Una mostra omaggio voluta e organizzata dal figlio, il dott. Carlandrea Robotti, a 10 anni dalla scomparsa dell’artista, nella Galleria ”L’Incontro”. Acquarelli, magiche “vestine” sono in mostra in questo spazio. Nella vicina Chiesa di San Francesco si può invece ammirare una delle sue opere pubbliche: la vetrata con l’Annunciazione dal Beato Angelico.
Il catalogo con testo di Luigi Meneghelli, ancor più della mostra, permetterà di capire questa artista che ha avuto il consenso della critica più attenta (da Buzzati a Marchiori, da Mozzambani a Mussa, a Neri Pozza) e negli anni roventi dell'azione politica femminista, ha stretto un sodalizio con figure come Gina Pane, Ketty La Rocca, Marina Abramovich, Rebecca Horn, ecc. Un'artista che ha partecipato a quel magma creativo che Lea Vergine ha definito "felice e bizzarro" e Romana Loda "dolcemente straniante" e, forse, ingiustamente dimenticata dalla sua città.
Andreina Robotti ritratta davanti al grande affresco nel soggiorno della sua abitazione in Viale della Repubblica
Albrecht Dürer è forse l'esempio più alto dell'arte rinascimentale in Europa, ponte ideale tra la scuola italiana e quella nordica. Considerato grande artista sia come pittore che come disegnatore, deve all'opera incisa la sua fama ed è stato consegnato alla storia dell'arte di tutti i tempi proprio grazie alle sue innovazioni formali e tecniche nella grafica.
La mostra presenta oltre 100 opere, tra le maggiori incisioni e xilografie, in gran parte di soggetto religioso, che consentono di comprendere la lettura del mondo classico e rinascimentale italiano da parte dell'artista, approfondito in occasione dei suoi viaggi in Italia, laddove la conoscenza dell'opera del Bellini, del Mantegna e di Leonardo lo portarono ad approfondire e sviluppare il suo genio creativo.
Biglietti
Intero 8.00 euro
Ridotto 6.00 euro
Scuole 3.00 euro
Ingresso al Chiostro di Sant'Apollonia 1.00 euro
da venerdì 1 a domenica 3 giugno -con inaugurazione alle 18.30
gli ultimi lavori di Annalisa Giani, fondatrice nel 1984 con Jacopo Benci e Silvia Stucky a Roma della rivista d'arte moderna e contemporanea "891" e con all’attivo numerose personali e collettive in Italia e all’estero. Al Pink Alisa esporrà alcuni dei suoi ultimi lavori sulle trasparenze cromatiche, A-punti di colore è il titolo della mostra.
L’artista riconosce come costante ed intrinseca necessità dei suoi lavori un desiderio “di rendere omaggio alle leggi della natura”, a partire dall’abbandono avvenuto nell’82 della lezione figurativo-naturalistica per inoltrarsi nella scomposizione e ricomposizione del supporto, nell’utilizzo di forme geometriche primarie, nella pienezza fisica del colore. I suoi quadri emanano il fascino che viene dalla magia silenziosa di un “programma” che incessantemente compone e ricompone i pochi elementi costitutivi della materia, grazie ad un’azione leggera e spontanea, nei risultati altamente evocativa.
Alberto Veca individua nella modalità di dipingere di Alisa “un gioco che avviene all’interno del fare, in un concertato dialettico fra azione del dipingere e osservazione, tra segnare e correggere … che appartiene a un’idea della composizione plastica come coinvolgente implicazione delle facoltà conoscitive, come della stessa dimensione esistenziale”. I colori sono splendenti, potenti. Ci sono regolarità geometriche, ottangoli e quadrati
venerdì 13 aprile -con inaugurazione alle 18.30
i lavori in ceramica di Elena de Ghantuz Cubbe.
Come frammenti di terra, fantasia e poesia le sue ceramiche, diversissime tra loro, nascono dall’esigenza di uscire, almeno tramite l’arte, dal nostro mondo e dalle sue storture, colorandolo e dandogli nuova forma, ma anche giocando con le proprie paure: Piccolo Bang, frammenti, è il titolo di questa esposizione
L’appuntamento di aprile con la rassegna “Wekend in mostra”, che propone ogni mese un artista diverso, nello spazio-tempo limitato a un fine settimana presso il Circolo Pink di Verona, è fissato per venerdì 13 aprile alle 18.30 e vedrà in mostra i lavori in ceramica di Elena de Ghantuz Cubbe, artista di origine siriana, nata a Roma e residente a Verona da oltre 40 anni. Con questa esposizione Elena de Ghantuz Cubbe ripercorre il suo lavoro nell’arco di un decennio di attività presso il suo laboratorio veronese “la gattabuia”, dagli anni ’80 agli anni ’90. Come frammenti di terra, fantasia e poesia le sue ceramiche, diversissime tra loro, nascono dall’esigenza di uscire, almeno tramite l’arte, dal nostro mondo e dalle sue storture, colorandolo e dandogli nuova forma, ma anche giocando con le proprie paure: Piccolo Bang, frammenti, è il titolo di questa esposizione. “Mi hanno chiesto in che mondo
vernice venerdì 11 maggio alle ore 18
11 - 31 maggio 2007
In mostra una ventina di tele, in cui l’artista ripropone i motivi che hanno
contraddistinto gli anni ‘60, quelli delle sue più spericolate e fervide
sperimentazioni: dai Monocromi, ai Paesaggi anemici, dai Balconi alle Palme, al Futurismo
rivisitato. Si parte dagli anni ’70, da un momento artistico in cui si
cercava in tutti i modi di sottrarsi alla vera pittura a pennello, per
affidarsi ai nuovi media o per sostituire l’immagine con le parole, che
dovevano riflettere sul significato dell’arte stessa. Schifano dimostra invece
di voler rimanere fedele alla pittura, al colore, all’immagine, anzi di avere
un costante bisogno di tornare sempre all’origine, di riprendere da capo la
ricerca di un esito. Ma il suo è sempre un ritornare, un riprendere, un
riprodurre che non ha niente di passivo: si tratta di riaffrontare un tema, per
approfondirlo, per trovarvi nuove possibilità di forma (sempre tenuto conto che
per Schifano la forma è indefinibile, una pura congettura, una semplice ipotesi
figurale). Lo stesso rifarsi ai grandi maestri italiani e francesi (come
Cézanne, Monet, Morandi e, in mostra, De Chirico) testimonia la precisa
coscienza che ha Schifano che l’arte deriva sempre da altra arte, che ogni
quadro fa parte di una sequenza interna