6 marzo – 13 giugno 2010, Centro Internazionale di Fotografia Scavi Scaligeri, Verona
Lo Studio Lotze, fu una delle prime imprese professionali fotografiche veronesi e divenne uno degli studi fotografici più qualificati del nord Italia. Fondato nel 1852 da Moritz Lotze (1809-1890), vi parteciparono a vario titolo i figli Emil (1841-?) e Richard (1843-1909) prendendo parte sia all'attività dello studio che alle campagne fotografiche per le strade ferrate.
Fotografia e ferrovia, sin dalla loro apparizione, apparvero agli occhi dei contemporanei come due delle più vistose e pervasive innovazioni che la modernità aveva introdotto nella vita quotidiana e nell’universo culturale dell'Ottocento.
Nel 1856 lo Studio Lotze, venne chiamato a documentare con la fotografia l’esecuzione dei lavori infrastrutturali per la costruzione della ferrovia da Verona a Bolzano, inaugurata nel 1858, a cui fecero seguito la campagna di documentazione della costruzione della strada ferrata della Val Pusteria, inaugurata nel 1871, e successivamente la campagna dedicata alla tratta da Udine a Tarvisio della ferrovia Pontebbana, inaugurata nel 1878.
Le fotografie, illustrano con immagini rarissime ed estremamente suggestive, gli interventi e le profonde trasformazioni del territorio e del paesaggio Triveneto e Tirolese.
L'esposizione allestita presso il Centro Internazionale di Fotografia Scavi Scaligeri, e curata da Alberto Prandi, professore di Storia della Fotografia presso l’Università degli Studi di Venezia, presenta più di 100 stampe
domenica 4 e lunedì 5 aprile, museo di Castelvecchio, museo Lapidario Maffeiano, museo Archeologico al Teatro Romano e museo degli Affreschi Cavalcaselle: apertura straordinaria dalle ore 9 alle 19. Museo di Storia Naturale: chiuso nei giorni venerdì 2, sabato 3 e domenica 4 aprile, aperto lunedì 5 aprile, dalle 14 alle 18. Galleria d'Arte Moderna di Palazzo Forti: aperta dalle 10.30 alle 19 di domenica 4 aprile e dalle 9 alle 19 di lunedì 5 aprile. Centro Internazionale di Fotografia Scavi Scaligeri: aperto in entrambi i giorni festivi dalle 10 alle 19; Arena e Casa di Giulietta dalle 9 alle 19. Informazioni al numero 0458062611 o sul sito www.comune.verona.it
6 febbraio - 2 maggio 2010, Museo Diocesano di Venezia, Chiostro sant’Apollonia
Questa curiosa esposizione promossa dal Museo Diocesano di Venezia, presenta l’iconografia dei santi della tradizione cattolica in “stile manga” più vicina al linguaggio delle nuove generazioni. Il progetto che prevede l’esposizione di 80 soggetti nasce dall’esigenza di far incontrare il pubblico più giovane con il linguaggio iconografico dell’arte religiosa che, nel corso dei secoli, ha comunicato, attraverso un vero e proprio dizionario di immagini, i temi della fede e della storia sacra.
La mostra non intende banalizzare l’immagine dei santi; piuttosto, avvalendosi di esperti, ha approfondito i dati della tradizione e gli attributi dell’iconografia, semplicemente traducendoli in una lingua spigliata, vivace e più facilmente comprensibile. Pertanto l’iconografia è la stessa che forse le nuove generazioni (e non solo loro) non ri-conoscono: san Giorgio uccide il drago, santa Lucia ha gli occhi sul vassoio, san Sebastiano è trafitto dalle frecce, san Marco ha il leone accanto a sé.
Nel contesto del Museo Diocesano di Venezia i visitatori (piccoli e grandi) sono invitati a confrontare le immagini dei disegni con alcuni capolavori del passato: da qui è possibile partire verso percorsi e itinerari in città (dalle chiese alle Gallerie dell'Accademia) per riscoprire i grandi cicli iconografici nei quali l'iconografia dei santi è spesso protagonista. I disegni manga
sabato 20 marzo 2010 ore 18,30
Live performance dal titolo "So(u)l Kitchen" del duo "Gazza is not dead" composto da Andrea Gastaldello e Bruno Vanessi(chitarre elettriche), "Due chitarre rigorosamente elettriche infatuate di football britannico e regole culinarie dove tutto è lecito ma nulla è permesso.
Brown Ale e vino rosso il sabato pomeriggio accompagnano suoni che qualsiasi tifoso del Newcastle United non si azzarderebbe mai ad ascoltare. Forse si potrebbe chiamare "improvvisazione fisica", ...forse".
domenica 21 marzo 2010, ore 15:00, Verona - frazione Quinzano (ritrovo al Municipio, Piazza Righetti): "Verona per mano 2010" e "Quinzano e la sua storia" Visita guidata al borgo a cura di Romana Caloi. Partecipazione gratuita previa prenotazione. Guided tour - geführte besichtigung.
Organizzazione: Comune di Verona e Assoguide
tel. 339 8618444
www.comune.verona.it/circ2
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27 febbraio - 3 giugno 2010
PastPresentFuture – Le collezioni Fondazione Cariverona e UniCredit Group: arte per la città, curata da Walter Guadagnini con un allestimento firmato da Stefano Gris, propone una continuità passato-presente-futuro attraverso quattro secoli di arte europea, presentando opere antiche e contemporanee riunite per temi, che caratterizzano le sette sezioni in cui si sviluppa la mostra.
Lo spettatore è cosi stimolato a riflessioni sui temi classici della storia dell'arte: il rapporto dell’uomo con il mondo e la natura, la rappresentazione di sé, il corpo e gli oggetti.
La mostra si apre con uno dei capolavori della scultura italiana del XX secolo, la “Donna che nuota sott'acqua”, il marmo realizzato da Arturo Martini nel 1941-42, acquisito dalla Fondazione nel 2005. Tra le altre opere “veronesi” della mostra si segnalano “Barene a Burano” di Gino Rossi, due capolavori di Alberto Savinio e Giorgio Morandi, l'imponente “Varsavia” del 1960 di Emilio Vedova.
Le sezioni della mostra
Dopo la splendida nuotatrice di Arturo Martini, la sezione intitolata "On Classic", pone in relazione artisti contemporanei - tra cui Candida Höfer, Olivo Barbieri e Giulio Paolini - e maestri del passato come il bambocciante Van Bloemen, il pictor classicus De Chirico, suo fratello Alberto Savinio e il decadente Makart.
Il percorso si inoltra quindi negli "Objects of Desire", sala in
19 marzo – 29 maggio 2010 “Siamo messi male. Bisogna sbrigarsi, se si vuole vedere ancora qualcosa. Tutto sta scomparendo”. Così scrive P. Handke nei “Colori del giorno”. E il suo è un grido d'allarme di fronte a un mondo che conosce una inquietante catastrofe ecologica, una profonda infrazione di tutti quelli che sono gli equilibri naturali. Ebbene, la pittura di Chiara Tagliazucchi ci pone di fronte ad eventi catastrofici come tornado, cataclicmi, diluvi: ed è come se volesse metterci nel cuore stesso degli eventi e provocare in noi, attraverso la minaccia, un incremento di percezione. Però l'artista non ha nessuna intenzione di realizzare opere di sentore critico o moralistico, pronta poi a sfoderare l'apologia della redenzione. Lei non mira solo a far vedere, quanto piuttosto a protrarre la visione, ad esibire il motivo in questione oltre il motivo stesso, a spingere l'immagine oltre l'immagine. Come seguire, del resto, il percorso spettrale, impalpabile, impermanente di un tornado, se non facendo esperienza di un perenne movimento della materia? Se osserviamo le tele della prima sala, le potremmo definire “eoliche” o anche astrali o “astratte”. Il colore, la pittura sono sempre a un limite, a una soglia che li assorbe e li fa sparire nella tela. Non tendono all'esterno, ma stanno in una sorta di