Inaugurazione venerdì 9 gennaio 2009 alle 18.30
9 -11 gennaio 2009
Secondo appuntamento con l’arte presso il Circolo Pink di Verona e la terza edizione della rassegna WekEnd in mostra. Un percorso, quello di Cristini, che ridà vita a un’ampia gamma di “oggetti smarriti”, e che mira ad avvicinare due aspetti normalmente distinti nel campo artistico (e spesso anche nella vita): l’estetica e l’uso che si fa dell’oggetto. Per l'artista diventa fondamentale ridurre la ricerca estetica per favorire l’innesco culturale dell’utilizzo dell’oggetto, percorrendo una via che definisce “dell’arte rudimentale”. Recuperare materiale scartato da un sistema di consumo malato cronico e rimetterlo in circolazione " travestito " da opera artistica, rientra nell'ottica di ridurre il consumo di energia in alcuni settori dell'attività umana. Scopo dell’artista è evidenziare una opportunità: cogliere le potenzialità di un oggetto/rifiuto ampliando la visuale dei punti di vista possibili. Un esercizio di fantasia che riqualifica un'enorme quantità di cose, attraverso le quali il passato si trasforma in futuro. Un approdo alla semplicità e all’essenzialità dell’oggetto, che intende armonizzare il concetto e la sua realizzazione attraverso un’arte che sia da toccare, da usare: “così il concetto possa diventare l’oggetto stesso”. Pur rimanendo nell'ambito artistico, l'oggetto raggiunge infatti la sua massima espressione nel suo divenire utilizzabile, con l'estetica funzionale all'utilizzo.
La poetica
Yasumasa Morimura, importante artista nipponico, trasforma metaforicamente la Galleria in teatro dove camaleonticamente si maschera giocando con se stesso e con personaggi rappresentativi dell’immaginario collettivo occidentale. Nato ad Osaka nel 1951, Morimura si distingue infatti per l’atteggiamento eclettico che trasporta nelle sue opere fondendo in modo decisamente originale i soggetti prescelti con le caratteristiche dell’autore stesso, creando un’atmosfera spettacolare. Morimura afferma che "L’arte è sostanzialmente spettacolo. Anche Michelangelo e Leonardo erano intrattenitori….Io non dipingo sulla tela, dipingo sulla mia faccia.".
L’arte del travestimento, che ha radici di lunga data nella tradizione culturale giapponese è il mezzo utilizzato da Morimura per entrare in modo ironico ed irriverente in un mondo in cui i confini solidi e certi tra maschile e femminile così come quelli tra Oriente ed Occidente vengono messi in discussione per proporre una riflessione critica della realtà in cui viviamo.
La mostra, curata da Filippo Maggia, ripercorre e rende omaggio ai momenti principali della carriera artistica di Morimura, affrontando tematiche centrali della storia del Novecento e di grande attualità nel dibattito critico internazionale. In mostra alcune opere delle sue serie più famose quali Actresses” e “Requiem for the XX century”.
inaugurazione sabato 3 gennaio 2009 ore 10
3 - 16 gennaio 2009
Presentata dal presidente della prima Circoscrizione Matteo Gelmetti la rassegna “Un percorso creativo” curata da Pier Luigi Payola. In mostra i bassorilievi eseguiti dai pazienti con problematiche psichiatriche del centro terapeutico diurno “Le Rondini” di Ponton di Sant’Ambrogio di Valpolicella. “Questa esposizione avrà non solo una valenza culturale, dato che le opere esposte raffigurano scorci e monumenti del nostro territorio – ha detto Gelmetti – ma anche sociale, come dimostrazione che l’arte può essere davvero terapeutica”.
La mostra sarà suddivisa in due parti, nella prima intitolata “I primi passi” saranno esposti gli strumenti di lavoro, i materiali utilizzati e le prime creazioni, nella seconda invece saranno presentate le 15 opere d’arte in tufo leccese bianco.
Ingresso libero e gratuito.
Ricordo
Procura sempre un sottile imbarazzo parlare di un amico che se n’è andato. E l’imbarazzo si fa addirittura stupefatto, attonito, se chi ci ha lasciato dava la sensazione di saper irridere le regole della vita, di farsi beffe dei suoi limiti.
Forse poche persone come Giorgio Trevisan portavano scritto nel loro nome la propria storia, il proprio carattere, il proprio stesso essere. GIO-R-GIO: due sillabe che si ripetono all’inizio e alla fine come nel boccascena di un teatrino. Poi la R sonante, come quella di un campanellino o di un folletto. Giorgio è stato (è!) lo spiritello, l’elfo, il diavoletto birbante che da quella scena ci sta guardando tutti con il suo sorriso disincantato.
Folletto lo è stato quando, a chi gli chiedeva un parere da critico su un’opera d’arte, lui rispondeva: “Io sono solo un giornalista: altri possono parlarti meglio di me”. Folleto lo è stato quando ha deciso di seguire per il suo “amato” quotidiano le esposizioni periferiche (“Il giro delle Mostre”), siglando gli svelti articoli con le sue sbrigative iniziali (g.t.).
Folletto