Si terrà a Verona, sabato 24 marzo 2007, dalle 9 alle 13, presso la sala convegni del Consultorio Familiare “Verona sud”.
La partecipazione gratuita e l’iscrizione obbligatoria. Per informazioni: 340 4030323 oppure psicodramma.verona@libero.it .
Trionfo di produttività locale e gusto negli stand della 5a edizione della Dispensa Morenica organizzata dall Comune di Pozzolengo in collaborazione con la Pro Loco.
Anche per questa edizione un ampio risalto sarà riservato alle realtà enogastronomiche della zona e molte saranno le specialità che si potranno trovare esposte. Come di grande interesse saranno le Cene/Degustazione in collaborazione con Slow Food (condotte di Brescia e Morene del Garda).
In prima fila, tra i prodotti classici immagazzinati ne “La Dispensa Morenica”, i vini che costituiscono il frutto dell’importante realtà vitivinicola locale, con particolare riferimento soprattutto a quella del Lugana.
Il Salame Morenico De.Co., ad esempio, insaccato di alta qualità realizzato con sapienza e maestria dai norcini pozzolenghesi. Ed ancora la carne, altra chicca gustosa ideata e lavorata in zona.
Senza dimenticare l’olio, i formaggi, le marmellate, il miele, la pasta fresca e i dolci che aggiungeranno contributi esclusivi di qualità a tutta la rassegna. Continuando nel viaggio all’interno della “Dispensa”, sarà d’obbligo l’assaggio all’ormai famoso Biscotto di Pozzolengo, con il suo impasto gustoso e delicato a base di farina di farro.
Sabato 3 marzo alle ore 20.30 e Domenica 4 marzo alle ore 17 il Teatro Filarmonico ospita il quarto concerto sinfonico della Stagione 2006/2007 della Fondazione Arena di Verona.
Tutto francese il programma con musiche di Berlioz, Poulenc e Fauré e francese anche il Direttore Cyril Diederich che guida i complessi artistici areniani.
In apertura si potrà ascoltare Le Carnaval romain, brillantissime ouverture scritta da Hector Berlioz elaborando alcune scene della sua opera Bevenuto Cellini relative alle feste di Carnevale in Piazza Colonna a Roma.
Segue una suite sinfonica, di rara esecuzione, dal balletto Les Animaux nodèles di Francis Poulenc, concepito per il grande ballerino e coreografo Serge Lifar negli anni bui della Seconda Guerra mondiale e ispirato a sei fiabe di La Fontaine, grande poeta e favolista francese del Seicento.
La seconda parte del concerto è dedicata al Requiem per soprano, baritono, coro, organo e orchestra di Grabriel Fauré. In questa composizione, una delle sue più significative, Fauré, che ebbe sempre in orrore l’enfasi e la grandiosità (siamo quindi agli antipodi di Berlioz) abolisce ogni eccesso tragico, ogni empito melodrammatico, quali si è soliti ritrovare nel genere del Requiem (vedi i capolavori di Verdi e dello stesso Berlioz ) preferendo affidarsi ad una linearità salmodiante di
Haiti è uno dei contesti più ignorati dai media italiani, totalmente disinteressati all’ininterrotta spirale di violenza che da anni intrappola la popolazione civile. Anche col nuovo governo eletto in carica, sono proseguiti gli episodi di violenza di ogni tipo nella capitale Port-au-Prince: scontri tra i diversi gruppi armati e la polizia nazionale haitiana e la Forza di Stabilizzazione della
"teatro di vita" essenziale e carico di emotività è esploso sui palcoscenici italiani e internazionali nel 2000, quando con la sua compagnia Sud Costa Occidentale (fondata nel ’99) vince il concorso "Shownoprofit 2000" con lo spettacolo Insulti, cui segue la vittoria, nel 2001, del primo premio dell’ottava edizione del concorso "Premio Scenario" con mPalermu, spettacolo di rara intensità e poesia, emozionante e coinvolgente. Sempre nel 2001 vince il premio "Lo Straniero" assegnato da Goffredo Fofi, come giovane regista emergente. Nel 2002 la Dante vince il premio Ubu Miglior Novità Italiana sempre per mPalermu, e lo rivince nel 2003 per lo spettacolo Carnezzeria centrato sulla storia di una famiglia di perdenti, una di quelle famiglie che la Dante definisce " carne da macello", che vive senza tregua, e con strana fierezza mista a rabbia, i suoi legami morbosi, le sue leggi, le sue credenze, l'incapacità di comprendere la modernità dei tempi che viviamo.
Dopo mPalermu e Carnezzeria, nel 2004 Mishelle di Sant’Oliva conclude la trilogia di spettacoli che raccontano la
Martedì 27 febbraio ore 20,45
in scena una rivisitazione di “Amleto” scritta da Lella Costa, Giorgio Gallione e Massimo Cirri, protagonista una Lella Costa un po’ Sarah Bernhardt e un po’ Buster Keaton.
VERONA - Proposto da IRMA Spettacoli, va in scena al Teatro Nuovo da martedì 27 febbraio (inizio alle 20.45) a domenica 4 marzo “Amleto” di Lella Costa, Giorgio Gallione e Massimo Cirri, settimo appuntamento del Grande Teatro, stagione di prosa organizzata dall’Assessorato allo Spettacolo del Comune di Verona. Protagonista assoluta dello spettacolo sarà Lella Costa che approda ancora una volta a questa rassegna dove si è conquistata fin dalla prima apparizione l’amore e la simpatia del pubblico. Questa volta Lella Costa proporrà una speciale rivisitazione di uno dei personaggi più “difficili” e complessi del teatro shakespeariano: Amleto, un enigma e contemporaneamente un’icona, una sorta di controverso simbolo… di tutto e di niente, dell’Essere in assoluto e della sua negazione, del filosofo e del pazzo, del vendicatore e della vittima, dell’amante e del disamorato, insomma di ogni possibile contrapposizione. Non a caso “Amleto” costituisce la tragedia più “tragica” del teatro e la sua conclusione è una vera ecatombe. Muoiono tutti, buoni e cattivi, superando le più trucide e ineluttabili determinazioni del Fato greco. Non poteva
Cinema Kappadue
Via Rosmini1/b
OMAGGIO A VITTORIO DE SETA
Dieci
cortometraggi scritti, girati e montati da Vittorio De Seta.
Lo scenario principe è quello della natia isola di Sicilia:
De Seta ci racconta l’attività del vulcano nell’isola di
Stromboli; la mattanza dei pesci spada che vanno a deporre le
uova; il quadrato delle barche di pescatori in mare aperto; la
falciatura del grano nei campi; il folklore della Pasqua a San
Fratello, Delia e Aidone; la vita sui pescherecci e quella
nella miniere di zolfo. Completano il quadro due corti sulla
vita dei pastori di Orgosolo nella Barbagia, da sempre rifugio
di latitanti e di banditi, ma anche del duro lavoro di uomini
che sembrano sfidare le asprezze della natura circostante per
ricavarne un minimo di prosperità. Chiude la selezione, il
paese dei Dimenticati, (Alessandria del Carretto in Calabria),
così detto da De Seta per la sua posizione assolutamente
isolata su un altura, accessibile solo attraverso una strada
di montagna interrotta dieci anni prima e abbandonata, come i
suoi abitanti.
Dieci scatti dal profondo sud, fotografie di vita vera, non
cartoline, dove quella dimensione dura e poetica dell’aspra
natura del Mezzogiorno che certo neorealismo ci aveva
raccontato ( La terra trema, Stromboli) esplode qui per la
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Via Rosmini1/b
VOGLIAMO VIVERE
(To be or not to be, USA
1942)
Regia: Ernst
Lubitsch.
Interpreti: Carol
Lombard, Jack Benny, Robert Stack.
Sceneggiatura: Edwin Justus Mayer, Melchior
Lengyer.
Fotografia: Rudolph
Matè.
Musica: Werner R. Heymann.
Durata:
99 min.
Film ristampato, presentato in lingua originale con sottotitoli in italiano. Proveniente da Lab80 film.
Negli stessi anni del Grande Dittatore un’altra commedia osava schernire il nazismo in tempo reale.
Nei giorni che precedono l’invasione nazista a Varsavia, una compagnia teatrale è alle prese con l’allestimento dell’opera satirica Gestapo, che però viene presto censurata. Si ripiega sul più classico Amletodi Shakespeare. Allora Sobinski, uno dei primi attori della compagnia, si mette a capo di un’azione di controspionaggio in forma di sciarada ai danni del professor Siletsky, in procinto di consegnare documenti importanti alla Gestapo. Siletsky però mangia la foglia e, nel tentativo di fuggire, rimane ucciso. La messinscena comincia così ad estendersi oltre le iniziali intenzioni, implicando il travestimento di un attore che rimpiazzi il deceduto Siletsky di fronte ai capi della Gestapo. L’esperimento funziona, ma nemmeno questo espediente serve a chiudere il cerchio, che si allarga sempre più fino a comprendere un impostore dello stesso Hitler. «Il retorico titolo italiano tradisce lo spirito di un film
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10 CANOE
(Ten canoes, Australia 2005)
MARTEDÌ 27 MARZO,
ORE 16.00, 21.00
Regia: Rolf
De Heer.
Interpreti: Jamie Gulpilil, Frances Djulibing.
Sceneggiatura: Rolf De Heer.
Fotografia: Ian Jones ACS.
Durata: 91 min.
«Col filtro della narrazione, un’inusitata immersione in quel che resta della cultura aborigena australiana.»
C’era una volta…comincia così, come la più occidentale delle fiabe, la storia di 10 Canoee della fiaba mantiene l’andamento sognante, sebbene nel corso della vicenda si tinga anche di sangue. Rolf De Heer, regista di origini olandesi ma australiano d’adozione, si è ispirato, per questo film, ad alcune foto scattate negli anni ’30 dall’antropologo Donald Thompson. Di qui l’idea di ricostruire sullo schermo la vita dei popoli delle terre di Arnhem, secondo una procedura filologica che avvicina il film al documentario. Nonostante non manchi un intreccio, infatti, per certi versi De Heer compie un’operazione persino più radicale di quella di Visconti ne La terra trema: il regista entra infatti in simbiosi con la comunità aborigena di Ramingining filtrando, per così dire, a grado zero storia, tradizioni, miti – lasciando che tutto passi attraverso la carne e lo spirito di attori non professionisti ma certo aborigeni autentici. Un’operazione antropologica, dunque, ma che in quanto tale porta con sé
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SCRIVIMI FERMO POSTA
( The shop around the corner,
USA 1940)
Regia: Ernst
Lubitsch.
Interpreti: Margaret
Sullavan, James Stewart, Frank Morgan.
Sceneggiatura: Samson Rahaelson.
Fotografia: William
Daniels.
Musica: Werner R.
Heymann.
Durata: 97 min.
Film ristampato, presentato in lingua originale con sottotitoli in italiano. Proveniente da Lab80 film
«Un film a cerchi concentrici in cui tenerezza e ironia sono in perfetto equilibrio.» Morando Morandini
A
Budapest, nel negozio del burbero Matuschek, arriva la nuova commessa
Klara che con la sua voglia di fare rischia di mettere in ombra il
lavoro del più esperto Alfred. Per mezzo di un annuncio di ricerca
dell’anima gemella, entrambi scrivono all’altro fermo posta,
ignorando l’identità altrui: per lettera si corrispondono con
amore, nella realtà si sbranano. Nel frattempo Matuschek ha la triste
conferma di quanto sospettava da tempo circa la fedeltà coniugale
della moglie. Tenta il suicidio, ma qualcuno giunge a trarlo in salvo:
è un fattorino del negozio che aspira a diventare anche lui un suo
commesso.
Da una commedia di Nikolausz Laszlo, sceneggiata dall’esimio
commediografo Samson Rahaelson, «è un film molto bello, per certi
versi il più sincero e il più struggente tra i film di Lubitsch»
(Guido Fink).
Qui l’ironia si fa infatti meno graffiante
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LA VITA SEGRETA DELLE
PAROLE
(La vida secreta de las palabras,
Spagna 2005)
Regia: Isabel
Coixet.
Interpreti: Tim Robbins, Sarah Polley, Julie Christie.
Sceneggiatura: Isabel Coixet.
Fotografia: Jean-Claude Larrieu.
Musica: Pierre-François Limbosch.
Durata: 110 min.
Film sostenuto da Amnesty International contro la violenza alle donne
«Lascia che la parola sia umile, lascia che si sappia che il mondo non è cominciato con le parole, ma con due corpi stretti l’uno all’altro, uno che piange e l’altro che canta.» Thi Diem Thuy
Hanna è un’operaia di origini slave, può ascoltare solo tramite un apparecchio acustico, di cui spesso fa volentieri a meno. Lavoratrice indefessa, anche in vacanza sulla costa britannica viene casualmente impiegata come infermiera di un tecnico rimasto ustionato e cieco in seguito ad un incidente sulla piattaforma petrolifera dove lavora. In un contesto surreale, con l’equipaggio costretto a bordo della piattaforma, ormai inattiva per la sospensione dei lavori, tra tensioni e frustrazioni, il rapporto tra Josef e Hanna diventa sempre più stretto. Tanto che la ragazza finisce per trovare nel paziente la sola persona con la quale condividere l’immenso dolore che si porta dentro, frutto di violenze subite al tempo della guerra nei Balcani. La