Tommaso Rossi Interzona. Uno spazio, a
Verona, viene dato per la cultura. Dire "un'eccezione alla regola" è un gentile
eufemismo. Come ci si sente nella posizione delle "mosche bianche"?
Interzona In realtà Interzona ha una storia, è stato costruito questo spazio. Non è stato un regalo dell'Amministrazione. Interzona, formata fin da subito coma Associazione, ha chiesto, seguendo l'iter necessario, lo spazio. L'ha risistemato a sue spese, ha organizzato eventi internazionali, parlo per quanto riguarda eventi nell'ambito della musica, ma non solo, del teatro, del cinema e delle arti visive. I fondatori erano circa una quarantina di persone, alcuni sono rimasti, altri sono andati via, altri ancora sono arrivati... nel frattempo si è costituita una credibilità... Interzona si è meritata questo spazio (dopo un anno e sette mesi di chiusura). Non solo quelli dell'Associazione hanno lottato per questo spazio, ma migliaia di persone condividono questo sogno: la serata conclusiva, il 28 maggio 2005, si è manifestato con la presenza il desiderio di avere questo spazio.
T.R. Chi sogna con voi? Dove vi radicate, in questo territorio?
I. I giovani, ma non solo. Questo non è un ghetto generazionale, ma un luogo di incontro dove persone, anche molto diverse, che amano una certa cultura, hanno trovato ascolto. Un bacino d'utenza fatto di gente che ha voglia di fare, voglia di partecipare, in questa città la nostra non era una scommessa vinta in partenza, ma per ora i risultati non mancano.
T.R. Quali le difficoltà?
I. A volte anche ascoltare non è facile, è difficile farsi ascoltare comunque...
T.R. Educare l'orecchio insieme alla voce! Interzona "incubatore di nuovi talenti" si legge nel vostro sito, www.izona.it, e questo ha una sua verità, ricordo che, ancora liceale, venivo a vedere la Societas Raffaello Sanzio piuttosto che Marcido Marcidoris e Famosa Mimosa o a sentire i Rachel's e questo ha sicuramente influito sulla mia formazione...
I. Portare a Verona cose che a Verona non arriverebbero mai, e così motivare e far conoscere, è un primo momento formativo, ma Interzona ha dato anche spazio ad alcune realtà giovanili, soprattutto in campo musicale. In rassegne come Futura Art gruppi veronesi, selezionate da una giuria composta da più soggetti (non solo noi!), hanno qui la possibilità di confrontarsi con un pubblico, il nostro, che è avvezzo a realtà internazionali... Futura Art è stata anche una rassegna di cortometraggi di giovani cineasti... Ovviamente noi ci facciamo garanti della qualità di ciò che passa per le nostre sale... è necessaria una certa consonanza, ma non si tratta di snobbismo, semplicemente ricerca di affiinità...
T.R. Avere un'identità è un lavoro in fieri, dunque?
I. E' necessario per porsi culturalmente in un certo ambito, dialogando con altre realtà, altre Associazioni veronesi. Intersezioni ad esempio, che è il festival di Interzona, non ha un nome casuale... Affiancare alle proposte musicali un altro tipo di eventi non è facile, mentre la musica ha un publico più trasversale per il teatro per esempio il discorso si fa più selettivo, soprattutto se fai un certo tipo di proposta... Ci poniamo comunque il problema di un ricambio generazionale: se è vero che gli anni Ottanta e Novanta sono stati un momento di forte innovazione è anche vero che ora trovare delle proposte nuove e valide non è facile, nella positiva contaminazione dei generi che caratterizza artisticamente questo momento storico alle volte è difficile selezionare un certo livello qualitativo...
T.R. Come finanziate il vostro lavoro?
I. Ci autofinanziamo quasi totalmente (le sovvenzioni sono state minime fino ad oggi), chi lavora qui agisce una sorta di volontariato... Per tornare al discorso formativo Interzona ha creato delle professionalità anche ad alti livelli, ma sono professionisti (dai tecnici agli organizzatori) che l'Associazione, oggi come oggi, non riesce a retribuire.
T.R. Come è stato il passaggio da un luogo all'altro?
I. Interzona inizialmente era molto caratterizzata dallo spazio, adesso invece... questo processo, che è partito per una forzatura "svincolarsi dal luogo", stiamo cercando di trasformarlo in un vantaggio. Aprire di più la prospettiva per quanto riguarda la programmazione, stiamo cercando di rimettere in discussione un po' le cose, si sono rimescolate le carte... Abbiamo cambiato, siamo in un luogo nuovo, ma il lavoro di presidio e salvaguardia che abbiamo portato avanti continua perchè nella ristrurrurazione abbiamo chiesto che un architetto dell'Associazione affiancasse l'ingegnere che ha seguito i lavori, il progetto di questo spazio è di Interzona.
T.R. Sempre sul vostro sito si trova una definizione di "nuovo publico", cosa si intende esattamente?
I. Interzona è un'Associazione, quindi chi viene qui non paga sempilcemente un biglietto, ma, associandosi, sottoscrive una serie di finalità, non è più un rapporto di fruitore passivo, si suppone che ci sia una sorta di interazione rispetto a quello che viene fatto, si aderisce ad un progetto e questo è testimoniato dal fatto che quando ha chiuso Interzona non è stata la solita triste storia veronese della chiusura di un cinema, di una libreria e la gente dice "vabbè, andrò in un altro posto". Si sente, è testimoniato, che il rapporto qui è diverso...
Ingresso al Magazzino 22 di via
Scuderlando, 4
(di fronte alla Chiesa di Santa Teresa)
Data inizio: 25-02-2007
Data fine: 30-03-2007