Dal 16 ottobre al 23 dicembre 2010
In questa personale, sequenza della mostra dallo stesso titolo (The End of the 90s and the Impressionists) ai Magazzini Criminali di Sassuolo in settembre, Stefano W. Pasquini prosegue la sua ricerca sul decennio degli anni ‘90. Un collage digitale ci descrive come gli anni '90 siano nati, di fatto, nel 1989, con la caduta del muro di Berlino, e morti nel 2001, con un'altra caduta, quella delle torri gemelle di New York, mentre un cartello stradale, strappato dal suo ambiente naturale, rivela un cinico messaggio di speranza: “Dio c’è”.
Stefano W. Pasquini alla fine degli anni ’90 viveva a New York, e al suo ritorno in Italia un importante museo americano aveva programmato una sua mostra personale per il tardo 2001, se non fosse che l’11 settembre provocò una crisi (di paura, più che finanziaria) che fermò le donazioni culturali delle grandi aziende tanto che alcuni musei, tra cui questo, dovettero chiudere. Partendo da questo episodio Pasquini ripercorre il decennio all’estero del suo percorso artistico che lo vide a Dublino, Londra e New York, parallelamente riflettendo sulle valenze politiche di un decennio che era cominciato in grande ottimismo per poi finire drasticamente ad un ritorno al terrore.
“Sono finiti gli anni Novanta?”, scrive Fabio Cavallucci, “Quegli anni ricchi di utopie concrete, politiche e artistiche, dai No Global agli Young British Artists? Sono ormai definitivamente superati quegli anni pregni dell'idea di una espansione infinita, di una possibilità di democrazia dal basso, di un comunismo reale grazie al comunismo informatico realizzato dalla rete? Oggi che scopriamo che internet non è poi così aperto, che in molte parti vi regna la censura e il diritto di riproduzione frena la ricerca, che la nostra società sembra andare più verso un totalitarismo gelatinoso anziché verso la libertà dei singoli, allora sì, gli anni Novanta sono proprio finiti. E l'arte non può che sottolineare questo cambiamento.”
La mostra, composta di installazioni, video, fotografie e dipinti, si dispone nei due piani della galleria con una serie di opere nuove degli ultimi tre anni di attività dell’artista. Al piano sotterraneo, aiutati da un’installazione sonora di Alessandro Linzitto, entriamo in un ambiente che ci ricorda le catacombe cristiane, mentre opere di “natura religiosa” svelano una ricerca all’ombra della nostalgia estetica delle icone del cattolicesimo.
Per l’occasione verrà pubblicato il numero 24 di Obsolete Shit con saggi di Fabio Cavallucci, Patrizia Silingardi e Annalisa Cattani.
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