dall' 8   luglio al 15 settembre


Quadri in apparenza freddamente e rigorosamente anonimi: in realtà costruiti da una follia gestuale ossessiva. Tele definite da righe orizzontali parallele che invadono lo spazio e che a loro volta sono attraversate da una serie di finissimi e impercettibili tratti verticali.

Interventi che “si vedono solo da molto vicino, migliaia su ogni riga, decine di migliaia su ogni quadro” (Panza di Biumo). Le opere di Max Cole (Kansas, 1937) a puro livello contemplativo sembrano limitarsi all’interazione tra linearità e superficie, a nero su bianco o nero su grigio, ma quel rituale che si ripete a ritoccare le linee rende la pittura carica di una sensorialità delicata ed evocativa. Per cui si può dire paradossalmente che l’intento dell’artista è sì riduttivo, ma anche “impressionistico”, in quanto mira a restituire al lavoro, oltre l’attualità e la manualità, la scoperta di una delicata intimità (un po’ come accade, seppure con altre soluzioni percettive, anche in un’altra artista americana, e cioè Agnes Martin): a contare non è il risultato formale, ma l’attività procedurale che la forma tiene in sé (e mostra) fino all’esito finale.




Data inizio: 17-07-2006
Data fine: 17-09-2006
Luogo: Studio la Città
Indirizzo: Via Dietro Filippini 2 - Verona
Link: http://www.studiolacitta.it/LaCitta/Artisti/index.php
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