UN MOSAICO DI STORIE D’EMIGRAZIONE DALLA LESSINIA AL MONDO

MERCOLEDI’ 6 DICEMBRE, ALLE ORE 17,30
PRESSO LA CAMERA DI COMMERCIO

VERRA’ PRESENTATO LO SPETTACOLO  TRATTO DAL LIBRO OMONIMO DI RAFFAELLO CANTERI CIERRE EDIZIONI 2006.


 


RECITAL DI WALTER PERARO

MUSICHE: ACOUSTIC DUO CON ANTONIO CANTERI E STEFANO BERSAN

SARA’ PRESENTE L’AUTORE

INTRODURRA’ GIUSEPPE RICCARDO CENI

PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE VERONESI NEL MONDO

 

Lo spettacolo in questione è molto bello, sotto tutti i punti di vista, e invitiamo tutti coloro che ne hanno la possibilità a partecipare al recital, ne vale la pena. Ma vale la pena anche la lettura de “Il ponte sugli oceani”, che Raffaello Canteri ha scritto per la collana Percorsi della Memoria della Cierre Edizioni (246 pagine, 12,50 euro).

E’ una lettura ricchissima di suggestioni e di emozioni, che alla rigorosa ricerca storica (negli archivi comunali e parrocchiali, nei colloqui con i discendenti, alcuni rintracciati direttamente, altri grazie al “filò via internet” che pare quasi una nemesi delle incommensurabili distanze di un tempo, vere e proprie barriere geografiche e temporali che dilatavano di mesi o addirittura anni dialoghi e notizie attraverso l’oceano, appunto) mescola una voce – quella degli eroici protagonisti dell’emigrazione filtrata dalla particolare sensibilita’ dell’autore – lirica e appassionata, ora dolente ora gioiosa, che rende il mosaico di eventi palpabile ed emozionante come un’esperienza vissuta quasi in diretta.

Forse perché Canteri, nato a Montorio - da alcuni anni ha scelto di vivere in Lessinia, a Cerro Veronese – si è da tempo calato con spirito quasi da missionario nello studio e nell’indagine delle sue radici (Cantero, del resto, si chiama una contrada di Roveré, il comune lessinico da dove parte tutto il reticolo di vicende di emigrazione che sorregge questo “Ponte sugli oceani”).

Spiega, l’autore, che la spinta decisiva a percorrere a sua volta, - naturalmente con la penna e prim’ancora con le orecchie attente, curiose e ben aperte – questa rete di viaggi intercontinentali (il Sudamerica, gli Stati Uniti, la Francia, l’Australia) gli è venuta da una mail ricevuta da una Silmara Canteri da Ivaiporà, Brasile, Stato del Paranà, desiderosa di informazioni sulle comuni origini veronesi.

“La comunità dei lessinesi nel mondo – scrive Canteri nel capitolo finale Filò in Internet – cresceva di giorno in giorno. Ero orgoglioso di questo. E del fatto che Silmara lavorasse come segretaria in una compagnia di consulenza aziendale in Rua Josè Canteri, fundador de Ivaiporà.

Ero orgoglioso della mia gente”. Ma l’orgoglio non era destinato a rimanere un fatto privato, limitato alla cerchia familiare. Riguardava l’orgoglio di appartenere a tutto un mondo abituato da sempre a lottare contro le avversità della vita, e che per quasi un secolo, dalla metà dell’800 fino a quella del ‘900, era stato costretto ad abbandonare il proprio secolare habitat (a volte anche per voglia d’avventura, e a volte ritornandoci, magari per ripartire qualche anno dopo) alla volta del Brasile o del Nuovo Galles australiano, delle miniere della Pennsylvania o di quelle della Lorena, al confine tra Francia e Germania.

Ecco, dunque, il primo obiettivo del libro: “Dobbiamo restituire dignità a questi uomini. Per molti anni aveva prevalso la volontà di rimuovere, di dimenticare. L’Italia del miracolo economico e del benessere non aveva voluto fare i conti con il proprio passato. Le storie tristi di famiglia era meglio rimuoverle. Ora era venuto il tempo di conoscere e riconoscere”. La sentita necessità, dunque, di riparare a un ‘buco’ di cento e più anni. Ma un modo, anche, di far luce su un passato per capire presente e futuro, per “scoprire la bellezza infinita dei toni dissonanti che compongono la musica delle anime del mondo”. Chi vuol intendere intende.

Dal “Ponte sugli oceani”, dicevamo, passano centinaia di nomi (tanto che non è facile, talvolta, ricordarsi ordini genealogici e di parentele) e di vicende, molto spesso tragiche (oggi impressiona, forse più di qualsiasi altra cosa, il tasso di mortalità infantile che caratterizzava questo mondo pre-penicillina, con malattie quasi sempre causate dalle condizioni insane di vita imposte dalla miseria), spesso toccate dalla poesia profonda che in qualche maniera riscatta, valorizza, rende persino immortale la sofferenza.

Sono tante le pagine memorabili di questo commosso e partecipe flash-back, oltre tutto caratterizzato da un linguaggio innovativo (e al tempo stesso arcaico) che mescola come in un naturale flusso di coscienza dialetto e parole francesi, inglesi, spagnole, portoghesi.

Come se l’autore riuscisse senza fatica ad immedesimarsi in quegli uomini e quelle donne costretti a confrontarsi – ovviamente senza la facile cognizione di causa che oggi ci viene permessa dalla Rete e comunque dall’ipercomunicazione – con genti e strade sconosciute, per dirla come una vecchia canzone di Sergio Endrigo. Tutto doveva apparire grande e minaccioso, oscuro e pericoloso, come forse anche la Lessinia, nei tempi antichi, appariva ai suoi abitanti e ai Cimbri che vi erano arrivati nel Tredicesimo Secolo. “Gli pesavano le distanze, questo sì.

Perché la Merica non è come l’Arzare che quando sei nei campi ti basta dar su con la voce per farti sentire da tutti della contrada e anche da quelli che stanno catàndo su il fieno al Maso e ai Comparoni e se per caso succede una disgrassia la sanno in dieci minuti anche ai Garonzi e a Cantero e sulla Piazza. In Merica le distanze si misurano in ore di mulo, anche da un’abitazione a un’altra di parenti. E la notte sei solo come un cane e non ti resta che guardare le stelle e ascoltare il rumore della foresta e buttarti a dormire”.  

Nella foto l'Acoustic Duo, protagonista dello spettacolo "Il ponte
sugli oceani", insieme alla cantante americana Corinne Malone




Data inizio: 01-12-2006
Data fine: 06-12-2006
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