dal 13 al 18 marzo al Teatro Nuovo alle 20.45

Le voci dentro
di EdoardoDe Filippo
, regia di Francesco Rosi, protagonista Luca De Filippo



ottavo e ultimo appuntamento col Grande Teatro, la stagione di prosa organizzata dall’Assessorato allo Spettacolo del Comune di Verona in collaborazione con Arteven e con la Fondazione Atlantide. In scena ”Le voci di dentro” di Eduardo De Filippo raccontate da uno straordinario regista teatrale e cinematografico qual è Francesco Rosi e con, protagonista, Luca De Filippo nei panni di Alberto Saporito.

Continua così il sodalizio tra Luca De Filippo e Francesco Rosi dopo il successo di “Napoli milionaria!” che per tre stagioni consecutive ha attraversato in lungo e in largo tutta l’Italia.

Scritta nel 1948, quando ormai gli echi della guerra e le speranze di una rinascita morale all’insegna di quei valori che per Eduardo erano sacri – la famiglia, il rispetto reciproco, la fiducia nell’uomo come persona al di là del suo stato economico e sociale – si vanno attenuando, “Le voci di dentro” è una delle commedie più amare e più inquietanti del teatro eduardiano, un’acuta riflessione sull’uomo e sulle sue meschinità.

Regista e protagonista sono d’accordo nel definire quest’opera come emblematica di “quel filone del fantastico eduardiano con l’ambiguo rapporto tra sogno e realtà, che esprime profondamente gli umori del suo tempo, di un Paese scosso nel sistema di valori, poco fiducioso in un’autentica rinascita, come se gli orrori della guerra, ancorché finita, avessero contaminato la coscienza delle persone”.

Così se in “Napoli milionaria!” la proverbiale frase “Ha da passà ‘a nuttata” lasciava aperta la strada alla speranza, qui zio Pasquale, che ha smesso di parlare perché nessuno ormai lo ascoltava più e si esprime solo a “viezzi”, conclude – prima di chiudersi nel suo definitivo silenzio – che “l’uomo è libero solo di morire”. Cosa che lui puntualmente farà in assoluta tranquillità, ancora una volta in silenzio.

Per Rosi questa “tarantella in tre atti”, come amava chiamarla il suo autore, è “di una sconcertante attualità” e potrebbe inserirsi senza sforzo in uno dei tanti fatti di cronaca quotidiana se la poesia di Eduardo non la trattenesse continuamente librata tra realismo e surrealismo, trasformando una sorta di thriller in un «racconto fantastico, sospeso tra sogno e realtà, per invitare ogni essere umano ad ascoltare la propria voce di dentro, la voce della propria coscienza», come appunto voleva Eduardo.

La scenografia (di Enrico Job) rappresenta il deposito di mobili dei fratelli Saporito con centinaia di sedie ammassate in improbabili cataste, sghembe e pericolanti, che ben si adattano allo stato d’animo del protagonista, stordito, disorientato, in perenne bilico tra una visione onirica (il suo sogno o le sue fantasiose visioni) e l’impatto crudo con una realtà umana che lo lascia sbigottito e incredulo: la malvagità dei suoi vicini che arriveranno a progettare un delitto per coprirne uno solo immaginario… ma anche la volgare rapacità del fratello dopo la morte di zio Pasquale.

La storia, semplice e complicata a un tempo, è solo un supporto a quello che l’autore vuole trasmettere e che nasce e si precisa nelle “voci di dentro” dei vari personaggi, primo fra tutti il protagonista, Alberto Saporito, vittima di uno strano sogno.

Alberto, ossessionato dalla presenza delle anime dei morti, ha infatti una visione-rivelazione: l’amico Aniello sarebbe stato attirato in casa dai vicini, i Cimmaruta, che lo avrebbero poi ucciso. I Cimmaruta vengono denunciati, arrestati e subito rilasciati per mancanza di prove e dell’”habeas corpus”, del cadavere della supposta vittima.

Ma la tensione all’interno della numerosa famiglia Cimmaruta cresce al punto da indurli a progettare tutti insieme un delitto di cui poi accusare Alberto Saporito che viene così denunciato e incarcerato. Disgustato dai sordidi maneggi dei vicini, Alberto si difende e permette ai carabinieri di ritrovare la supposta vittima, Aniello Amitrano, sano e salvo e in buona salute. Assassinio non c’è stato dunque, ma un reato altrettanto grave è stato commesso all’interno della famiglia Cimmaruta: è stata uccisa la fiducia reciproca che, sembra dire tra le righe amaramente Eduardo, è alla base del senso stesso di famiglia e di civiltà.

Con Luca De Filippo saranno sul palco nei ruoli principali: Antonella Morea (Rosa Cimmaruta), Gigi Savoia (Pasquale Cimmaruta), Marco Manchisi (Carlo Saporito), e Carolina Rosi (Matilde, moglie di Pasquale). Accanto a loro, Anna Moriello, Matteo Salsano, Matteo Mauriello, Chiara de Crescenzo, Giovanni Allocca, Giuseppe Rispoli, Francesco Di Leva e Stefania Guida.

Dopo la “prima” di martedì13, lo spettacolo (che è reduce da un grande successo al “Piccolo” di Milano) sarà replicato tutte le sere alle 20.45 fino a sabato 17 marzo. L’ultima replica, domenica 18 marzo, è invece alle ore 16.

Giovedì 15 marzo alle ore 17  Luca De Filippo incontrerà il pubblico nel foyer del Teatro Nuovo. L’ingresso è libero.

Servizio biglietteria al Teatro Nuovo (tel. 0458006100). Biglietti anche tramite circuito UNITICKET (numero verde sportelli Unicredit Banca abilitati 800323285), CALL CENTER (tel. 899111178) e BOX OFFICE, via Pallone12/a, tel. 899199057. Biglietti on line su www.comune.verona.it e su www.geticket.it. Prezzi da 24 a 9 euro.

Il Grande Teatro si avvale del contributo della Provincia di Verona e di Unicredit Banca d’Impresa.

nella foto Luca De Filippo foto Antonella Anti Studio Click

 




Data inizio: 11-03-2007
Data fine: 18-03-2007
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