dal 21 aprile al 30 giugno 2007

personale di Giuseppe Rado dal titolo "From Pod to Pod"

a cura di Maurizio Sciaccaluga.

Senza darlo a vedere, la ricerca di Rado ha i modi e lo stile dello zapping televisivo, di quel fai-da-te che caratterizza oggi immagini e palinsesti televisivi. Anche l’artista s’è costruito il suo programma prendendo da dove meglio ha creduto e potuto e, di volta in volta, costruisce e assembla la storia e il finale che più gli aggrada. In fondo, come in quegli spezzoni interrotti lasciati sospesi dal correre frenetico del telecomando da un programma all’altro, nelle foto dell’artista manca un prima e manca un dopo, e questo prima e questo dopo, oltre che dalla fantasia degli spettatori, possono essere dati soltanto dalle altre immagini firmate e presentate dall’autore, sono rappresentati dagli antecedenti e dagli sviluppi della ricerca. Storie e vicende sincopate dunque, certo, trame a singhiozzo e surreali, ancor più certo, ma anche una libertà estrema nel dar sfogo all’immaginazione, nel cercare il sonno più sonno, lo sguardo più sguardo, l’eccezionalità più eccezionale. Giuseppe Rado è nato a Brindisi nel 1970, vive e lavora a Bologna.





Data inizio: 15-04-2007
Data fine: 30-06-2007
Orario: da Ma. a Sa. 15.30-19.30 lunedì e festivi
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Franco Fossi in mostra

dal 26 Maggio al 15 Giugno 2006
Galleria Piazza Erbe a Verona

Enigmatica, sfuggente, ironica, sensuale. Attorno all’indecifrabile figura della Gioconda di Leonardo si sono consumati i più incredibili tentativi di interpretazione, ricercando nel quadro rapporti matematici, geometrie occulte, riferimenti astrologici.
Da più di trent’anni Franco Fossi, evita ogni forma di indagine iconografica e si pone invece di fronte al capolavoro leonardesco come se esso fosse la fonte mitica, la memoria anchetipica a cui guardare per sviluppare una riflessione linguistica senza fine.
Così, nei vari dipinti che si susseguono nel corso del tempo (e di cui sono esposte in mostra una ventina di “exempla”) Fossi pare regredire al leggendario prototipo, quasi a volerlo penetrare o a isolarne porzioni, congetture formali, ipotesi grafiche. E’ lo stesso Franco Fossi ad affermarlo: “La mia vuole essere una ricerca simile a quella di uno scienziato: per questo taglio, sminuzzo, cancello l’immagine, la riduco a una struttura puntiforme, come quella data da una serie di pixel, o la tratto come fosse un pugno di creta, in cui affondare le dita, per meglio appropriarmene e farla mia”.
Si va dalla moltiplicazione dell’immagine, quasi fosse una sorta di accumulo di migliaia di esperienze o di sguardi, a riquadri che danno l’impressione di una trasformazione geologica, cosmica, in atto;

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26 novembre 2005 - 11 febbraio 2006

Trenta immagini appartenenti a quella corrente artistica e fotografica ottocentesca che prende il nome di Orientalismi, a confronto con i lavori di sette artisti contemporanei.

Le immagini antiche fanno parte di una collezione privata raccolta da un diplomatico italiano tra la fine del XIX secolo e gli inizi del XX: ritratti, paesaggi, barche, scene di vita quotidiana egiziana riprese da tre grandi protagonisti della fotografia di quel periodo, Felix Bonfils, Hippolyte Arnoux, i fratelli Zangaki. Preziose le rare immagini inerenti l'apertura del Canale di Suez. Si tratta di fotografie, rigorosamente in bianco e nero, stampate all'albumina, esposte accanto ai lavori di Gabriele Basilico, Luca Campigotto, Daniela Comani, Lynn Davis, Tarin Gartner, Shrin Neshat, Marco Zanta.

Gli artisti contemporanei presentano paesaggi e personaggi del vicino, medio ed estremo oriente e video come Pulse, di Shirin Neshat, tra le più conosciute artiste della scena contemporanea, dove il fuoco è puntato sulla condizione della donna nel mondo musulmano.

Una Beirut devastata dalla guerra, all'inizio degli anni novanta, è la protagonista delle immagini in bianco e nero di Gabriele Basilico, mentre un Israele ironico, solare e tranquillo è raccontato dalla giovane israeliana Tarin Gartner che ormai da qualche anno vive nel nostro paese.
Coloratissime e ipertecnologiche sono le immagini giapponesi di Marco

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 dal 28 aprile al 7 maggio

 
INAUGURAZIONE 28 APRILE  2007  ORE  18.00
 
Storie in fotogrammi di musicisti, scrittori russi, santi e banditi dipinte ad olio su tavole e tele.




Data inizio: 15-03-2007
Data fine: 07-05-2007
Orario: tutti i giorni dalle 10.00 alle 20.00
Luogo: Antico Arsenale Austriaco padiglione 20
Indirizzo: Piazza Arsenale, 8
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Inaugura venerdì 4 maggio alle 18.30

Circolo Pink di Verona, 

i lavori della giovane artista veronese Angela Turri, accompagnati dai testi di Leonardo Zanfretta. Con Monologhi al silicone la fotografia si sposa con l’improvvisazione delle parole: visioni asimmetriche che raccontano la vita quotidiana in chiave visionaria, particolari che si fanno trampolino di lancio per contraddizioni estemporanee. Una sorta di matematica dell’inconscio che cataloga l’emotività individuale, per raccontare momenti che proiettano nella fantasia dei sogni.

 

L’appuntamento di maggio con la rassegna “Wekend in mostra”, che propone ogni mese un artista diverso, nello spazio-tempo limitato a un fine settimana presso il Circolo Pink di Verona, è fissato per venerdì 4 maggio alle 18.30 e vedrà in mostra i lavori della giovane artista veronese Angela Turri, accompagnati dai testi di Leonardo Zanfretta. Con Monologhi al silicone la fotografia si sposa con l’improvvisazione delle parole: il prodotto finale non è altro che un insieme di visioni asimmetriche che raccontano la vita quotidiana in chiave visionaria, particolari che sembrano inutili all’occhio frenetico della folle corsa postmoderna e che si fanno trampolino di lancio per contraddizioni estemporanee. Una sorta di matematica dell’inconscio che cataloga l’emotività individuale indirizzandola in perimetri entropici, per raccontare momenti che restano come attaccati a chi li vive, e che proiettano

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 Inaugurazione: Domenica 22 Aprile, ore 11


dal  22 Aprile – 13 Maggio 2007: Le carte e le sculture

dal 15 Maggio – 14 Giugno: Le opere fotografiche e le sculture

 

Un tipo scomodo forse disordinato, certamente un artista inquietantemente autentico, forte di quel lirismo melanconico sottilmente acuto che sempre provoca nell’appassionato d’arte il desiderio di condividere una ricerca avventurosa. Una presenza antispeculativa sul piano economico che, dopo le posizioni di comoda vuotaggine modaiola visibilmente mondana, nascosta nelle pieghe di certi minimalismi, sceglie, in contrasto, una strategia artistica che mette se stesso in rappresentanza dell’Uomo con tutte le sue angosce e complessità. Sempre in discussione provocatoria con lo spettatore inducendolo, a volte, a un senso di disagio. Mai manierista e compiaciuto, ironico, amaro, triste, indimenticabile, forte di quell’essere figlio della sua epoca e radicato nella cultura e nella tradizione figurativamente sensuale e matericamente coinvolgente che per meglio intenderci va da un Caravaggio a un Dieter Roth con in più la stimolante consapevolezza di una feroce critica.

 

Pasquale Martini (nato nel 1961) diplomato all’Accademia di Belle Arti di Ravenna, discusso e commentato da celebri autori, curatori e critici, tra loro: Luciano Caramel, Peter Weiermair, Martina Corgnati, Philippe Daverio e Claudio Cerritelli, protagonista

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