Ristrutturazione in corso del complesso delle celle frigorifere agli ex Magazzini Generali di Verona, compreso l'edificio più iconico (l'ex-Ghiacciaia, sovrastata da una cupola con un diametro di cento metri). Fin dalla presentazione del progetto e dell'incarico all'architetto svizzero Mario Botta (siamo nel 2014) si è parlato di collocarvi un “Eataly molto speciale” di Oscar Farinetti con ristoranti, spazi emozionali e didattici, sala congressi e scuola di cucina.
Tutto bene. Ma proporre un centro del genere per attrarre pubblico 365 giorni all'anno è parso subito un azzardo. Funzionerebbe probabilmente in moltissimi paesi, ma difficilmente nella nostra città, dove c'è già una consolidata e variegata eccellenza nella ristorazione, come pure nella produzione e nella valorizzazione dei prodotti locali.
E fuori luogo ci pare anche la proposta di Vittorio Sgarbi che, come neo-presidente del Mart di Rovereto, propone la collocazione nell'ex-Ghiacciaia di una “dependance” del Mart stesso (che prenderebbe il nome meno seducente di MarV). Sicuramente vincente l'idea di creare un Museo, vincente anche l'opzione “dependance di un grande Museo”, ma non certo del Mart, così vicino a Verona e facilmente raggiungibile.
Certo si potrebbe proporre di fare la sede staccata di un grande museo, ma a questo punto opterei per qualche Museo Europeo di cui verrebbe documentata la storia, assieme alla mobilità del presente.
Le carte in regola per l'operazione ci sarebbero tutte. Verona è una città con un grande appeal; al top come turismo in Italia, anche se con un gran bisogno di aggiornamento culturale. La stessa location è un frammento di archeologia industriale unico, alla quale ci si augura Botta aggiunga un valore strutturale ed estetico come già ha fatto per il Mart. E poi il complesso si trova nei pressi di VeronaFiere, un Ente che ha nel portafoglio manifestazioni leader mondiali. E che potrebbe suggerire anche ai prodotti dell'arte di vivere in un “museo senza muri” (A. Malraux): aperto, plurimo, internazionale.
Una delle mostre che non potevo mancare di vedere è quella di Armando Testa in corso al Mart fino al 15 ottobre 2017. E non mi ha deluso. Conoscevo il pubblicitario pioniere e geniale, la sua passione e le sue frequentazioni dell'arte contemporanea. Essendo io della generazione “a letto dopo Carosello” ho anche vissuto in diretta la sua cultura visiva. E come tanti della mia generazione ricordo ancora qualche “spot”.
La mostra quindi è stata l'occasione per una “rilettura” e per un approfondimento del suo lavoro come pubblicitario (con i video in cui A.T. esplicitava il suo pensiero): spot che ricordavo e altri ovviamente che erano rimasti sepolti dal bombardamento di immagini che ormai quotidianamente subiamo. Ma la mia curiosità è stata colpita soprattutto dai suoi lavori come artista, che non avevo mai avuto l'occasione di vedere.
Tra tutti basterebbe ricordare le sue croci... collocate alla fine del percorso espositivo.
Semplicemente belle, essenziali e potenti!
Ho visato il 13 gennaio 2013, l'ultimo giorno di apertura, l'insolita e bella mostra di Lea Vergine dal titolo Un altro tempo: Tra Decadentismo e Modern Style, una delle mostre in corso al Mart di Rovereto. Per me, per ricordare, e per chi non l'ha visitata, si possono vedere ...