Che cosa rappresenta lo studio per un artista? Un rifugio, un laboratorio, un luogo del pensare e del fare? E come provare a descrivere uno spazio che registra le tracce della creazione, il faticoso processo che porta dalla potenza all'atto, dalla mano all'opera? È un compito, almeno a prima vista, impossibile (...)

Segue il secondo servizio con l'intervista a Chiara Castagna e le foto del suo studio.

Il tema dello “studio d'artista” è sicuramente coinvolgente e, per certi versi, intrigante. Anche se oggi sembra avere un sapore quasi ottocentesco. Gli artisti più giovani infatti non hanno più un vero e proprio studio e non accarezzano nemmeno lontanamente l’idea romantica di averne uno. Per loro l’arte la si può fare ovunque, in una dimensione senza limiti: senza il peso di nozioni come tempo, spazio, pareti, tele, colori. Essa è qualcosa di fluido, mercuriale, imprevedibile.
L’idea stessa di libertà creativa anzi viene esaltata, portata al massimo delle proprie possibilità, quando l’artista ha il coraggio di uscire dal suo atelier o la “fortuna” di non averne uno.
Io ho sempre lavorato, con e senza studio, praticamente dappertutto. Anche se capisco che per alcuni collezionisti vedere che l’artista ha uno studio è quasi una garanzia di professionalità e di rigore operativo. Ma è un discorso più economico che estetico (o

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Che cosa rappresenta lo studio per un artista? Un rifugio, un laboratorio, un luogo del pensare e del fare? E come provare a descrivere uno spazio che registra le tracce della creazione, il faticoso processo che porta dalla potenza all'atto, dalla mano all'opera? È un compito, almeno a prima vista, impossibile (...)

Segue il primo servizio con l'intervista ad Andrea Facco e le foto del suo studio.

"Le stanze in cui nascono le opere dell’arte sono da sempre considerate una residenza del mistero. Luogo di rivelazioni e disvelamenti, lo studio diventa il testimone muto d’apprendistati estetici e tramandi culturali. In esso si ha sensazione di respirare in un territorio sospeso nel tempo e in un'atmosfera di ordine al limite del caos. Vi aleggia una tensione mista a calma e uno strano clima d’ozio febbrile.
Nell’atelier, che è per eccellenza il luogo intimo della creatività, si vivono momenti differenti dettati dalle necessità lavorative: è pure luogo d’incontro, di scambio, di passaggio, dove gli ospiti possono entrare nel cuore stesso della ricerca.

Naturalmente la scelta dello spazio va di pari passo con le esigenze del proprio lavoro, lo spazio deve dare la possibilità di affrontare qualsiasi nuovo progetto. Così, nel mio caso, amando anche dipingere quadri di grandi dimensioni ho sempre cercato ampi spazi, come

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