dal 1 giugno al 4 novembre

L’immensa vastità delle steppe che dalle foci del Danubio si estende fino al cuore profondo dell’Asia, ai limiti delle “Civiltà”, ha suscitato da sempre l’attenzione di geografi, storici e scrittori. Dominate per millenni da guerrieri nomadi che eccellevano nell’uso del cavallo e dell’arco, le steppe sono state fonte e luogo privilegiato per narrazioni mitologiche e celebri pagine di letteratura. Le fonti scritte che parlano di popolazioni nomadi come gli Sciti, i Cimmeri, i Sarmati, gli Unni, gli Avari e i Goti, sono influenzate dall’immagine di popoli selvaggi restituita, a partire da Erodoto, da altri storici greci. Sono popoli che non hanno lasciato testimonianze di città, monumenti o testi scritti: la loro storia e la loro cultura è affidata ai preziosi oggetti d’oro rinvenuti nelle tombe dei principi. Proprio questi simboli di potere e di prestigio dell’aristocrazia nomadica, scoperti dall’Ottocento fino ai nostri giorni nei sepolcri che punteggiano le ampie steppe dell’odierna Ucraina, sono il filo conduttore della mostra Ori dei cavalieri delle steppe che aprirà al Castello del Buonconsiglio di Trento il 1 giugno 2007.
Si tratta di circa 400 oggetti, provenienti dai più importanti musei dell’Ucraina e in gran parte presentati per la prima volta in Italia: armi sontuose, preziosi gioielli, diademi, orecchini, braccialetti ma anche finimenti

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dal 24 agosto al 2 settembre





Nell’ambito della Festa in rosso di Verona,  i diversi artisti - Aere Roberto, Castellani Alice, de Ghantuz Cubbe Elena, Petrucci Pasquale, Tagetto Ivano, Tinto Enrico, Turri Angela - sono stati chiamati a interpretare il tema della città in una mostra collettiva dal titolo “Urbs, urbis”. Le visioni di ognuno hanno potuto spaziare senza limiti né direzioni, utilizzando differenti modalità artistiche e diversi approcci

. Ognuno presenta la sua visione sulla città, città vissuta personalmente, città quotidiana o europea, ma anche città immaginaria, città in cui entrare, passare e osservare. Una città che può essere una riva a cui affacciarsi per contemplare, ma anche una tana per nascondersi e vivere il proprio sottosuolo metropolitano.

Mappature che sono riletture soggettive, sganciate da catalogazioni ufficiali e condivise, ma caratterizzate da un’impronta sensoriale ed emozionale. Odori, ricordi, sapori, umori, luce e buio: ognuno contiene in sé la propria idea di città, unica e diversa, da esplorare, condividere, mettere in gioco.

L’uso del colore, l’interpretazione dei vuoti e dei pieni dei soggetti urbani, la tensione tra realtà e immaginario attraversano come fili conduttori questa collettiva.

I colori emotivi dei quadri di Roberto Aere e i materiali non sempre ortodossi di Alice Castellani e Angela Turri, le ceramiche in dissolvenza di Elena de Ghantuz Cubbe e

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La Biennale di Venezia e il Grand Tour del ventunesimo secolo

 

Per la prima volta quest’anno si è avuta una coincidenza temporale di tre delle più grandi mostre europee d’arte contemporanea (che si registra una volta ogni dieci anni) viste le cadenze diverse (biennale per Venezia, quinquennale per Kassel e decennale per Münster ) – alle quali si è aggiunta la fiera annuale di Basilea.

Il confronto tra le metodologie organizzative della 52. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia (www.labiennale.org), di Art 38 Basel (www.artbasel.com), di Documenta 12 (www.documenta.de) e di Skulptur projekte münster 07 (www.skulptur-projekte.de) ha dato l'avvio a una inedita partnership con l'obiettivo di attivare azioni promozionali congiunte e un’iniziativa direttamente rivolta all’appassionato d’arte europeo: il Grand Tour 2007.

Il Grand Tour 2007 consentiva al pubblico di visitare le 4 manifestazioni che inauguravano in successione cronologica a giugno 2007 (www.grandtour2007.com) riproponendo la suggestione dei percorsi dei viaggiatori europei del Settecento. E’stato realizzato di comune accordo tra i partner e si rivolge al grande pubblico, oltre che agli addetti ai lavori, per offrire informazioni e assistenza a tutti gli appassionati d’arte del mondo nell’organizzazione del proprio viaggio attraverso l’Europa, a partire dalle Vernici nel periodo estivo sino all’autunno, quando si concluderanno le mostre a Venezia, Kassel e Münster.

Dopo l’invasione

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Data inizio: 02-08-2007
Data fine: 30-08-2007
Luogo: Sala Mostre Comunale
Indirizzo: Piazzetta Suor Maria Scandola
Email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Telefono: 045-7050088
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dal 2 al 16 agosto 2007

PINO BAU' E VITTORIO CARRADORE

«Davanti alle sculture di Baù viene spontaneo chiedersi: perché nelle Natività la pietra si fa leggera come le voci dei bambini davanti al presepio, per diventare, al contrario, macigno nelle Pietà? Eppure sono entrambe scolpite con una sobrietà che esclude ogni sottolineatura drammatica; e perché le sue dolci Madonne ci appaiono non scolpite nella pietra ma liberate dalla pietra? Penso che sia perché una Mano che neppure Baù vede lo guida a cercare nella natura le tracce del passaggio del divino nella storia degli uomini. Vittorio Carradore è riuscito, uno tra i pochi, ad armonizzare nella sua pittura oggettività ed idealizzazione, senza mai sacrificare quell’esigenza di ogni linguaggio artistico, che è la comunicazione nei confronti dell’espressione, sicché nei suoi quadri, ad esempio, paesaggi consueti, cose di sempre, si illuminano della novità di ciò che si vede con occhi di giovinezza.»  Ferdinando Chiaramonte


foto: Women don't war di Maurizio Marcato



dal 21 al 26 agosto 2007

MAURIZIO GIOCO

«Quando di notte si cammina nel bosco, magari con la luna piena, capita di avere molta paura. Non dipende dai rumori, che
non sono molti, perché la maggior parte degli animali vanno nella loro cuccia presto per svegliarsi all’alba. L’origine di questa paura dipende dal mondo

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Riflessi di quotidianità tra le popolazioni del Sahel
15 giugno - 7 settembre 2007

 Si snoda tra contesti geografici estremamente diversi pur se contigui, l'itinerario fotografico di Marcello Selmo. Dal 'grande fiume', il Niger - testimone degli antichi e potenti imperi africani del Ghana e del Mali - il percorso conduce all'imponente falesia di Bandiagara abitata dai Dogon, gruppo etnico noto per aver saputo preservare fino al presente la propria ricchezza culturale e artistica, espressa nell'affascinante mitologia e in oggetti artistici e strutture architettoniche uniche nell'intero continente.   L'itinerario d'immagini prosegue lungo le vaste spianate desertiche che dal Mali conducono dentro il Burkina Faso, il 'paese degli uomini liberi'. Bamako, Segou, Mopti, Djenné, Bandjagara, Sikasso...e tante altre località fissate negli scatti di Selmo, trasmettono nell'essenzialità e nelle sfumature tipici del bianconero il senso di fierezza, di dignità, di identità che i volti di queste popolazioni, non conta se Dogon, Peul, Senufo o altre, sanno comunicare, e che l'autore riesce a cogliere superbamente.

Lungo il percorso fotografico, pertanto, più che dall'evidente contesto di precarietà ambientale e povertà materiale, si è attratti dalla sensazione che i variegati personaggi, singoli o gruppi, bambini, uomini e donne, giovani

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