Sabato 4 maggio si è inaugurata la mostra dal titolo “Le parole in rivolta”, a cura di Luigi Meneghelli, con le opere di quattordici artisti che, a partire dagli anni '60, sono stati protagonisti della “Poesia visiva”, una commistione di dati verbali e dati iconici che, proprio nel punto in cui si incrociano, mostrano “qualcosa che non è più né parola né immagine”. Un'esperienza di confine in cui i significati deviano, si alterano, si moltiplicano. La Poesia visiva è stato un "fenomeno" artistico che a Verona ha avuto un certo seguito, fatto di artisti che vi hanno vissuto per periodi più o meno lunghi, mercanti che ne hanno promosso incontri e cenacoli, gallerie che li hanno trattati e la pubblicazione (a partire dal 1971) della rivista "Lotta Poetica" diretta da Sarenco.
Gli artisti le cui opere sono in mostra sono stati autentici militanti che hanno cercato di sbloccare i rigidi rapporti tra parole e cose, ripercorrendo le stesse metodologie dei massmedia. Essi hanno adoperato lettere alfabetiche, ideogrammi, corsivi, arabeschi, immagini, geroglifici. Basterebbe osservare quell'elegante borsetta nera (1988) su cui Ben Vautier ha scritto “Ce sac contient un billet d'avion...” e mille altre cose possibili, ma anche nascoste, ipotetiche, congetturali. È come se la parola perdesse il proprio valore di precisione, per accentuare il valore di ambiguità ed elusività. Su due sassi invece George Brecht traccia la nuda parola “Void” (1989), come a voler mettere a contatto due realtà antinomiche (la materia e lo spirito, il principio e la fine, il pieno e il vuoto). Ma, il più delle volte ci troviamo di fronte a termini prelevati di peso da contesti quotidiani (titoli di giornali, sigle televisive, segnaletica stradale) e fatti interagire in maniera provocatoria e problematica con immagini estrapolate da altri contesti quotidiani (fumetti, fotoromanzi, cartelloni pubblicitari): questo, per operare proprio su linguaggi di massa. L'obiettivo diventa quello di suscitare combinazioni stranianti, o meglio, quello di inceppare, se non addirittura di mandare a gambe all'aria il sistema della comunicazione, mostrando che in realtà non comunica più niente, se non la propria incomunicabilità. Non è un caso che Emilio Isgrò intervenga sulla Enciclopedia Treccani con le sue famose “cancellature”: un modo per creare uno spazio inedito, abitato da fregi neri, parole risparmiate, vuoti da riempire.
In fondo, quella della “Poesia visiva” è una ostinata lotta (o un'utopia?) per tentare di ricostruire un nuovo ordine di significati, una inattesa e sorprendente redenzione delle parole e delle immagini. Un desiderio di riappropriarsi del patrimonio perduto.
Inizio evento | 04-05-2019 00:00 |
Termine evento | 26-09-2019 00:00 |
Luogo | Galleria la Giarina |
Categorie degli eventi | ARTE E MOSTRE |