Repliche fino a domenica 11 novembre.

Servizio biglietteria al Teatro Nuovo, tel 0458006100, prezzi da 24 a 9 euro.

 

«Marco Paolini è un attore che possiede la dote unica di lasciarsi investire e permeare da tutto quello che esce in forma di parole e di gesti dal proprio corpo, usando tutte le vie di comunicazione del corpo medesimo che diventa cosmo: gli occhi, le mani, la pelle, la bocca, una smorfia, uno sguardo, un piede che si muove così, un passo fatto cosà». Questo, in estrema sintesi, il teatro di Marco Paolini che martedì 6 novembre alle ore 20.45 al Teatro Nuovo inaugurerà, insieme ai Mercanti di Liquore, la stagione 2007-8 del Grande Teatro con “Miserabili - Io e Margaret Thatcher”. Reduce dal grande successo riscosso in diretta su La7 col “Sergente nella neve”, Paolini torna a Verona come “l’attore – ha sottolineato un critico – che da solo è riuscito a decretare la fine del teatro borghese”. Si è detto e si è scritto tanto su questo straordinario personaggio capace di sconvolgere tutti i canoni teatrali arrivando sempre in punta di piedi, senza altro mezzo espressivo che il suo corpo e la sua voce, sempre con tante cose da dire, immerso in una realtà che sfiora il surreale, parlando senza fretta, senza intonazioni forzate, come raccontasse una storia a un amico, con una semplicità fatta di silenzi e di suoni che, insieme, sembrano rispondere a una musica che gli canta dentro, accentuando lo spessore di ogni parola e rendendola, nel contempo, leggera, quasi imponderabile. Riferendoci in particolare a questi “Miserabili” tanto attesi a Verona, ecco uno dei tanti commenti sullo spettacolo collezionati nei mesi scorsi su testate nazionali. «Ci pare di poter riconoscere tre protagonisti sulla scena. I Miserabili, appunto, ovvero tutti noi: noi che elemosiniamo un lavoro all’ennesima agenzia interinale, noi che se siamo ricchi pensiamo ad accumular ricchezza e ci dimentichiamo di vivere, noi che esportiamo coraggio italiano nelle guerre di altri per sedere al tavolo dei potenti, noi che torniamo dall’ufficio, mangiamo una pizza scongelata e ci addormentiamo davanti alla tv con il tailleur ancora addosso. Poi c’è l’”Io”, quell’Io del sottotitolo, un Io che è ancora capace di ragionare nella melma che tutto ingloba. Io è lo stimolo al pensiero che si vuole rivendicare libero e superiore alle miserie del mondo. Io è la linfa vitale dello spettacolo, è la voce di Paolini che rimprovera “il tempo è denaro, ma il denaro non è tempo”… E infine c’è lei, Margaret Thatcher, “con la bocca di Jeanne Moreau e gli occhi di Caligola”, che è il simbolo del capitalismo sfrenato, di tutto il marciume economico e sociale della deriva del dio denaro».

Con quest’opera Paolini ripropone le proprie riflessioni ad alta voce, quasi a voler scrivere un altro capitolo dei suoi “album” partendo dalle note dolci-amare delle avventure del giovane Nicola, il suo ormai storico alter ego. Ma, scavando nella memoria e nelle ragioni di un momento storico (che per quanto veloce non è ancora consumato) finisce con l’allargare la sua visuale a un orizzonte più ampio e denso di problematiche.

Si potrebbe dire che, se gli “album” erano in bianco e nero, i Miserabili sono a colori. E se i personaggi degli “album” erano “poaréti”, qui invece siamo tutti diventati uomini della miseria. Per quanto sembri impossibile, si può aggiungere a Miserabili l’aggettivo “divertente”. Ed è proprio questa la grande magia di Paolini, quella che aveva fatto commentare, con malinconico stupore a Rigoni Stern, la prima volta che vide il suo “Sergente” messo in scena dall’attore bellunese: “Ma noi, allora, non ridevamo…”.

Miserabili sì dunque, ma capaci ancora di ridere e di divertirsi in due ore di teatro che corrono veloci, perché le parole, anche le più crude, si fanno lievi, leggere, sottolineate come sono dalle musiche e dalle belle canzoni dei “Mercanti di Liquore”.

nella foto Marco Paolini in un momento con il  pubblico  nel foyer del Teatro Nuovo

foto Antonella Anti





Data inizio: 05-11-2007
Data fine: 11-11-2007
powered by social2s