Sabato 10 e domenica 11 marzo 2007 - nel Compendio della Caserma d'Artiglieria di Porta Verona - si insedierà l'antico popolo dei Celti:

Bardi, guerrieri, artigiani animeranno il WEEK END CELTICO con il seguente programma:

sabato 10 alle ore 11.00 montaggio del campo e alle ore 14.30 conferenza storica.

seguirà l'esposizione di disegni ed illustrazioni, forgiatura di armi, creazione di armi da tiro degustazione di idromele.

Domenica 11 marzo si aggiungerà la Falconeria

 

Nel dettaglio i responsabili organizzativi assicurano che sarà  ricreato un piccolo “mercato” celtico in costume dove interverranno gli artigiani del tempo:

 

-         il fabbro che forgerà le armi (spade, falcate, ecc) ed esporrà i lavori da lui realizzati;

-         l’arcaia lavorerà sul posto illustrando le modalità di realizzazione di un arco da tiro con possibilità  di illustrare i rudimenti del “tiro istintivo”;

-         il Clan del Popolo Salasso si occuperà della degustazione dell’Idromele, la bevanda degli Dei: ne illustrerà le caratteristiche e gli usi sacri;

-         Il Clan Arianrhod si dedicherà al combattimento con la spada: ne illustrerà la tecnica e farà dimostrazioni;

-         Orso (Clan Arianrhod) illustrerà come si costruisce un bodhran;

-         Tairin, Tre Rocce e Stella si esibiranno in canto bardico accompagnato con l’arpa celtica;

-         Una pittrice esporrà disegni ed opere a tema celtico ed illustrerà come procedere all’invecchiamento e pittura su legno

-         sarà esposto abbigliamento celtico

-         rudimenti di falconeria

-         spiegazione di fusioni a cera persa e rudimenti della lavorazione della ceramica

 

IL CONTESTO STORICO

 

Segue un condensato della storia  del territorio veronese che gravita attorno al Benaco inerente l'epoca dei Celti.

a cura dall'Associazione  Culturale IRMINSUL  organizzatore dell'evento

 

Verso la fine del secondo millennio a.C. assistiamo alla risalita dei Tirreni, detti anche Etruschi o Rasenna, che si imposero rapidamente, soprattutto fra gli Umbri dell’Italia centrale, costituendo una grande Nazione federata in lucumonie che fino dal VI secolo a.C. estese dalla Toscana la sua potenza sull’alto Adriatico, Adria, Spina, Felsina e nella Val Padana.

 

Risalendo verso nord-ovest seguirono le strade fluviali: in questo modo  si intensificarono gli scambi commerciali e sulle sponde o nelle strette vicinanze di fiumi (Mincio, Lago di Garda e Adige) sorsero nuovi insediamenti.

 

Su queste vie di comunicazione fluviali gli Etruschi occuparono e fondarono nuovi empori come Mantova che fino ad età imperiale rimase uno dei loro centri maggiori in Italia settentrionale.

Gli etruschi si diffusero intorno al 500-350 a.C. con nuovi prodotti legati alla cultura e alla capacità di navigatori. In questa colonizzazione rivoluzionaria è coinvolta buona parte del Veronese come il Garda stesso.

La toponomastica gardesana ha evidenti richiami alla Toscana come: Toscolano, Cecina, ecc. Lo stesso Catullo consapevole della tradizione che faceva venire questo popolo dalla Lydia - in Asia Minore - chiama Lidie le cerule acque del Benaco.

Con questa civiltà che viene da sud, ricompare il rito dell’inumazione.

Più che uno scontro militare è un confronto commerciale e anche i Greci nel contempo arrivano a esportare, soprattutto vasi attici, attraverso i loro empori dislocati sul lago di Garda. Sicché Virgilio può affermare che la popolazione Mantovana (e gardesana) era composta di Umbri, di Etruschi e di Greci.

Ma, alla metà del primo sec. a.C., arriva dalla Galia nella pianura Padana, a varie ondate, una nuova cultura di Celti quelli della civiltà di La Tène che fissano la seconda età del ferro.

Quelle culture etruscoidi della pianura padana resistettero anche all’alleanza, sancita nel secondo sec. a.C., tra Roma e i Veneti e al conseguente estendersi del dominio romano. Un susseguirsi di culture di genti che dopo lo scontro bellico inevitabilmente scelsero l’integrazione e il sincretismo.

Il Garda rappresentò un luogo sacro soprattutto per le copiose acque calde che sgorgavano nelle vicinanze di quelle fresche, chiare e ubertose. Vicino al lago, e precisamente nell’attuale comune di Fumane, una grotta fu il rifugio e forse il tempio, sicuramente di una delle prime forme di religiosità di cui l’umanità abbia testimonianza. “Grotta dello Sciamano” nome inusuale dato a un luogo affascinante, dove fu reperita una figura stemperata in ocra che ci fa intravedere un uomo con un copricapo munito di corna che tiene nella mano sinistra una lepre e la destra alzata verso gli dei al cielo in segno di devozione, di preghiera e di offerta sacrificale. È uno dei primi esempi al mondo di religiosità: un momento fissato sulle pareti della grotta per sancire la necessità del sacro nell’uomo, il bisogno di comunicare con le divinità, di elevarsi verso il mistero dell’esistenza, ieri come oggi con la stessa intensità e con lo stesso rispetto.

 

 

 

 

 




Data inizio: 10-03-2007
Data fine: 11-03-2007
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