Biennale_Ortisei_Ghendina_2014_progetto_Leimer_ok18 luglio - 3 ottobre 2014
La IV Biennale Gherdëina di Ortisei, promossa dall'Associazione turistica di Ortisei in collaborazione con il Comune di Ortisei, cresce e si rinnova con il progetto dal titolo Legno/Wood/Holz/Lën, a cura di Luca Beatrice dedicato alla scultura contemporanea. Cinque gli artisti invitati che espongono nell'area pedonale del centro di Ortisei le loro opere, tutte realizzate esclusivamente con il materiale più tipico della zona, il legno: Chris Gilmour, Sonia Leimer, Willy Verginer, Velasco Vitali e Bruno Walpoth.
Le opere in esposizione, tutte di ampio respiro, sono state realizzate negli ultimi mesi dagli artisti appositamente per la Biennale grazie alla collaborazione con artigiani, aziende locali e la Galleria Doris Ghetta, generando un vivificante cortocircuito anche sotto il profilo economico. La scelta del legno per la produzione, unico vincolo imposto agli artisti, intende creare un forte collegamento con le radici più tradizionali della Val Gardena, dando allo stesso tempo al legno dignità di elemento legato all'arte contemporanea e non solo all'artigianato.
 
Chris Gilmour, scultore inglese che vive a Udine, è stato invitato perché il suo materiale d'elezione, il cartone, con cui realizza sculture di oggetti in scala 1:1, ha un colore molto simile a quello del legno. "Questa è la prima volta che Gilmour tenta il passaggio a una materia molto più dura, con ben altre caratteristiche, e dunque si è discusso molto sia sul soggetto che sulle caratteristiche formali dell'opera finita - spiega il curatore Luca Beatrice - Nel progetto definitivo Chris ha immaginato una sorta di ritrovamento di alcune casse contenenti materiali archeologici sopravvissuti chissà a quale trafugamento o disastro naturale. Si intravede fuoriuscire dai contenitori qualcosa che ricorda l'iconografia di San Giorgio e il drago, realizzata da un anonimo scultore del passato in attesa di un restauro e di una nuova collocazione". Dal punto di vista tecnico, per il lavoro di Chris Gilmour si è partiti da vecchie casse di legno della ditta ANRI e con l'aiuto delle ditta Rowi Scultures e dell'artista Willi Crepaz sono stati scolpiti i lavori che Gilmour ha progettato in cartone.
Sonia Leimer, meranese ma residente a Vienna, è stata impegnata in una rivisitazione concettuale di un tema della tradizione gardenese, quella dei banchi di lavoro, realizzandone tre in collaborazione con il carpentiere Karl Senoner secondo gli stessi criteri utilizzati per creare vecchi banchi da lavoro degli scultori della zona: "Durante la mia visita negli studi degli artigiani della Val Gardena ho notato che alcune statue religiose sono state realizzate per il Sud Africa dagli anni Settanta ai Novanta - racconta Leimer - Uno dei miei banchi di lavoro si riferisce proprio a questa storia coloniale. Alcuni anni fa ho comprato una Waxprint, un tipo di tela che viene prodotta nel Ghana e ha una lunga storia di migrazione, proviene dall'Indonesia, è stata importata in Europa e poi di nuovo riportata in alcune zone dell'Africa durante la cristianizzazione. La decorazione della stoffa viene incisa nel pezzo di legno ma anche nel tavolo di lavoro, e quindi colorata". Nel secondo tavolo invece compare un foro che Sonia chiama Buco Nero. "Quest'opera fa anche riferimento al processo di sviluppo delle Dolomiti 250.000 milioni di anni fa". Agli intagli hanno collaborato gli artisti Arnold Holzknecht e Willi Crepaz.
Il progetto di Willy Verginer è certo il più sorprendente se si tiene conto del repertorio iconografico dello scultore gardenese, specialista nel tratteggiare figure in relazione all'oggetto e al paesaggio. "Willy rinuncia alla misura antropocentrica ed elabora una casa in legno, forse più una baracca o un rifugio, che si regge su radici d'albero - racconta ancora Beatrice - Un equilibrio faticoso ma in fondo stabile. Anche questo mi pare un ragionamento sul destino dell'artista, sul suo stare in bilico, muoversi tra mille difficoltà eppure ancorarsi da una parte alla tradizione del fare, dall'altra a quelle certezze che sempre regala la terra. Un lavoro davvero poetico, metaforico e molto riuscito". L'opera è stata realizzata in collaborazione con il carpentiere Klaus Santifaller.
Nasce pittore eppure il milanese Velasco Vitali dimostra un'abilità riconosciuta anche nella scultura e nell'installazione. I suoi branchi di cani sono diventati una delle immagini più immediatamente riconoscibili nell'arte italiana di questi anni e diversi suoi interventi sono stati posizionati in contesti imprevisti, provocando talora uno spiazzamento e uno slittamento di significato. "Così, all'ingresso dell'area pedonale di Ortisei questa volta ha collocato una gigantesca mongolfiera in legno e ferro, in attesa di spiccare il volo, impossibilitata nel farlo dal peso e dalla mancanza di leggerezza. Aria, questo il titolo dell'opera, rimanda alle avventurose storie di Jules Verne e ai dipinti di Paul Delvaux, ispirati a loro volta ai personaggi dello scrittore francese, ma l'evocazione più forte è quella dell'Albatro nella poesia di Charles Baudelaire e della tragedia che soggiace all'impossibilità del volo: maestoso ed elegante in cielo, goffo e pesante sulla terra" spiega Beatrice. Il pallone della mongolfiera è stato realizzato in collaborazione con Luca Moroder, falegname di Ortisei, e con la ditta 3dWood, che ha messo a disposizione una tecnologia di elaborazione 3d; le corde in ferro sono opera del fabbro artista Laurenz Stockner con l'architetto Igor Comploj e lo statico Simon Neulichedl.
Chi invece mantiene solido il legame con la figurazione è Bruno Walpoth, che allestisce all'inizio del percorso di cinque sculture un grande busto in legno tagliato a metà e svuotato al suo interno. "È questa l'opera forse più immediatamente comprensibile, ma niente affatto semplice nelle sue intenzioni - continua il curatore della Biennale - Walpoth è un attento osservatore della natura umana, entra nella psicologia dei suoi personaggi che risultano come dei giganteschi doppi se confrontati con le nostre reali dimensioni. La sua scultura mette in scena dunque una visione ribaltata, è lei a osservarci dalla piazza di Ortisei cercando di capire le nostre reazioni e i nostri pensieri, come se fossimo noi i moderni Gulliver, instancabili viaggiatori d'arte". Anche Walpoth, si è avvalso della nuova tecnologia della ditta 3dwood e dell'esperienza di Luca Moroder, che ha assemblato il grande cubo di legno da cui si è partiti per la realizzazione dell'opera.
 
Per informazioni
Associazione Turistica di Ortisei
Str. Rezia 1, 39046 Ortisei
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