DSC_537427 marzo - 15 maggio 2010

La galleria Studio la Città presenta la prima personale europea di Nick Cave (Mostra n 268) con i suoi ormai famosi “Soundsuit”, quei straordinari esempi di vestiti/sculture realizzati coi materiali più diversi, provenienti dalle più diverse culture, dai più differenti immaginari espressivi, e mixati insieme in una sintesi visiva dalle letture molteplici.
L'origine africana dell'artista, il suo interesse per tutte le culture ritualistiche, la passione per la danza sfociata nella performance, il senso animista che porta ad attribuire ad ogni oggetto un'essenza senziente e volitiva, fanno di ogni “soundsuit”, come di ogni sua scultura, una sorta di “summa” etnica, trapiantata però in un ambiente dai linguaggi tutt'altro che etnici.
In questo modo, il senso dell'esotico che promana dalle sue “sculture da indossare” si offre prima come la reminiscenza di una cultura “altra”, poi, passo dopo passo, si impone come una possibilità futura di ibridazione dei linguaggi, anche di quelli più sofisticati. Cave, così, non propone nessun tipo di nostalgia, ma indica al contrario un possibile futuro, fatto di contaminazioni linguistiche forti ed evidenti, dove il gender, l'appartenenza, la razza, si mescolano con la cultura, col linguaggio sedimentato, con la raffinatezza delle interpretazionipossibili. La relazione tribale si è trasferita tra i grattacieli, e non resta che prenderne atto, costruendo i propri nuovi miti e nuovi riti: l'esotico diventa quotidiano, l'altrove è a casa propria. (dal testo di Marco Meneguzzo)

Prima mostra personale in Europa del giovanissimo indiano Balaji Ponna (Mostra n 269) con una selezionata scelta di lavori recenti. Dedito specialmente alla pittura (ma non solo: in galleria presenterà infatti anche un'installazione), Ponna si distingue per il suo immaginario, fortemente legato alle vicende sociopolitiche del suo Paese (Ponna vive a Mumbai), ma contemporaneamente destinato a una fruizione universale: le forti contraddizioni interne all'India vengono rappresentate attraverso metafore che non escludono il ricorso da un lato al paradosso quasi grottesco, dall'altro a un'ironia lieve e sorridente. Per Ponna l'India e il mondo sono luoghi dove la presenza umana non può che creare danno, attraverso inquinamento, conflitto, falsi bisogni, fallaci credenze, miti illusori. Il paesaggio è sempre “sporcato” dalla presenza umana, la quale, però, è talmente ingenua, ignorante, spesso inconsapevole da risultare quasi accettabile, simpaticamente autodistruttiva: di fatto, le catastrofi prevedibili non appaiono mai cupe, ma quasi allegre nella loro ineluttabilità.
Complice di questa tragica allegria è anche, in maniera sostanziale, il modo di dipingere di Ponna: minuzioso come una miniatura indo-persiana, ma steso su grandi superfici, in modo che il significato amaro e pungente viene presentato alla
stregua di una grande decorazione tradizionale, che solo in un secondo tempo e a uno sguardo più attento, si rivela per quello che è: una tagliente denuncia delle contraddizioni della società, di tutte le società. (presentazione di Marco Meneguzzo)

foto: Nick Cave by Antonella Anti

Studio la Città, Lungadige Galtarossa 21 I-37133 Verona, Italy

T +39.045.597549  F +39.045.597028
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