nella foto Il Centro Internazionale di Fotografia (esterno)
foto Antonella Anti
La sua pittura, a tratti, così violenta e ricca di tensione in movimento, dà ampio spazio al linguaggio del colore, inteso come necessità interpretative delle forme astratte e, lo spazio nella tela, è raggiunto e organizzato secondo una sapiente disposizione dell’informe. “I colori che appaiono di volta in volta predominanti all’interno delle opere sembrano negare, ad uno sguardo più attento, la loro disposizione gerarchica, stratificandosi all’interno di un colorismo marcato, di ampio spettro che, di fatto, fa emergere l’uguaglianza dei rapporti cromatici. Il segno pittorico agisce sulla tela creando delle zone dove la tessitura cromospaziale non esclude interventi figurativi, così che
Dopo la collettiva Work in Progress la Galleria indaga il discorso sulla relazione tra individuo e ambiente con una personale dell’israeliano Assaf Gruber.
La mostra, dall’emblematico titolo “Privacy” (a cura di Elena Forin e Isin Olon), si vuole soffermare sulla relazione intima e personale con il proprio contesto, identificando lo spazio non come luogo fisico in quanto tale ma piuttosto come realtà identitaria privata e ricca di latenze che uniscono il singolo alla società.
Gruber in questo senso ci accompagna in un viaggio di scoperta dell’individuo a partire da un’opera (Home Alone) che svela una fragile ma copiosa sostanza intima umana di cui si trova traccia in episodi di senso differenti nelle altre opere esposte, che ne indagano la solitudine (Orly), la complessità delle esperienze tra società e individuo (Kikar Atarim) e la violenza in relazione al contesto esterno (Match Point, Manu and Dougie).
L’insieme che si viene a creare porta quindi all’identificazione di una mappa antropologica tanto universale quanto privata, in cui isolamento, tensione psicologica, incertezza, azione e legame sociale individuano il percorso di crescita dell’uomo moderno, che spogliato da Gruber delle proprie convinzioni, è lasciato libero di vivere il flusso delle proprie emozioni e delle situazioni in cui la vita lo pone.
In questa sua prima personale italiana
6 - 8 febbraio 2009
Elena de Ghantuz Cubbe con il suo fiabesco Mondo gatto
Il terzo appuntamento e terza edizione della rassegna WekEnd in mostra, che propone ogni mese un artista diverso nello spazio-tempo limitato a un fine settimana. Un universo delicato e fiabesco che dà spazio alla parte bambina di quest’artista romana, residente a Verona da oltre quaranta anni, che ha nel sangue un mix abbastanza insolito, con un nonno siriano e una nonna tedesca nel ramo paterno e un’intera generazione di romani doc in quella materna. Quando crea Elena libera quella parte bambina svincolata da pregiudizi ed aperta a recepire senza filtri le cose del mondo, mettendo da parte le mille sovrastrutture con cui la complessa civiltà occidentale costringe a fare i conti. Dopo Piccolo Bang, frammenti, mostra del 2007, Elena de Ghantuz Cubbe torna con nuovi lavori a confrontarsi con l’esigenza profonda di uscire, almeno tramite l’arte, dal nostro mondo e dalle sue storture, colorandolo e dandogli nuova forma, ma anche giocando con le proprie paure, questa volta legate innanzitutto alla drammatica situazione in cui versa l’ecosistema del pianeta terra, gravemente compromesso dalle azioni degli uomini degli ultimi 200 anni. Quello di un “Mondo gatto”, se vogliamo contrapposto al “mondo da cani” cui