Achille-Soardi20 aprile - 24 giugno 2012

Tempi incrociati

Dipingere un'opera finita, non semplicemente un bozzetto, all'aria aperta si è sviluppato in ritardo nell'arte: tubi pieghevoli di metallo, che incoraggiavano quest'evoluzione, sono stati inventati solo nel 1841. Eppure, entro la fine dell'ottocento la maggior parte dei pittori lavorava dentro il proprio studio. Era già molto tempo che perfino Monet ritoccava i suoi dipinti al chiuso...

Ma se hai iniziato l'attività come artista che dipingeva sui muri o altre superfici esterne, come puoi compiere questo spostamento dentro lo studio? Un pittore, per di più, che deve lavorare in fretta. L'invisibilità è essenziale per l'artista. Achille Soardi ci fornisce una possibile risposta.

Dentro il suo studio crea l'equivalente ai fatti del mondo esterno tramite l'impiego di graffiti, collage e materiali presi dalla quotidiana vita urbana; in più, lavora in quello che sembra un modo deliberatamente lento che riflette in modo convincente il lento scolorire, sbiadire e decadimento dello stesso mondo esterno. Inoltre, spesso lavora su grande scala: un altro, quasi letterale, rispecchiamento di ciò che troviamo fuori.

I risultati sono lavori solidi e tangibili che, però, non sono mai statici. In effetti, la vita delle strade è comunicata vivacemente e abilmente tramite la vitalità del suo tocco: non ha mai perso contatto con i suoi origini da graffitista né con la sua immersione nella cultura pop. Per "pop" non voglio dire Pop Art ma la cultura vibrante della musica rock, della moda, delle feste: in una parola, la cultura della gioventù. Inoltre, i quadri di Soardi sono sexy; non nel modo esplicito di Rotella, per esempio, ma nel modo in cui trasmettono la gioia di vivere e la seduzione del qui e ora: la vita contemporanea saltella sulle superfici delle sue opere. Ma dietro segni e arabeschi sta la realtà morente del tempo che passa. (Michael Haggerty)

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