LA CASA DEI SOGNI

 


 

Nel verde e nell’isolamento delle Torricelle, a ottobre di quest’anno, ha aperto i battenti il primo museo permanente del giocattolo.

Vi sono riuniti oltre 3000 esemplari di varie nazionalità di bambole, pupazzi, casette di ogni dimensione, burattini, marionette, macchinine, cavalli a dondolo, libri antichi, ..., raccolti negli anni dall’avvocato veronese Luciana Gaspari. Ci siamo stati. Nell’idea è un luogo affascinante pensato forse per gli adulti, forse per i bambini, non è ben chiaro.

Agli adulti mancano le coordinate, le date, qualche piccola parolina sparsa qua e là che spieghi la provenienza dei giochi, la loro collocazione nella storia del giocattolo senza la quale quei pezzi rischiano di diventare un ammasso senza forma. Ai bambini manca la possibilità di un’esperienza completa, essendo i giochi tutti aldilà di un vetro.

Più che una casa dei sogni assomiglia a un luogo di magia più nera che bianca. Suoni il campanello, si apre la serratura dal di dentro, entri e

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dal 18 novembre al 16 dicembre

La galleria, specializzata nella ricerca etnografica e nella proposta di autentici pezzi delle Arti Tradizionali dei popoli extra-europei, espone una collezione di copricapi tradizionali Asiatici e Africani.
Sono ornamenti che spesso, oltre ad un semplice abbellimento del corpo, costituivano un importante elemento decorativo che aveva particolare significato in occasioni quali feste, riti, momenti religiosi; di grande effetto scenografico, o di poetica fattura, assumevano anche una decisa  funzione apotropaica.


La galleria propone  in permanenza una scelta di monili e ornamenti di popoli extraeuropei e periodicamente  mostre tematiche alternandole al progetto
"Fuorinorma" (Outsider Art)

Foto Antonella Anti Studio Click




Data inizio: 15-11-2006
Data fine: 16-12-2006
Orario: da Ma. a Sa. 10.00-12.30; 16.00-19.30
Luogo: ETNIE
Indirizzo: Vicolo Cavalletto 4/A - 37121 Verona
Telefono: 045592502
Fax: 045592502
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dal 14 ottobre 2006 al 7 gennaio 2007
mostra fotografica di ritratti
L’immigrato africano in Italia
 
Ritratti di Marco Ambrosi, Matteo Danesin e Aldo Sodoma
a cura di Gigliola Foschi
 
Portraits in black e' un progetto fotografico sociale realizzato dal collettivo italiano ZOO_COM formato dai fotografi Marco Ambrosi, Matteo Danesin e Aldo Sodoma.
"La ricerca affronta il tema dell'immigrazione vista attraverso la vita delle comunita' africane veronesi che si riconoscono nel credo pentecostale".

Alcune anticipazioni della mostra, di grande interesse culturale e attualita',  sono già state pubblicate ed esposte  in Polonia, Germania, Spagna, Francia, Inghilterra e Singapore e hanno ricevuto importanti riconoscimenti tra i quali l’International Photo Awards e il Premio Internacional de Fotografia Unicaja.

Testo critico di Gigliola Foschi
"C’e' un soggetto, l’immigrato, il clandestino, e c’e' un modo ormai quasi canonico di fotografarlo: imbarcazioni stracariche di corpi, occhi supplicanti, operatori sanitari e sociali accorsi ad aiutarli, centri di accoglienza affollati, spesso simili a prigioni. L’immigrato, in queste immagini, si trasforma in una massa indistinta, priva d’identita' e cultura. Una massa che impietosisce alcuni e conferma in altri la paura dell'invasione.

Come fotografare gli immigrati evitando simili stereotipi? - si sono chiesti i membri del collettivo Zoo_Com: Marco Ambrosi, Matteo Danesin e Aldo Sodoma. In che modo riuscire a mostrarli come persone dotate di un’identita' individuale e
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fotografie di Jean-Luc Thaly

 Fnac Verona – via Cappello 34

Dal 6 dicembre 2006 al 9 gennaio 2007


 

(…) Il comune di Lisbona ha da sempre messo delle panchine pubbliche in alcune zone della città: i moli del porto, i belvedere, i giardini da cui si domina il mare. Sono molti coloro che vanno a sedersi lì. Tacciono, con lo sguardo perso in lontananza. Cosa fanno? Praticano la “Saudade”. Cercate di imitarli. Certo, è un cammino arduo, le sensazioni non sono immediate, talvolta l’attesa dura persino degli anni. Ma, lo sappiamo, la morte è fatta anche di questo.

 

Antonio Tabucchi

 

Tratto dal libro “I volatili del Beato Angelico”.

 

Thaly pensa che dovrebbe camminare ancora un’ora o due per sfruttare appieno la sua giornata. Stare lì con gli altri, facendo finta di niente e, in un momento preciso e improbabile, prendere la sua macchina fotografica, caricarla, regolare, inquadrare, scattare, poi ritornare a camminare o a passeggiare. Dopo ogni inquadratura, immagina sempre la foto che ha appena fatto, la vede sulla carta con i suoi occhi, ne ascolta la stampa; il fotografo contempla la propria memoria. In quel momento, Lisbona, per lui e forse

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Inaugura venerdì 8 dicembre alle 18.30

Prima  esposizione della  rassegna

In mostra le opere di Roberto Aere e Daniela Migaldi, colori in movimento.

 

in mostra opere di Roberto Aere e Daniela Migaldi. Apnea si presenta all’insegna dei colori in movimento, capaci di attraversare le forme della libertà, travestirne metafore e delinearne i contorni, e dei colori d’impatto emotivo, in grado di trattenere gli stimoli urbani e definirne  le forme impercettibili, occupando spazi e superando limiti. “Il colore trasforma le sensazioni, offusca la percezione e costringe il brivido della fantasia ad esporsi”, questo il filo conduttore dell’esposizione. Il linguaggio cromatico è ancorato a stimoli esistenziali: gioie, paure, turbamenti quotidiani.

Roberto Aere nasce a Verona il 14 febbraio 1961. Si accosta alla pittura e al colore per gioco e per lavoro. Dipinge da anni con una tecnica  pittorica che richiede tempo, ma nasce istintiva, veloce, umorale. Il quadro nasce da un gesto continuo, “tutto deve succedere con un segno unico e definitivo che solca tavole di legno imbiancato, fissando forme trasparenti e sovrapposte, fatte di tanti casuali e differenti spazi da riempire”, il tutto usando colori di ogni tipo. Il disegno nasce senza che venga mai staccata la matita dal foglio. In pittura Aere ama darsi limiti per poterli rompere.

Tra

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  a cura di Sebastiano Zanetti e Francesco Bonazzi.

dal 18 novembre al 31 dicembre

Più di quaranta artisti accuratamente selezionati  sono stati invitati a relazionare il proprio lavoro con un'unica dimensione spaziale vincolante uguale per tutti. Una minima dimensione al cubo che confina strettamente con la stessa piccola dimensione posizionata sopra, sotto o ai lati, creando una stretta vicinanza che non propone possibilità di spazio nullo e soffoca ogni esigenza di espansione perimetrale.

PAD, infatti, è un'unica stanza dove si espande una bacheca formata da moduli della misura di 40x40 x40 cm che moltiplicati per 102 volte occupano ordinatamente l'intera superficie di una delle quattro pareti che la costituiscono. In PAD lo spazio è la metafora di un condominio bianco, di un hotel giapponese formato da loculi, celle, letti a castello adiacenti; è un alveare creativo consapevole di un sovraffollamento prossimo venturo, preparato con stanze vuote, tutte uguali e perfettamente omologate, in cui più di quaranta nuovi inquilini sono chiamati a lavorare in stretta convivenza, conformando le proprie necessità rielaborando l'unità di misura secondo la propria esigenza sensibile.


Gli inquilini invitati sono: Alek O., Amae Artgroup, Alessandro Ambrosini, Michele Bazzana, Dafne Boggeri, Ludovico Bomben, Stefano Buro, Camilla Candida Donzella, Enrica Cavarzan, Paolo Cavinato, Massimo Carasi, Matia Chincarini, Marco Cingolani, Sabine Delafon, Silke De

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