lunedì 30 novembre 2009 ore 15.00
Aula Magna della Facoltà di Medicina dell’Università di Verona
Con questa spedizione, che ha coinvolto medici e ricercatori da ogni parte di Italia, si è voluto completare un progetto multidiciplinare dell’Università di Bologna, sullo studio etnolinguistico e il sostegno umanitario di un popolo asiatico che vive ai margini della civilità moderna, nel cuore della catena montuosa del Caucaso. Si tratta di un'etnia iranica di antichissima tradizione, che parla ancora una lingua che si credeva scomparsa, attestata altrimenti solo in manoscritti dell'VIII secolo d. C. (la lingua è il il sogdiano, lingua franca della via della seta tra il V e il VII secolo d. C. ). La popolazione prende il nome dal fiume Yaghnob, che attraversa la valle su cui si stanziano, a molte ore di viaggio uno dall'altro, 16 villaggi. Oggetto principale di studio i nuclei di alta montagna, le cui tradizioni si sono conservate pressoché inalterate.
Gli yaghnobi sono, da tre anni, oggetto di studio da parte dell' èquipe universitaria coordinata dal prof. Antonio Panaino, docente di Filologia Iranica alla Facoltà di Conservazione dei Beni Cuturali di Bologna, e grande esperto di cultura orientale. L'ultima spedizione ha completato un mosaico che porta alla luce un popolo con abitudini arcaiche di tutto rispetto, che, tuttavia, incrementano il rischio, per il medesimo, di essere relegato sempre più ai margini della civiltà moderna. La carenza di un'assistenza medica adeguata, dovuta ai limiti geografici e alla cultura gelosamente custodita di questo popolo “d'altri tempi”, ha mosso la comunità italiana di medici e antropologi a intervenire, anche con campagne formative, su alcuni membri della popolazione autoctona. Si tratta di interventi che pur nel rispetto delle tradizioni delle comunità iraniche, vogliono introdurre quelle conoscenze mediche rudimentali, necessarie per far fronte ai casi di emergenza, come l'alta mortalità infantile. Inoltre, sul posto, i ricercatori hanno organizzato una piccola farmacia, che, oltre a somministrare alcuni preparati della medicina ordinaria, costituisce già un punto di ascolto, accoglienza e studio, e fornisce alla comunità iranica nuovi strumenti di difesa e di evoluzione.
L'esperienza più significativa è senza dubbio quella della giovane Linde, la studentessa del Maffei coinvolta nelle ricerche, giunta in cima alla montagna più alta, percorrendo nevai e scalando impervi dirupi. Anche lei ha aiutato l'equipe universitaria a raccogliere testimonianze sulla tradizione di questo popolo, curare i malati, cercare tracce di antichi insediamenti. Un esempio senza precedenti per tutti i compagni di scuola che lunedì andranno a sentirla, accompagnati dalla prof.ssa Cristina Benedetti, che ha incentivato il coinvolgimento degli studenti del Liceo Classico anche al fine di aiutarli ad orientarsi nei successivi interessi universitari .
Il dott. Fabio Lugoboni testimonierà l'uso delle sostanze ad attività stimolante dell sistema nervoso, ancora oggi diffuse nella comunità, mentre il dott. David Di Mattia, chirurgo, parlerà del problema sanitario nella Valle, dove non esistono ambulatori né assistenza medica. Altri testimoni della mission, due medici della CRI, Fabrizio Missana e Sandra Mondini, che presenteranno un video-documentario da loro realizzato e vincitore del premio Bruce Chatwin 2008.
Un'esperienza umana e professionale quella del dott. Paolo Delaini: “La mia esperienza di farmacista in Tajikistan”, dichiara Delaini, “è legata allo studio di piante della farmacopea tradizionale locale, rimedi che da secoli vengono usati per curarsi in un luogo che non ha mai conosciuto la medicina occidentale”. Nel corso della sua relazione saranno presentati anche i dati sul rapporto tra la lingua locale, lo yaghnobi, e i termini per indicare le piante ad effetto terapeutico.
Un ventaglio di testimonianze che arricchirà la cultura occidentale e Veronese. Presenti anche il dott. Paolo Ognibene, caucasologo, con un intervento di interesse altamente storico, e il prof. Anotnio Panaino, che illustrerà più approfonditamente il progetto nella veste di iranista.
Per il prossimo anno già è previsto un ritorno in questa terra remota, per completare il progetto genetico di studio sul DNA mitocondriale della popolazione yaghnobi. Lo studio ha dato interessanti risultati e ha già ricevuto, dalla Società Italiana di Antropologia, il primo premio nella sezione di antropologia molecolare.
Durante la conferenza sarà presentato il volume Sulla punta di uno spillo, edito da Mimesis, a cura di Gian Pietro Basello, Daniele Guizzo e Paolo Ognibene- tutti specialisti e protagonisti della missione – contenente un lavoro monografico di Antonio Panaino sugli scopi scientifici e umanitari del progetto e sulla storia degli studi condotti sul popolo yaghnobi e la sua lingua.
Data inizio: 28-11-2009
Data fine: 30-11-2009