Una mostra omaggio voluta e organizzata dal figlio, il dott. Carlandrea Robotti, a 10 anni dalla scomparsa dell’artista, nella Galleria ”L’Incontro”. Acquarelli, magiche “vestine” sono in mostra in questo spazio. Nella vicina Chiesa di San Francesco si può invece ammirare una delle sue opere pubbliche: la vetrata con l’Annunciazione dal Beato Angelico.

Il catalogo con testo di Luigi Meneghelli, ancor più della mostra, permetterà di capire questa artista che ha avuto il consenso della critica più attenta (da Buzzati a Marchiori, da Mozzambani a Mussa, a Neri Pozza) e negli anni roventi  dell'azione politica femminista, ha stretto un sodalizio con figure come Gina Pane, Ketty La Rocca, Marina Abramovich, Rebecca Horn, ecc.  Un'artista che ha partecipato a quel magma creativo che Lea Vergine ha definito "felice e bizzarro" e Romana Loda "dolcemente straniante" e, forse, ingiustamente dimenticata dalla sua città.

Andreina Robotti ritratta davanti al grande affresco nel soggiorno della sua abitazione in Viale della Repubblica




Data inizio: 02-06-2007
Data fine: 14-06-2007
Orario: tutti i giorni 16,00 - 19,30 chiuso: lunedì
Luogo: Galleria L'Incontro 37126 Verona
Indirizzo: Via IV Novembre 25/F
Telefono: 045.916568
Fax: 045.916568
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In occasione del 90a Giro d'Italia personale dell'artista Antonio Tamburro, da sempre appassionato di ciclismo, che ha realizzato l'immagine per il manifesto icona dell'importante manifestazione sportiva, che il 2 giugno ha fatto tappa a Verona.

La pittura di Tamburro è ricca di colore, di contrasti tra chiaro e scuro, fortemente legata alla figura.





Data inizio: 31-05-2007
Data fine: 10-06-2007
Orario: 10-12.30 15.30-19.30
Luogo: Galleria d'Arte "Piazza Erbe"
Indirizzo: Piazza Erbe, 31 - 37121 Verona
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Officina Dürer a Venezia

a cura di Sebastiano Guerrera e Gianmatteo Caputo

16 dicembre 2006 - 30 settembre 2007

Albrecht Dürer è forse l'esempio più alto dell'arte rinascimentale in Europa, ponte ideale tra la scuola italiana e quella nordica. Considerato grande artista sia come pittore che come disegnatore, deve all'opera incisa la sua fama ed è stato consegnato alla storia dell'arte di tutti i tempi proprio grazie alle sue innovazioni formali e tecniche nella grafica.

La mostra presenta oltre 100 opere, tra le maggiori incisioni e xilografie, in gran parte di soggetto religioso, che consentono di comprendere la lettura del mondo classico e rinascimentale italiano da parte dell'artista, approfondito in occasione dei suoi viaggi in Italia, laddove la conoscenza dell'opera del Bellini, del Mantegna e di Leonardo lo portarono ad approfondire e sviluppare il suo genio creativo.


Biglietti

Intero 8.00 euro
Ridotto 6.00 euro
Scuole 3.00 euro
Ingresso al Chiostro di Sant'Apollonia 1.00 euro





Data inizio: 16-12-2006
Data fine: 30-09-2007
Orario: utti i giorni 10-18 (la biglietteria chiude alle ore 17.30)
Luogo: Museo Diocesano, Chiostro di Sant'Apollonia
Indirizzo: Castello 4312 - 30122 Venezia
Link: www.museodiocesanovenezia.it
Telefono: Tel. 02 54276
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da venerdì  1 a domenica  3  giugno  -con inaugurazione alle 18.30

gli ultimi  lavori di Annalisa Giani, fondatrice nel 1984 con Jacopo Benci e Silvia Stucky a Roma della rivista d'arte moderna e contemporanea  "891" e con all’attivo numerose personali e collettive in Italia e all’estero. Al Pink Alisa esporrà alcuni dei suoi ultimi lavori sulle trasparenze cromatiche, A-punti di colore  è il titolo della mostra.  

 

L’artista riconosce come costante ed intrinseca necessità dei suoi lavori un desiderio “di rendere omaggio alle leggi della natura”, a partire dall’abbandono avvenuto nell’82 della lezione figurativo-naturalistica per inoltrarsi nella scomposizione e ricomposizione del supporto, nell’utilizzo di forme geometriche primarie, nella pienezza fisica del colore. I suoi quadri emanano il fascino che viene dalla magia silenziosa di un “programma” che incessantemente compone e ricompone i pochi elementi costitutivi della materia, grazie ad un’azione leggera e spontanea, nei risultati altamente evocativa.

Alberto Veca individua nella modalità di dipingere di Alisa “un gioco che avviene all’interno del fare, in un concertato dialettico fra azione del dipingere e osservazione, tra segnare e correggere … che appartiene a un’idea della composizione plastica come coinvolgente implicazione delle facoltà conoscitive, come della stessa dimensione esistenziale”. I colori sono splendenti, potenti. Ci sono regolarità geometriche, ottangoli e quadrati

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venerdì 13 aprile -con inaugurazione alle 18.30

i lavori in ceramica di Elena de Ghantuz Cubbe.


Come frammenti di terra, fantasia e poesia le sue ceramiche, diversissime tra loro, nascono dall’esigenza di uscire, almeno tramite l’arte, dal nostro mondo e dalle sue storture, colorandolo e dandogli nuova forma, ma anche giocando con le proprie paure: Piccolo Bang, frammenti, è il titolo di questa esposizione

L’appuntamento di aprile con la rassegna “Wekend in mostra”, che propone ogni mese un artista diverso, nello spazio-tempo limitato a un fine settimana presso il Circolo Pink di Verona, è fissato per venerdì 13 aprile alle 18.30 e vedrà in mostra i lavori in ceramica di Elena de Ghantuz Cubbe, artista di origine siriana, nata a Roma e residente a Verona da oltre 40 anni. Con questa esposizione Elena de Ghantuz Cubbe ripercorre il suo lavoro nell’arco di un decennio di attività presso il suo laboratorio veronese “la gattabuia”, dagli anni ’80 agli anni ’90. Come frammenti di terra, fantasia e poesia le sue ceramiche, diversissime tra loro, nascono dall’esigenza di uscire, almeno tramite l’arte, dal nostro mondo e dalle sue storture, colorandolo e dandogli nuova forma, ma anche giocando con le proprie paure: Piccolo Bang, frammenti, è il titolo di questa esposizione. “Mi hanno chiesto in che mondo

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vernice venerdì 11 maggio alle ore 18
11 - 31 maggio 2007


In mostra una ventina di tele, in cui l’artista ripropone i motivi che hanno contraddistinto gli anni ‘60, quelli delle sue più spericolate e fervide sperimentazioni: dai Monocromi, ai Paesaggi anemici, dai Balconi alle Palme, al Futurismo rivisitato. Si parte dagli anni ’70, da un momento artistico in cui si cercava in tutti i modi di sottrarsi alla vera pittura a pennello, per affidarsi ai nuovi media o per sostituire l’immagine con le parole, che dovevano riflettere sul significato dell’arte stessa. Schifano dimostra invece di voler rimanere fedele alla pittura, al colore, all’immagine, anzi di avere un costante bisogno di tornare sempre all’origine, di riprendere da capo la ricerca di un esito. Ma il suo è sempre un ritornare, un riprendere, un riprodurre che non ha niente di passivo: si tratta di riaffrontare un tema, per approfondirlo, per trovarvi nuove possibilità di forma (sempre tenuto conto che per Schifano la forma è indefinibile, una pura congettura, una semplice ipotesi figurale). Lo stesso rifarsi ai grandi maestri italiani e francesi (come Cézanne, Monet, Morandi e, in mostra, De Chirico) testimonia la precisa coscienza che ha Schifano che l’arte deriva sempre da altra arte, che ogni quadro fa parte di una sequenza interna

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