Ensemble__in_Propellers_2013_production_of_The_Taming_of_the_Shrew._Credit_Manuel_Harlan-146_rConclusa la serie delle prime nazionali, il Festival Shakespeariano giunge al termine con un'ospite d'eccezione: la Propeller Theatre Company, nata nel 1990 e considerata ad oggi la migliore interprete delle opere di William Shakespeare.

Sul palco, una Bisbetica domata recitata da soli uomini, proprio come nella migliore tradizione del teatro inglese del cinque-seicento: ma la messa in scena, ovviamente, spicca per originalità, ironia e potenza fisica. E pur nella sua gustosissima inappropriatezza, lo spettacolo trasmette in maniera schietta e immediata una concezione del teatro che, forse, oggi va sempre più scomparendo.

La Propeller Company invita infatti a un approccio "totale" con l'opera rappresentata, coinvolgendo direttamente il pubblico già da prima dell'ingresso in scena. Difficile pure individuare un vero inizio, con gli attori che si aggirano nella platea e giocano più volte a rompere la finzione scenica. Nell'intervallo, poi, spazio alla musica da cantare tutti assieme, seduti a cavalcioni sul proscenio. L'intero spettacolo mantiene una forte caratura musicale, con intermezzi suonati live e un ritmo travolgente nei cambi scena, ma pure i dialoghi scorrono via attraverso tempi sincopati. La freschezza del testo shakespeariano si esprime in tutta la sua potenza metrica e linguistica, con sfumature che vanno dal flamenco fino a toccare ritmi rap.

È ovviamente una Bisbetica domata tutta in lingua originale, ma i sovratitoli in italiano risultano alla fine un puro elemento accessorio. Lo spettacolo resta infatti godibilissimo al di là del wit e dei giochi di parole (sempre geniali, e in molti casi pressoché intraducibili): tutti gli interpreti hanno già nella gestualità o nella semplice declamazione un'espressività diretta e coinvolgente. Una menzione particolare va poi riservata alla scelta di non servirsi di microfoni o amplificazioni, scelta coraggiosa in uno spazio aperto come il Teatro Romano, ma più che mai efficace nello stabilire un legame diretto e umano con il pubblico.

The taming of the shrew espone una storia fatta di inganni e di travestimenti, carica d'ironia e facezie. Ma come sempre avviene in Shakespeare, nulla può essere ridotto alla sua semplice apparenza. Il consueto espediente della mise en abyme, è qui portato alle sue estreme conseguenze, fino a mettere in dubbio la consistenza stessa della pièce. L'"addomesticamento" della sposa bisbetica è un esercizio di crudeltà, che si nutre pure di un malcelato maschilismo; ma alla fine del sogno di Christopher Sly, ogni elemento resta sospeso in una dimensione duplice, non pacificata. Come sottolinea il regista Edward Hall: "La nostra cultura indotta dai media ci chiede giudizi immediati su tutto. Shakespeare ci insegna a non farci catturare da questo vortice, ma a soffermarci a pensare prima di giudicare". Una lezione di etica quanto mai attuale, che ci giunge attraverso il "classico" per antonomasia della letteratura teatrale moderna.  Simone Rebora

The taming of the shrew (La bisbetica domata) di William Shakespeare
fino al 27 luglio al Teatro Romano di Verona
Propeller in associazione con The Touring Partnership
in collaborazione con Estate Teatrale Veronese
adattamento testo di Edward Hall e Roger Warren
regia Edward Hall
scene e costumi Michael Pavelka
luci Ben Ormerod
musica Propeller
suono David Gregory
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