i_ragazzi_irresistibili_2
dal 4 al  8 febbraio 2014 ore 20.45 
9 febbraio ore 16,00
 
Teatro Nuovo 
regia Marco Sciaccaluga
di Neil Simon 
con Eros Pagni e Tullio Solenghi
Teatro Stabile di Genov

Autore, opera e regia
Fu il regista Mike Nichols a convincere Neil Simon (1927) a finire la commedia I ragazzi irresistibili. Simon - come egli stesso confessa nel libro Questa volta è la mia vita - ne aveva redatte varie stesure con personaggi dalle sfumature diverse.

La terza versione, che aveva come protagonisti due attori comici, Willie e Al, che per anni avevano condiviso il palcoscenico, fu quella buona, quella che conquistò Nichols.

Sulla scia dell’entusiasmo e del “via libera” datogli dall’amico regista, Simon vinse le sue personali resistenze e si mise alacremente al lavoro per ultimare la commedia. Nichols aveva visto giusto: al debutto, nel dicembre del 1973, l’opera ottiene grandissimo successo tanto da approdare, due anni dopo, al cinema. Il film (che conserva il titolo originale The Sunshine Boys) è diretto da Herbert Ross e ha come protagonisti Walter Matthau e George Burns.

Vent’anni più tardi, nel 1995, I ragazzi irresistibili viene ripreso per la tivù con altri due grandi interpreti: Woody Allen e Peter Falk. La commedia appartiene al periodo in cui la critica americana iniziava a considerare Simon non solo “il re della risata” (appellativo che si era guadagnato ai tempi della Strana coppia) ma anche un vero e proprio autore teatrale. Un autore capace di coniugare commedia e dramma valorizzando la complessità umana dei personaggi e puntando sulla vivacità del dialogo, unanimemente ritenuto uno dei punti forti della sua scrittura. Rivalutato dalla critica a partire dagli anni Settanta, non è un caso che Neil Simon resti il commediografo contemporaneo più rappresentato a Broadway e nel mondo. Tra le sue opere A piedi nudi nel parco, Appartamento al Plaza, California suite e Invito a cena con delitto.

«Nei Ragazzi irresistibili - dice Marco Sciaccaluga - c’è sempre, al di là dell’indubbia brillantezza dei dialoghi, uno sguardo personale sull’uomo, sull’arte e sul teatro. C’è, cioè, quel retrogusto capace d’illuminare la condizione umana che appartiene a tutti i grandi comici. Nella commedia - prosegue - ci sono due mondi concentrici: da una parte c’è New York, la Grande Mela, che per Willie è sinonimo della vita stessa, mentre per Al, avvolto nella nebbia dell’Alzheimer, è come un fantasma della memoria. Dall’altra parte - conclude - c’è il grande mondo del teatro nel quale Willie e Al hanno trascorso tutta la loro esistenza».

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