Mercoledì, 22 Giugno 2016 08:31

"La pittura analitica". Quello che vorrei In evidenza

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Solo ora, dopo che la mostra è stata inaugurata e il catalogo stampato ("Gli anni della Pittura Analitica" al Palazzo della Gran Guardia , con un' appendice sulle esperienze nel Triveneto a Palazzo Bottagisio di Villafranca) si può affermare che è davvero una mostra "museale" e che potrebbe essere ospitata in prestigiosi Musei. E non unicamente in uno dei più bei Palazzi di Verona. Solo ora si può sostenere che è una "mostra storica", con importanti opere in cui la tela diventa il campo d'azione di una pratica del dipingere ridotta ad un fatto minimale, anonimo, ascetico. Naturalmente questa affermazione era anche il leit motiv sussurrato dai molti appassionati presenti all'inaugurazione.

Frequentando da veronese la realtà veronese, sempre piuttosto lontana dal contemporaneo, mi auguro che un nuovo pubblico locale approfitti della gratuità dell'accesso per vedere questa mostra. Vedere, lasciando fuori dal palazzo ogni idea preconcetta: di bello, di brutto, di facile, di espressivo. Vedere e rivedere. Magari leggere qualche pannello illustrativo o sfogliare il catalogo. L'importante sarebbe saper cogliere l'opportunità di "ascoltare la voce del silenzio", di essere lì, di fronte a lavori che sembrano affermare solo la propria esistenza, ma che segretamente ci parlano . La curiosità di capire e di approfondire può venire anche in seguito, anche a distanza di anni.

Spesso una mostra è pure l'opportunità di vedere la location dove essa è allestita. In questo caso il piano nobile del Palazzo della Gran Guardia. Lo si può ammirare nella sua totalità, senza le infrastrutture da cui spesso è invaso. Le opere di Pittura Analitica degli anni settanta dialogano con leggerezza con lo spazio. Vi si liberano dentro. Danzano con i muri.

Mi auguro che visitino la mostra soprattutto i giovani e i giovanissimi. Anche in gruppo, adesso che è finita la scuola. Quello che mi piacerebe è che ci fosse una sorta di "rispetto", anche se non si coglie pienamente il senso di queste opere d'arte. Certamente sarà difficile che accada quello è successo recentemente al Moma di San Francisco, dove i visitatori hanno scambiato per un'opera d'arte un paio di occhiali appoggiati sul pavimento. Qui non è richiesta una adorazione cieca (ed ottusa), ma solo tanta attenzione e un po' di meditazione. In fondo la verità è tutta lì in superficie.

"Quello che vorrei" è un semplice "Carpe Diem"

Letto 4406 volte Ultima modifica il Mercoledì, 28 Marzo 2018 08:28
Il Blog di Mara

"Parole e immagini" potrebbe essere il leitmotiv di questo blog. Parole perchè si tratta sempre di pensieri stringati, minimi, appuntati su eventi che ho vissuto o che mi hanno stimolato. Immagini, perchè quelle scelte sono in maggioranza “immagini” derivate dal mondo dell'arte contemporanea per tanti anni il mio ambiente lavorativo (presso Giancarlo Politi Editore). Un “mondo”, l'arte contemporanea, che è una delle passioni che condivido con mio marito Luigi Meneghelli (critico d'arte): un mondo fatto di immagini fisse e in movimento, di contaminazioni, di luoghi... di persone.

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