Già nel 2005 in occasione della primavera di Beirut è apparso chiaro il ruolo dei nuovi strumenti di informazione per ridare la parola alla gente e alla voglia di cambiamento. Ne è testimonianza la dichiarazione di Samir Kassir (voce libera del giornalismo arabo e messo a tacere per sempre qualche settimana prima): "... con internet questa storia di proibire è finita. Non si può più vietare nulla".

Oggi a distanza di qualche anno sono i giovani delle città arabe a riprendere e amplificare quel fenomeno, spinti dalla voglia di una vita più dignitosa. A opporsi a loro vecchi regimi che provano a mettere in campo il proprio armamentario, incapace però di fermare, nonostante i molti caduti, l'indignazione e la speranza.

Quello che sta accadendo dall'altra parte del Mediterraneo ha una portata davvero epocale, è la prima rivoluzione del nuovo tempo e per capirla correttamente è necessario abbandonare i nostri tradizionali schemi interpretativi.

Sab 3 set / 2011 / h 21

Les Corbeaux - Centre Chorégraphique National d'Orléans (Francia) - prima nazionale

Rovereto, Auditorium Fausto Melotti

Coreografia e danza Josef Nadj (Francia, Serbia)
Prodotto dal Centre Chorégraphique National d'Orléans con la coproduzione del Théâtre Forum Meyrin (Svizzera) e il sostegno della Scène Nationale d'Orléans
Spettacolo realizzato con il sostegno di FranceDanse 2011 – Foundation Nuovi Mecenati
La performance Les Corbeaux a cui i due ungheresi Josef Nadj e Akosh Szelevényi (sassofonista e polistrumentista) partecipano a pari titolo, nasce prima di tutto da una ricerca minuziosa sulla relazione, né mimetica o didascalica ma congiuntiva e forse addirittura parimente generativa, tra suono e presenza scenica. A partire da alcune iniziali scritture extralinguistiche su di un vetro, forse linee di volo dei corvi, come memoria di una serie di disegni sul tema composti già nel 2008 — perché l'attività pittorica è sempre alla base dell'ispirazione visiva di Nadj — in un ambiente sonoro prevalentemente percussivo, il legame tra i piani sensoriali della performance sembrano inizialmente dialogare.

L'occasione restituita dal titolo riguarda l'osservazione dei corvi nel preciso momento di transizione in cui dal volo l'animale si adagia lentamente sul terreno. Un istante da nulla, sembrerebbe. Ma che implica, invece, un universo di momenti di passaggio, di scritture e di segni che rivelano, a chi sa meglio attendere e osservare, la meccanica vitale di un irripetibile equilibrio: il sogno della permanenza travolto dall'incubo dell'impermanente.

Quando poi da un cono di metallo scende una pioggia di sabbia e con tubi alla mano ne attraversano la corsa facendo risuonare il getto, e poi entrambi ne raccolgono in parte dal cumulo a terra per comporre una sinfonia di suoni tubolari: qui, performer e musicista sembrano davvero coincidere. Il dialogo si trasforma in partecipazione: il tempo dell'azione è generazione di musica, esattamente nell'istante in cui il suono si produce in presenza.

Dom 4 set / 2011

Taranta atelier - Maristella Martella

Rovereto, CID Centro della Danza - livello unico

domenica dalle 15 alle 18

totale 3 ore

Taranta Atelier è dedicato allo studio e alla composizione coreografica dei passi delle differenti forme di taranta. È rivolto a danzatori che abbiano già esperienza nella danza e in particolar modo in quella popolare.

L'origine rituale e terapeutica della tarantella, indagata da studiosi quali Ernesto de Martino, Diego Carpitella, George Lapassade, Antonio Infantino e altri, ispira un confronto tra la tradizione dei riti di guarigione antichi e la ricerca espressiva del linguaggio teatrale e coreutico contemporaneo. Si inizia con un approfondimento pratico e teorico delle diverse varianti geografiche e stilistiche delle danze tradizionali del sud Italia, per poi immergersi nel tarantismo e trance mediterranea. Si passa quindi all'improvvisazione e alla coreografia.

Dom 4  set / 2011 / h 17

Nord Africa. La rivolta dei popoli senza bandiere con Giuliana Sgrena

Rovereto, Sala conferenze del Mart

Sono movimenti spontanei, ma non certo imprevisti. Non hanno bandiere, se non quella nazionale. Non abbracciano ideologie e non seguono leader politici. Sono riusciti a travolgere dittatori come Ben Ali e Mubarak e a mettere in crisi altri come Assad, che ancora resistono provocando dei veri e propri bagni di sangue. I loro protagonisti sono giovani, non solo ragazzi ma anche ragazze, che sono scesi in piazza per chiedere lavoro, ma soprattutto giustizia, libertà e democrazia. E per democrazia si intende anche uguaglianza tra uomini e donne. Un percorso che non può che essere lungo e irto di ostacoli, ma che certo ha fatto sì che nulla rimanga come prima, anche per l'Europa. E al contrario di quanto era avvenuto finora, adesso il contagio culturale arriva da Sud.

Dom 4 set / 2011 / h 18

Presentazione e premiazione vincitori Concorso coreografico Danz'è

Rovereto, Auditorium Fausto Melotti

Dom 4 set / 2011 / h 21

Frunte de Luna - Unda Maris (Italia)

Rovereto, Piazza del Polo Museale

Voce e percussioni Enza Pagliara
Fisarmonica Antongiulio Galeandro
Mandola Gianluca Longo
Violoncello Redi Hasa
Basso Giuseppe Spedicato
Chitarra portoghese Adolfo La Volpe

È molto difficile testimoniare il presente attraverso una voce e una musica di sapori così arcaici: ogni evoluzione del tempo, anche nell'esperienza piena dell'ascolto, esige una spiegazione di come la tradizione è stata occupata. Nel caso di Enza Pagliara e del suo progetto (anche discografico) Frunte de Luna, che punta all'incontro tra la ricerca sulle fonti e la riscrittura testuale dei canti, non è una supina e archeologica riproposizione di un passato accettato in modo neutrale, magari sotto il ricatto di inutili superstizioni filologiche, ma un ritrovamento che è ipotesi di conoscenza, volontà di riattivazione, restituzione alla vita anche nelle sue pur necessarie integrazioni. Preziosi, in questa direzione, sono allora gli arrangiamenti di Antongiulio Galeandro e i suoni di Gianluca Longo e Redi Hasa. Non resta allora che cercare sulla soglia della performance dal vivo di Pagliara, che comprende ad esempio la Pizzica di Torchiarolo e Malachianta o Aquila Bella, Ferito Ferito e appunto Frunte de Luna, la testimonianza di una trasmissione culturale, la fisionomia di una comunità tanto diversificata come quella mediterranea, ma altrettanto connessa nelle sue parti grazie a una energia invisibile. Una energia antica, che solo l'interprete (magari proprio grazie a ulteriori omaggi come quelli alla Sicilia e al Gargano, con Cu ti lu dissi e Rondinella) è capace dal vivo di trasmettere di nuovo nelle forme di una irriducibile modernità in trasformazione.

Dom 4 set / 2011 / h 21

Focu d'amore - Canzoniere Grecanico Salentino (Italia)

Rovereto, Piazza del Polo Museale

Direzione Mauro Durante
Musicisti Mauro Durante, Luca Tarantino, Maria Mazzotta, Massimiliano Morabito, Giulio Bianco, Giancarlo Paglialunga
Danza Silvia Perrone

Mauro Durante e il suo rinnovato Canzoniere Grecanico Salentino rappresenta una scena musicale popolare profondamente rinnovata; Focu d'amore, anch'esso già progetto discografico, attraversa territori musicali consueti della tradizione folclorica ma in una prospettiva nuova, secondo l'espressa volontà di indicare nuovi percorsi alle musiche tradizionali. Il gruppo è nato ben trentacinque anni fa, dunque non ci può essere nessun sospetto in merito alla facilità e alla estemporaneità di un collettivo musicale nato magari sull'onda favorevole di un interesse recente per la cultura salentina. Per questo, forse, senza alcuna divagazione, valgono in pieno qui, le precise e perfettamente corrispondenti parole di Dario De Marco: «pizziche ancestrali, sfrondate dall'aspetto commerciale e riproposte in tutta la loro inquietante ipnosi ritmica, ma anche ninne nanne e serenate in griko che diventano ballad jazz, scanzonati pezzi bandistici, senza dimenticare il filone della canzone popolare impegnata (si ride amaro con La quistione meridionale). Viscerale».

Lun 5 set / 2011 / h 17

Lo sguardo di Israele e della Palestina di fronte alle rivolte arabe. Effetti e prospettive -  con Khaled Fouad Allam

Rovereto, Sala conferenze del Mart

Come vedono Israele e Palestina le trasformazioni in corso nel mondo arabo? Sicuramente esse suscitano reazioni contrastanti sia per Israele che per la Palestina, reazioni che spesso sono anche trasversali. Se da un lato, infatti, il governo di Tel Aviv vede con favore l'avvio di un processo democratico, dall'altro si può dire senza dubbio che esso tema nuovi governi che non garantiscano più, come faceva ad esempio Mubarak, la sicurezza del proprio paese. Allo stesso tempo, i palestinesi incassano le pressioni del presidente Usa Obama su Israele per l'avvio di colloqui di pace sulla base dei confini del '67, auspicando che l'attuale protagonismo popolare possa ridare nuova linfa alle speranze di costituzione dello Stato di Palestina.

Lun 5 set / 2011 / h 21

Sulla via di Tarifa - Tangeri cafè orchestra (Marocco)

Rovereto, Auditorium Fausto Melotti

Direzione e violino Jamal Ouassini
Voci soliste Sensi de Carlos, Omar Benlamlih
Musicisti Abdesselam Naiti (kanoun), Carlos Zarate (chitarra flamenco), Vanghelis Merkouris (liuto e voce), Bruno Zoia (contrabbasso)
Percussioni e coro Otmane Benyahya, Yassin El Mahi
Coreografia e danza Augustin Barajas

La Tangeri Cafè Orchestra prende il nome dall'omonimo caffè di questa città (Kahwa Tanja, luogo di ritrovo dei musicisti negli anni '70). Si tratta di un nucleo di otto musicisti, marocchini, spagnoli e italiani di diversa estrazione musicale. Partendo dai ritmi e dalle melodie arabe e flamenche, l'ensemble sviluppa uno stile proprio di composizioni originali con l'utilizzo di una strumentazione rigorosamente acustica. La Tangeri Cafè Orchestra ha partecipato a prestigiosi festival in Spagna, Portogallo e Italia.

Sulla via di Tarifa è un nuovo progetto musicale diretto da Jamal Ouassini che congiunge emblematicamente le vie che dall'Europa più radicata conducono alle sponde del Mediterraneo: dal Maghreb alla Grecia, dalla Sicilia alla Andalusia. La musica e gli strumenti musicali utilizzati, rappresentativi delle diverse culture mediterranee, sono il più vero ingresso in questo universo in cui, con le parole di Khaled Fouad Allam, «la musica è silenzio che si è fatto luce». Così come con l'arte dello zapateado, coreografato e danzato dal bailaor di Granada, Augustin Barajas, e con le voci soliste, bizantine, arabe, spagnole, di Omar Benlamlih, Vangelis Merkouris e Sensi de Carlos.

L'insegnamento più vero, allora, anche ai meno attenti o attratti da queste sonorità, è l'esperienza di una condivisione. Come insegna la filosofa Luce Irigaray, se è la qualità dello stare insieme che prevale sulla quantità, allora saper condividere una esperienza culturale così ricca come questa, significa già comprendere l'alterità ed essere così pronti a condividerne il mondo.

Lun 5 set / 2011 / h 21

Women of Kassem Amin - Egyptian Modern Dance Theatre Company (Egitto) - prima nazionale

Trento, Teatro Sociale

Coreografia, direzione artistica e costumi Walid Aouni

Quello che i venti interpreti della Egyptian Modern Dance Theatre, equamente divisi tra donne e uomini, interpretano in The Women of Kassem Amin, sotto la guida del coreografo Walid Aouni, è un vero e proprio apologo sul ruolo della donna nella società araba e della sua complessa negoziazione con le difficili contraddizioni della modernità.

Il titolo richiama la figura storica dell'autore di due libri fondamentali sulla liberazione della donna, e la rivoluzione culturale che da essi, e nel suo nome, prese avvio già dalla fine del XIX° secolo. E occorre subito dire che il momento più efficace e potente dell'intera coreografia si trova nella seconda parte, e val la pena allora patire già da qui, quando in scena vengono portati alcuni stipiti bianchi per sei porte assenti, dietro cui si vestono i maschi, dopo aver consegnato alle donne i veli bianchi insieme a un libro. Mentre poi gli uomini le sollevano per danzare con loro, esse rimangono con lo sguardo sempre sul libro aperto in segno, forse, di una nuova, non violenta, distanza, di un ragionato rifiuto che coincide con una più vera liberazione. Lo strascico nero di donna velata raccolto e piegato nella scena successiva dagli uomini, simbolo arcaico di un assoggettamento ormai disinnescato, fa da contraltare al centro del gruppo di donne lettrici, ormai emancipate. Infatti, nella scena seguente che vede una donna in bianco letteralmente travolta da due rulli soprascritti che sono l'autorità e il potere patriarcale, con un gesto repentino e silente i ruoli si invertono e il carnefice è anch'esso inseguito e schiacciato dalla sua stessa vittima. Fin dall'inizio, sono i veli, prima neri che coprono e opprimono, poi bianchi che liberano danze in stile fortemente modern dance, in una scenografia chiusa sui tre lati, razionale e metafisica, dentro cui le figure femminili prigioniere sembrano costrette a celebrare una preghiera soltanto in apparenza immutabile. Le sezioni maschili sono improvvisamente più severe, accompagnate sullo sfondo da scritte proiettate che richiamano una autorità che non si può calpestare. Anche il finale, con gli uomini presi nei volti da veli neri calati dall'alto, che in prospettiva rovescia la scena iniziale in cui erano invece le donne nella medesima situazione di costrizione e prigionia, ebbene anche questa situazione lascia trasparire una fiducia nell'arte e nella sua capacità di reversibilità o progressione delle culture.

Mar 6 set / 2011 / h 17

La sponda inquieta del Mediterraneo - con Marjola Rukaj

Rovereto, Sala della Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto

I Balcani sono cambiati. Dopo i conflitti degli anni '90, oggi prevale un approccio più pragmatico all'interno della regione e l'Unione Europea è diventata un traguardo anche per le forze politiche più populiste e nazionaliste.

I Balcani sono certamente più vicini a Bruxelles: la Croazia diventerà membro dell'Unione Europea nel 2013, mentre sono candidati la Macedonia e il Montenegro e presto sarà il turno della Serbia. Restano molte le sfide tra cui la fragilità economica e istituzionale di molte zone. A ciò si aggiunge per l'Albania la permanente crisi politica; e per il Kosovo, il più giovane stato nato dalla disgregazione della Jugoslavia, la definizione dei rapporti con la Serbia, questione delicata e potenziale fonte di conflitto. Insomma passi avanti e ancora molti ostacoli per il sud est Europa vent'anni dopo la fine della Guerra Fredda.

Mar 6 set / 2011 / h 21

Le Port de l'Orient - Egyptian Modern Dance Theatre Company (Egitto) - prima assoluta

Trento, Teatro Sociale

Coreografia, direzione artistica e costumi Walid Aouni

Danzatori Sally Ahmed, Monadel Antar, Fadwa El Henadi, Mohamed El Said, Mahmoud Moustafa, Hend Reda, Mohamed Abd El Aziz, Radwa Mohamed, Maged Ahmed, Sondos Ali, Karim El Henady, Amr Salah, Mohamed Atef, Mohamed Moustafa, Sherlly Ahmed, Amr Atef, Ghidaa Omar, Nada Saad Mohamed

In Le Port de l'Orient, che è il secondo titolo a piena serata presentato a Trento dalla compagnia egiziana, si sviluppa un racconto che potrebbe essere tratto da Le mille e una notte. In pieno deserto, a un viaggiatore disperso fra le dune sabbiose appare una grande porta dentro la quale gli sembra di vedere un antico dervishi. Si tratta di Galal El-Din El-Roumy, il grande poeta sufi che lo invita a danzare oltre la soglia della porta. Come risarcimento simbolico di un simile atto, il viaggiatore sarà magicamente condotto in un viaggio attraverso lo spazio e il tempo dell'Oriente: una allegoria della conoscenza come iniziazione all'idea del movimento e della danza dell'universo come una più vera liberazione.

Mer 7 set / 2011 / h 21

Vis Motus - Körper (Italia) - prima nazionale

Rovereto, Auditorium Fausto Melotti

coproduzione del Festival
Regia coreografia e scena Gabriel Beddoes
Luci Marcello Falco
Effetti sonori Vito Pizzo
Video Luigi Mete
Consulenza informatica Carmine Spizuoco
Costumi Concetta Iannelli
Direzione artistica Gennaro Cimmino
Ufficio stampa Sergio Marra
Danzatori Manuela Armogida, Gabriel Beddoes, Nathaniel Parchment, Valeria Zampardi
coproduzione Oriente Occidente

Mer 7 set / 2011 / h 21

Under the tree's voices - 3D-3Dinamiche (Italia) - prima nazionale

Rovereto, Auditorium Fausto Melotti

coproduzione del Festival

Coreografia Francesca Manfrini
Luci Guido GirardiMusiche Ezio Bosso
Video Luigi Zoner
Scenografia Riccardo Ricci, SkeneLab
Fotografia Luca Begher
Danzatori Chiara Ferraglia, Francesca Laghi, Roberta Manara, Francesca Manfrini, Giulia Nichelatti, Francesca Poli
Coproduzione Oriente Occidente
Con il sostegno di Max&Co. Rovereto

I due progetti vincitori dell'edizione trascorsa del concorso coreografico Danz'è, quest'anno coprodotti dal Festival, sono forse uniti da un tenue filo rosso: entrambi credono nella performance come un contesto di riproduzione della realtà. Nel progetto di Francesca Manfrini dal titolo Under the Tree's Voicesa, ritroviamo la rincorsa a una relazione più stretta e autentica con la natura, pur nell'ingenuità della dimensione culturale della natura che ogni generazione si costruisce. Ogni ritorno e ogni ritrovamento è, inoltre, più una nostalgia nei confronti del tempo presente, che una reale indagine retrospettiva sulle cose del tempo passato. Qui troveremo, come da programma realizzativo, e va letto davvero tutto d'un fiato: «l'omaggio al flusso vitale con cui gli alberi testimoniano in maniera esemplare lo straordinario mistero dell'esistenza di tutte le cose».

Gio 8 set / 2011 / h 21

Deca Dance - Batsheva Ensemble (Israele) - prima nazionale

Trento, Teatro Sociale

Coreografia e direzione artistica Ohad Naharin

Danzatori Olivia Ancona, William Barry, Omri Drumlevich, Bret Easterling, Noam Eidelman, Keren Pardes, Lotem Regev, Nitzan Ressler, Or Schreiber, Gil Shachar, Maayan Sheynfeld, Marija Slavec, Maya Tamir, Eduard Turull

In uno spazio scenico interamente vuoto, Ohad Naharin (ri)compone con Deca Dance uno dei suoi innumerevoli patchwork: una sorta di rimontaggio di nove singoli estratti da alcuni dei suoi lavori precedenti, riassemblati qui secondo un nuovo ordine (soggetto a variazioni e integrazioni di sera in sera) capace di testimoniare da una parte la ricchezza di un creatore e del repertorio di una compagnia che hanno ormai attraversato con pieno riconoscimento il globo. Ma dall'altra, anche la felice irregolarità del suo più che ansioso inseguire quell'universo così difficile e imprendibile, l'autonomia estetica e gnoseologica della composizione coreografica che, come è noto, richiede tempo, dedizione, una grande anima e molto, molto, val la pena ripeterlo ancóra, molto studio.

Se dunque è inutile cercare di ritrovare i pezzi nei lavori d'origine e nominarli per la loro provenienza, più conterà invece comprendere e condividere il nuovo senso di insieme che il montaggio propone a partire da quel «Welcome!» gridato da una danzatrice a proscenio verso la platea, dietro la quale, allineati, appaiono i componenti della compagnia: una figura, questa, della ricomposizione in linea, da rompere e ricomporre, assai cara al coreografo israeliano.

Sab 10 set - Dom 11 set / 2011

Stage di danza orientale egiziana - Djamila Henni-Chebra

Rovereto, CID Centro della Danza

livello intermedio sabato dalle 10.30 alle 13 e domenica dalle 10 alle 13 totale 5 ore e 30 minuti

livello avanzato sabato dalle 14 alle 16.30 e domenica dalle 14 alle 17 totale 5 ore e 30 minuti

Dagli anni trenta i vari stili di danza egiziana hanno arricchito il repertorio della danza tradizionale che è cambiata anche se la tecnica di base è rimasta la stessa. Le tecniche attuali implicano una base tecnica maggiore e quindi sono anche più difficili da apprendere. Le tecniche più antiche, che si praticano meno, conservano invece ancora un grande interesse per la loro estetica e l'universo emozionale e culturale della loro epoca. Durante lo stage Djamila Henni-Chebra cerca di presentare ai partecipanti tutti questi stili per permettere di comprendere meglio lo stile attuale partendo dalle tecniche antiche. Si insiste inoltre sulla base essenziale della danza: la postura del corpo, l'energia, l'utilizzo corretto della muscolatura e il giusto appoggio dei piedi al suolo che aiuta ad apprendere meglio e permette di dare maggiore forza, grazia e flessibilità al bacino.

Sab 10 set / 2011 / h 11

Tra sradicamenti e accoglienze: sguardi riflessi delle donne immigrate - con Melita Richter

Rovereto, Sala conferenze del Mart

Siamo abituati alla loro presenza silenziosa. Poco appariscenti, mai al centro di episodi di cronaca eppure non c'è italiano che non ne abbia incrociata una. Parliamo delle numerose donne dell'Est europeo impiegate nell'ambito della cura. Le chiamiamo badanti ma in realtà sono protagoniste di un importante fenomeno migratorio e osservatori privilegiato per guardare, con ottiche diverse, all'Italia, alle sue dinamiche famigliari, ai rapporti relazionali con lo straniero. Ma anche per affrontare temi come la vecchiaia nella nostra società, i meccanismi di emarginazione ed espulsione delle donne dal sistema economico, la lontananza dai propri famigliari, la solitudine, i diritti. Sono testimoni silenziose che però hanno cominciato a rapportarsi con una nuova lingua, a scolarizzarsi e a porre persino i primi semi di quella che si annuncia come una letteratura nascente, quella della migrazione.

Sab 10 set / 2011 / h 17

Il Mediterraneo dei fantasmi e dei sussurri. Il genocidio degli Armeni - con Varujan Vosganian

Rovereto, Sala conferenze del Mart

Mancano pochi anni al 2015 quanto sarà passato un secolo dall'eccidio del popolo armeno, deportato nei Cerchi della Morte, nel deserto Deir-ez-Zor. Cento anni sono tanti, soprattutto se nel frattempo sono scoppiate due guerre mondiali, sono sorti e caduti gli imperi totalitari delle ideologie e sono nate nuove formazioni sovranazionali. Proprio la nascita dell'Europa e il paventato ingresso della Turchia nell'Unione Europea ha reso drammaticamente attuale il nodo irrisolto dello sterminio degli Armeni. Tra pressioni internazionali e resistenze turche si gioca una partita importantissima per il Mediterraneo mentre anche la cultura vede nascere opere che squarciano il velo di silenzio steso su questo grande dramma. Tra le opere più interessanti e importanti degli ultimi anni anche quella di Varujan Vosganian e il suo Il libro dei sussurri che in un'opera di grande letteratura ci racconta la tragedia del popolo armeno e le storture del XX secolo.

Sab 10 set / 2011 / h 21

Romeo and Juliet - Apotosoma Dance Company (Grecia) - prima nazionale

Trento, Teatro Sociale

Coreografia e direzione artistica Andonis Foniadakis

Luci Eugenios Tzafestas

Musiche Sergei Prokofiev, Julien Tarride, Jeff Buckley

Costumi Athanasios Kolalas, Andonis Foniadakis

Scenografia Athanasios KolalasDanzatori Ioanna Toumpakari, Markella Manoliadi, Katerina Spiropoulou, Sandra Grimma, Elena Sgouramani, Kotsifakis Giorgos, Timos Zexas, Taxiarchis Vasilakos, Makhan Jan Anders Kruse, Pierre Magendie

Questa nuova energica versione di Romeo and Juliet si basa prevalentemente sulle musiche omonime di Prokofviev: vi ritroviamo i brani più noti e musicalmente più emblematici. Dunque, si tratta senz'altro di un lavoro dalle forti tinte espressive, dagli estremi contrasti fra i corpi, e dalle rincorse audaci tra i segni. Su tutto, una spedita e sorprendente continuità del movimento sulla musica che stupisce per la bellezza inventiva e la ricchezza dell'insieme, soprattutto nella cura delle catene di intrecci dei gruppi, e per di più, il tutto quasi in una totale assenza di décor. L'estrema fisicità richiesta agli interpreti non lascia spazio alcuno all'idillio o al sogno, anzi, qui le relazioni sembrano primarie, i contatti veloci, l'amore e la morte assolutamente scambiabili, ugualmente irreversibili. La storia più famosa del mondo non viene dipanata nella sua continuità narrativa, e anche i personaggi non sono accolti in una gerarchia interpretativa riconoscibile e inseguibile dallo sguardo. Qui tutto avviene orizzontalmente, come già nella versione di Mauro Bigonzetti per Aterballetto e gli interventi visivi di Fabrizio Plessi. Anche per Foniadakis, la contemporaneità sembra non avere più tempo, né spazio, da concedere al ritorno dell'antico, se non attraverso le forme del cut'n'mix o del puzzle, che ognuno deve poi saper ricostruire a seconda del proprio genio. Così, nelle parole dello stesso coreografo, è possibile sprofondare nella sintesi migliore di questo lavoro: «Nell'utilizzo di molti e diversi stili di movimento, da figure neoclassiche al burlesque, dalle danze di cabaret alla lotta greco-romana, e cambiando continuamente le sezioni di danza contemporanea, questa versione di Romeo and Juliet diventa un lavoro meno astratto e più un continuo gioco emozionale in cui i corpi si producono in una generosa presenza estremamente virtuosisitica».

Sab 10 set / 2011 / h 21.30

Ember - Ziya Azazi Company (Turchia) - prima nazionale

Rovereto, Piazza del Mart

Coreografia Ziya Azazi

Ziya Azazi è uno straordinario danzatore e interprete: chi ha avuto la fortuna di vederlo lavorare conosce la forza liberatrice della sua immaginazione e il profondo e sincero suo credo pedagogico. Azazi è soprattutto un interprete contemporaneo delle danze tradizionali Sufi: la sua decodificazione dipende da una nativa ricerca analitica che però non è solo artistica e concettuale, ma anche personale e consapevole. La questione della motion nella realizzazione attraverso la danza di stati simultanei di consapevolezza fisica, è da sempre al centro del suo lavoro.

La sfida di Ember invece, con l'opportuno e suggestivo ambiente sonoro creato da Mike Ottis, è quella di indagare l'attimo che possiamo considerare come l'inizio o la fine di qualcosa; questo attimo temporale corrisponde, anche, per tutta evidenza, a una dimensione spaziale dell'inizio e della fine della vita: nella metafora del ciclo con cui siamo soliti riconoscere gli estremi di una esistenza, Azazi indaga su di un palcoscenico solcato inizialmente da tre cerchi concentrici, dove e quando e come si genera il più vero impulso dello spazio vitale. Il superamento delle limitazioni delle tre circonferenze corrispondono esattamente alla vittoria sui limiti della gravità e della percezione. Anche la dimensione autodistruttiva deve essere attraversata nella forza del fuoco, affinché il dolore per la finitudine si converta nella gioia di un necessario, ineluttabile rinnovamento del ciclo della vita.

Sab 10 set / 2011 / h 21.30

Champagne et mezzé sur le Nil - Compagnie Djamila Henni-Chebra (Francia Egitto) - prima nazionale

Rovereto, Piazza del Mart

Coreografia e direzione artistica Djamila Henni-Chebra

Il progetto coreografico di Djamila Henni-Chebra, Champagne et mezzé sur le Nil, in prima italiana assoluta, è una sorta di omaggio alle danzatrici orientali egiziane del passato, al loro coraggio e talento ed è diviso in due parti. La prima parte musicale presenta un repertorio orientale egiziano degli anni '50, sulle note dolci e sensuali di un'epoca ancóra ingenuamente romantica. Qui sono protagonisti il canto di Aziz Kossai e la musica percussiva di Hossein. La seconda parte, invece, prevede tre danzatrici, oltre a Djamila, Briar e Yeshim, e una attrice, Juliette Ubersfeld, che reciterà in italiano. La parte teatrale di Champagne et mezzé sur le Nil è infatti molto importante: assume un ruolo di mediazione nel contatto tra il pubblico e la scena, e favorisce la riuscita della poliritmia visiva continuamente proposta con le sue dinamiche esecutive. Anche il testo, di cui il pubblico viene fatto attivamente partecipe, non è soltanto una cornice funzionale ma la via più immediata di conoscenza tra le culture coreografiche proposte sulla scena. Il repertorio presentato da Djamila Henni-Chebra è rappresentativo, infatti, di diversi stili egiziani, anche temporalmente molto lontani, come lo stile molto popolare del Cairo con una coreografia del celebre egiziano Ibrahi Akef, forse il migliore della sua epoca, e siamo negli anni '30-'60, veri tesori di bellezza del presente e insieme di memoria del passato. Oppure con le più recenti proposte coreografiche ispirate a interpreti di oggi, con tecniche di movimento più elaborate e complesse. Queste tecniche richiedono un lavoro costante e per questo sono poco praticate: qui il massimo della difficoltà e della fatica si vuole dissimulato nella grandezza e nello splendore di una sempre rinnovata idea di danza orientale.

Dom 11 set / 2011 / h 11

La Turchia che cambia. Oltre l'Oriente e l'Occidente? - con Fabio Salomoni

Rovereto, Sala conferenze del Mart

La Turchia rappresenta forse il più eclatante esempio delle trasformazioni in corso nel bacino del Mediterraneo. Posta a cerniera, geografica e culturale, tra Oriente e Occidente ha sempre guardato a ovest soprattutto nella ricerca di una propria modernità, non priva di contraddizioni. Tra queste anche una certa marginalizzazione degli elementi orientali, che affondano le proprie radici nel passato ottomano e nell'identità religiosa e culturale del paese. Ora quegli aspetti della Turchia ritornano ad essere elemento vivo nella società. Un tentativo di recuperare quanto fino ad ora era stato rimosso ha trovato la sua espressione più manifesta nell'ascesa politica del partito islamico AKP. Siamo di fronte al tentativo di integrare e forse superare le tradizionali categorie di Oriente e Occidente?

Dom 11 set / 2011 / h 17

Il Mediterraneo dei diritti, 10 anni dopo l'attacco alle Torri Gemelle: le rivoluzioni arabe, migliore risposta al terrorismo - con Lucia Goracci

Rovereto, Sala conferenze del Mart

Li abbiamo guardati con sospetto, spavento. Ora rappresentano quella speranza che vorremmo vedere anche nelle nostre vite e nei nostri Paesi. Il mondo arabo, o almeno quello che rappresenta nell'immaginario europeo, ha scandito profondamente gli ultimi dieci anni dell'Occidente declinandone le paure più profonde. Dall'attacco alle torri gemelle che a qualcuno ha fatto teorizzare lo scontro di civiltà a questa nuova e improvvisa esplosione che però non sembra legata ad alcun movimento terrorista bensì a una diffusa voglia di libertà e dignità. Le giovani generazioni del mondo arabo – quelle che comunicano attraverso internet e che attraversano il mare su carrette improvvisate – vogliono costruire un nuovo futuro. È la speranza e la promessa di un mondo come lo si vorrebbe che sostituisce la minaccia del terrore? È una nuova fase storica? È la migliore risposta all'epoca del terrorismo, ai suoi metodi e alla sua interpretazione del mondo e dei suoi rapporti di forza?

Dom 11 set / 2011 / h 21

Nya - Ballet Contemporain d'Alger - Compagnie La Baraka (Algeria Francia) - prima nazionale

Rovereto, Auditorium Fausto Melotti

Coreografia e direzione artistica Abou Lagraa

Danzatori: Abderaouf Bouab, Mokhtar Boussouf, Ali Braïnis, Nassim Feddal, Mohamed Walid Ghazli, Oussama Kouadria, Bilel Madaci, Abdelghani Meslem, Salah Eddine Mechegueg, Zoubir Yahiaoui

Nya, parola araba che indica una sorta di iniziazione alla vita, è un lavoro coreografico del 2010. È composto per dieci hip hop all male dancers della Cellule Contemporaine du Ballet National Algérien, gruppo che nelle intenzioni si pone come ponte culturale mediterraneo franco-algerino, in un progetto soprattutto di formazione per ora triennale. Nya si compone di un dittico: entrambe le parti coinvolgono interamente il gruppo, pur essendo sezioni fortemente tra loro dissimili, e con due diverse memorie musicali. La prima parte si intitola Le Boléro de Maurice Ravel e guarda alla cultura francese: su di uno sfondo sonoro che richiama il traffico e il vociare di una piazza, i suoni di un mercato, la vita forse di un souk, i dieci interpreti si alternano con una danza piena di cadute e di attese, con un'attitude sempre di sfida come premessa alle ragioni dello stare insieme, con una fisicità da street dance per corpi anche meno atletici, in cui i rimandi continui a danze folcloriche richiedono una estrema flessibilità delle braccia e delle gambe. La scena ha sullo sfondo un quadrato diviso in quattro zone a loro volta quadrate, illuminate in alternanza: la musica del Boléro arriva e si diffonde in questa comunità di uomini come per dettare una grammatica della relazione tutta nel movimento. Gli stili accolgono e dilatano tic e invocazioni fra loro molto espressivi, insomma in una astrazione anche molto teatrale: sembra venga celebrata, in fondo, un'idea di instabilità tanto ripetuta quanto lo è la linea principale della musica, quasi per inondare i corpi di un sapere al fine condiviso. La ricomposizione finale del gruppo, avviene semplicissima ma in un modo anche ricercato: in un veloce camminare sulla progressione musicale verso un riquadro di luce, sul limitare di una quinta, che li contiene tutti. Seduti. Senza ansia. Senza inutile fretta. Senza corsa. Né eccitazione.

La seconda parte, più impegnativa anche temporalmente, si intitola Chants d'Houria Aïchi, e guarda essenzialmente all'anima algerina del gruppo. Un pannello verticale di tappeti al centro, ricamati su sfondo celeste si apre su di uno spazio vuoto attraversato da un bellissimo canto algerino. Dall'assolo iniziale, disperato quanto il canto che lo accompagna, a tutte le altre combinazioni dei nove danzatori, prima a terra distesi come salme, come a lottare nell'immobilità col pavimento, come per alludere a una verticalità difficile, contrastata, non durevole; poi in piedi con movimenti interdetti, fuori asse, spinti in una energia frenetica ma non libera; qui tutto sembra, soprattutto, un lungo gioco con il disequilibrio, con la continua perdita dell'asse centrale del corpo, del peso delle braccia. Numerosi cambi di ritmo con svolte anche acrobatiche, mai banalmente sulla musica, trasmettono l'energia da interprete a interprete come per creare relazioni visive più che sequenze di danza preordinate. L'abbandono qui si avvicina all'ipnosi. Ne risulta, fra tanta ricchezza, una gestualità se pur semplice molto ricercata nella sua languida e nervosa astrazione, come per decentrare le presenze dei danzatori nella continua mobilità fra rappresentazioni della forza e della virilità, non meno che della bellezza e della fragilità. Identità infine espiate nel lavacro improvviso di seriali zampilli d'acqua.

 



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