Verdi incontrò Aida nel maggio del 1870, quando Camille Du Locle, autore del libretto del Don Carlos (1867) e neodirettore della parigina Opéra-Comique, gli spedì un soggetto egiziano ricevuto da Auguste Mariette. L'egittologo francese, al Cairo per una missione archeologica voluta da Napoleone III, aveva stretto relazioni diplomatiche e insieme amichevoli con Ismail pascià, Khedive d'Egitto, che nel novembre del 1869 aveva potuto realizzare due grandi sogni: aprire il Canale di Suez e inaugurare un teatro d'opera degno delle più importanti città europee. Per la 'prima' aveva scelto un'opera e un direttore italiani, Rigoletto ed Emanuele Muzio, ma ora desiderava dare al suo pubblico 'un'opera nazionale'. Al Cairo era però impossibile un connubio tra l'eredità etnica locale e la tradizione musicale colta, così come avveniva a Budapest o a Praga, e il Khedive ripiegò su una favola che affondasse le radici nell'Egitto antico. Le sue ambizioni erano elevate e si occupò personalmente della stesura di un 'programma' da sottoporre in primo luogo a Verdi e poi, in caso di rifiuto, a Gounod oppure a Wagner. Da tempo Verdi cercava un soggetto cui appassionarsi, e quello inviatogli da Du Locle gli sembrò subito attraente: «È ben fatto - rispose il 26 maggio - è splendido di mise en scene , e vi sono due o tre situazioni, se non nuovissime, certamente molto belle. Ma chi l'ha fatto? Vi è là dentro una mano esperta, abituata a fare, e che conosce molto bene il teatro».
Chi ne sia l'autore rimarrà forse per sempre un mistero, nonostante Du Locle (non estraneo al progetto) si fosse affrettato a precisare che era «opera del viceré e di Mariette Bey» e che nessun altro vi aveva messo mano. Definite le «condizioni pecuniarie» (150.000 franchi da versare alla banca Rothschild di Parigi) Verdi si mise al lavoro e in breve tempo trasformò un soggetto non privo di suggestioni, ma inerte, in un testo ricco di verità drammatica e di intensità emotiva. Su suggerimento di Giulio Ricordi chiamò quindi Antonio Ghislanzoni, con cui l'anno precedente aveva riveduto La forza del destino , a elaborare il libretto, sotto la sua diretta sorveglianza. L'apporto del musicista fu, come sempre, sostanziale e proprio nel carteggio relativo ad Aida , in una lettera all'editore, si trova la prima riflessione su quella «parola scenica» destinata a diventare un punto centrale nella riflessione su Verdi. L'esordio, programmato per il gennaio 1871, dovette essere rimandato: la guerra franco-prussiana isolò Parigi dal resto del mondo e impedì che le scene e i costumi, realizzati nella capitale, raggiungessero Il Cairo in tempo utile. Verdi ebbe così a disposizione un altro anno per limare libretto e partitura e per approfondire questioni storico-filologiche prima di andare in scena trionfalmente la vigilia di Natale del 1871, con Antonietta Anastasi-Pozzoni (Aida), Eleonora Grassi (Amneris), Pietro Mongini (Radamès), Francesco Steller (Amonasro) diretti da Giovanni Bottesini. Il battesimo italiano avvenne alla Scala l'8 febbraio del 1872, con la direzione di Franco Faccio e, tra i cantanti, Teresa Stolz (Aida), Maria Waldmann (Amneris), Giuseppe Francelli (Radamès), Francesco Pandolfini (Amonasro): dal pubblico 32 chiamate in palcoscenico per l'autore, dalla critica consensi con qualche riserva. Rappresentato a Buenos Aires e a New York nel 1873, a Vienna e a Berlino nel 1874, a Londra nel 1876, a Parigi nel 1880 (con l'ampliamento delle danze), questo singolare grand-opéra italiano è una delle opere più eseguite nei teatri del mondo. (fonte: http://www.myword.it/opera/dictionary/25)
Opera in quattro atti di Giuseppe Verdi su libretto di Antonio Ghislanzoni. L'Aida inaugurò la prima edizione del Festival Lirico dell'Arena di Verona ed è l'opera di Verdi più legata all'anfiteatro veronese, particolarmente adatto alla sua rappresentazione.Direttore: Daniel Oren - Regista: Gianfranco de Bosio - Coreografia: Susanna Egri
ATTO I
ATTO II
ATTO III
ATTO IV
Amneris desidera salvare Radamès ma lui la respinge. Il suo processo ha luogo fuori dal palcoscenico; egli non parla in propria difesa, mentre Amneris, che rimane sul palco, si appella ai sacerdoti affinché gli mostrino pietà. Radamès è condannato a morte per tradimento e sarà sepolto vivo. Amneris maledice i sacerdoti mentre Radamès viene portato via.
Scena II: L'interno del tempio di Vulcano e la tomba di Radamès;
La scena è divisa in due piani: il piano superiore rappresenta l'interno del tempio splendente d'oro e di luce, il piano inferiore un sotterraneo. Aida si è nascosta nella cripta per morire con Radamès. I due amanti accettano il loro terribile destino, dicono addio al mondo e alle sue pene aspettando l'alba. Amneris piange e prega sopra la loro tomba durante le cerimonie religiose e la danza di gioia delle sacerdotesse.