Con la mostra dal titolo “Bruno Murari: Aria | Terra” (9 aprile 2017 - 10 gennaio 2018) continua la proposta di esposizioni a Palazzo Pretorio di Cittadella (Padova) in collaborazione con il Dipartimento dei Beni Culturali dell’Università degli Studi di Padova.
Bruno Munari (Milano, 1907 – 1998) ha sempre affrontato con umiltà le possibilità creative della pittura, della grafica, del design, ecc. con l'obiettivo di trasformare il suo lavoro in “una sorta di viaggio esperienziale”.
Sosteneva l’utilizzo di metodologie oggettive e trasmissibili per porre chiunque nella condizione di comprendere i processi creativi. Quasi cinquant’anni fa Munari si chiedeva: «L’arte, che un tempo era privilegio di pochi uomini sta diventando una espressione possibile a ciascuno di noi? Si sta riducendo positivamente la distanza tra l’artista e l’uomo normale?» (Artista e designer, 1971).
In questa mostra il suo lavoro è proposto all'insegna di due aree. Aria dove prevale la leggerezza fisica e mentale, l’evoluzione spaziale e concettuale che sembrano non richiedere sforzo, come in assenza di gravità, dove troviamo alcune tra le più significative opere di Munari, accompagnate dai disegni progettuali, raggruppate in sette nuclei tecnici e tematici.
Terra dove la leggerezza delle opere si traduce in fare con l’obiettivo di divulgare i risultati ben oltre l’ambito ristretto dell’arte, intesa come privilegio esclusivo, elitario, per
Silvano Girardello, Autoritratto, 1984
Una settantina i quadri di Silvano Girardello in esposizione al “piano nobile” del Palazzo della Gran Guardia (28 giugno – 16 luglio 2017, orario 10-20, ingresso libero) in occasione dell'antologica dal titolo “Chi viene a giocare con me?”. Organizzata dall'Associazione Culturale Wundercammer e dalla famiglia Girardello la mostra è a cura di Luigi Meneghelli.
Dalle iniziali prove che risentono ancora di vaghi echi picassiani alle superfici afflitte da ferite, tagli, solchi sulfurei dei primi anni ‘60, dalla contaminazione ironica di stili, tecniche, linguaggi del periodo Pop all’introduzione di distorte presenze oniriche e fantastiche, un po’ come nelle immagini fintamente ingenue, quasi popolari e “da baraccone” degli inglesi Hockney o Hamilton.
“C’è chi, in presa diretta con la realtà, inserisce una pera e una mela in un quadro e realizza una natura morta. Ma c’è anche chi ripensa a tutti i quadri realizzati dai pittori su quel motivo e tenta di reinventare uno spazio nuovo dove inserirlo e mutarne il senso e il significato”. È una delle tante annotazioni “a margine” con cui Silvano Girardello (Giacciano, Rovigo, 1928 – Verona, 2016) riempie i fogli che fanno da progettazione e riflessione per l’opera a venire. Ma è una frase che sembra concentrare in sè tutti i metodi e le ragioni
dal 16 settembre 2016, Chiesa di Sant'Eufemia, Verona
Paolo Masi (Firenze 1933) artista che da sempre pratica la sperimentazione, libero da vincoli accademici, in collaborazione con Spazio Cordis, presenta un suo lavoro site specific nella Cappella Spolverini-Dal Verme della Chiesa di Sant'Eufemia di Verona.
Si tratta di un'opera "Camminate come figli della luce" dove uno specchio tondo interagisce con lo spazio che lo circonda creando suggestioni e visioni uniche, in sintonia con suoi interventi precedenti come "Riflessioni riflesse" del 2010 nel Chiostro di Sant'Antonio al Museo di San Marco.
Visitabile tutti i giorni dalle 9.00 alle 18.00 tranne durante la Messa (il sabato alle ore 19.00 e la domenica alle ore 10.00, 11.00, e 19.00).
Per tutta la durata della mostra (fino a metà ottobre) dopo ogni Santa Messa, della durata di circa 45 minuti, viene organizzata una visita guidata.
Per ulteriori informazioni è possibile rivolgersi alla Parrocchia di Sant'Eufemia: tel 045.8000720
Foto di Antinella Anti
da sabato 24 settembre al 31 dicembre 2016
Claudio Costa (Tirana 1942 – Genova 1995) e Daniele Girardi (Verona 1977). Due artisti di generazioni diverse e di diverse modalità espressive: il primo che cerca di comprendere ciò che ci viene dal profondo, dalle stagioni trascorse, dalla vita passata e il secondo che cerca di investigare lo scorrere di un tempo di cui non conosciamo ancora le coordinate, i sensi, gli umori.
"Vorrei che il mio lavoro fosse un fiume lavico che dalla foce risalga alla sorgente", ha scritto Claudio Costa. Forse Daniele Girardi potrebbe dire: "Cerco di uscire dalla realtà del presente, per sperimentare un cammino quasi spirituale alla scoperta delle primordiali leggi della natura".
Due artisti lontani, ma anche vicinissimi, perchè entrambi cercano di far affiorare immagini segrete, sepellite o ancora nascoste. Se per Costa la creazione è un "work in regress", per Girardi è sempre un "work in progress". Per entrambi, comunque si tratta sempre di esorcizzare la morte ed esaltare la vita.
Lo stesso ferro arrugginito, il materiale degradato, distrutto, intaccato dagli agenti atmosferici, roso dall'uso, che impiega Costa, lascia emergere potenzialità espressive eccezionali. E le colle, i legni, le argille, le fotografie, le radiografie che potrebbero suggerire un'idea di fissazione, in realtà diventano interminabili interrogazioni, scambi, cortocircuiti visivi.