Angelo_DallOca_Bianca

1° dicembre 2012 – 10 marzo 2013

A settant’anni dalla morte (Verona, 1858-1942), la Galleria d'Arte Moderna presenta uno spaccato della ricerca di Angelo Dall’Oca Bianca: una delle personalità artistiche più apprezzate dalla città di Verona, a cui il pittore, a sua volta, attestò sempre il proprio amore, dedicandole gran parte della vita e delle opere. Non è un caso che, alla sua morte, egli nominasse ed istituisse come “erede universale” proprio il Comune di Verona,

affinché le proprie opere venissero raccolte ed esposte in una Galleria in modo che, egli scrisse: “... la luce dall’alto le illumini tutte senza risparmio…Luce luce luce, dunque, tanta luce”.

 
Nelle 30 opere in mostra la luce è intesa come epifania, apparizione, svelamento dell’arte attraverso lo sguardo che va a posarsi sull’universo femminile indagato a tutto tondo: a partire dai nudi inediti - fatti restaurare per l’occasione - passando per le figure tipicamente popolari, descrizioni della vita cittadina quotidiana e dei suoi affetti – fioraie, balie tentate dagli spasimanti, signore borghesi a passeggio.

Il percorso si completa con i ritratti più tardivi, a cavallo dei due secoli scorsi, legati ai temi del simbolismo italiano ed europeo: in essi si fondono una tecnica divisionista alla Previati, uno “spregiudicato” uso di materiale fotografico di supporto ai fini di una rappresentazione

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Robotti_Torre_di_Babele_part

24 novembre - 9 dicembre 2012 - foto "La torre di babele" (part.), serigrafia, 1977.

Luigi Meneghelli, nel catalogo prodotto in occasione della mostra personale tenuta a 10 anni dalla morte di Andreina Robotti scriveva: "Toscana e veneta. Appassionata di uno stile gotico e al contempo di uno spirito coloristico. Amante di un disegno nitido, primitivo, quasi interno alla forma stessa, e insieme di uno sciogliersi della linea in colori 'fauves' e pennellate liquide, ariose."

 

In mostra soprattutto la produzione grafica (più precisamente serigrafica) e gli indumenti dipinti e ricamati. Questi i significativi titoli di alcune delle sue opere: "La Comunione" del '68, "Il gioco dell'oca" e "La strage degli innocenti" del '70, "Femministe" del '71, "Torre di babele" del '77, "Volta di cappella" del '78. 

L'artista è nota soprattutto per aver preso parte a quel clima incandescente delle istanze femministe che, negli anni '70, l'ha portata ad esporre in importanti mostre accanto ad artiste internazionali come Gina Pane, Ketty La Rocca, Marina Abramovich ed Annette Messager.

Segni, tagli, croci, frecce, mixando storia e attualità, riflessione sulle Immagini della  dell'Arte e istanze più pressanti del quotidiano. Questo è  sempre stato il mondo nel quale si è mossa la ricerca di Andreina, e sempre con "un po' di poesia, un po' d'infanzia, un po' d'ironia".
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Perilli_FerrariniArte_part

Dal 10 novembre 2012

Sono una quarantina i lavori di Achille Perilli (Roma, 1927) nella mostra a cura di Nadja Perilli dal titolo “Nel cuore del labirinto" in corso presso la galleria FerrariniArte di Legnago.

Si tratta di opere scelte (dal 1949 al 1974) e di una selezione di opere recenti, a sei anni di distanza dalla sua prima personale presso la galleria legnaghese. Per l’occasione è stato prodotto un elegante ed esaustivo catalogo con testi della curatrice e uno dello stesso Achille Perilli (quello storico del 1969, pubblicato su Grammatica). In questo testo dal titolo ”Indagine sulla prospettiva” l'artista sottolinea realtà che stavano emergendo negli anni '60, ma condivisibili anche oggi: “L’attuale situazione del lavoro creativo è segnata da una profonda crisi rispetto al fare. … La società del consumo e della tecnologia non riesce a nascondere la profonda mancanza di rapporto con la realtà umana..”.

Il saggio di Nadja Perilli, che dà il titolo alla mostra, è incentrato sugli anni capitali del lavoro di Achille Perilli: una selezione di opere che vanno dal '49 al '74 e che descrive le fasi salienti, la poetica, il clima culturale in cui si sviluppa la sperimentazione dell'artista romano, facendo soprattutto cenno al gruppo “Forma 1”( fondato con Carla Accardi, Pietro Consagra, Piero Dorazio,

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Carlo_Zinelli_part

9 novembre 2012 - 27 gennaio 2013 - Verona, chiesa di San Pietro in Monastero - orario 10.00 – 18.00 da martedì a domenica - ingresso gratuito

"Quando si tratta di arte contemporanea, nessuno è più autorizzato a definirsi un ingenuo." sono le parole con le quali Carole Tansella inizia il saggio di presentazione della mostra "Autentiche Visioni". Una premessa che anticipa il rigore con cui è affrontato il tema dell'arte irregolare a Verona da Carlo Zinelli ad oggi.

La nascita del primo laboratorio in un ospedale psichiatrico in Italia, sul finire degli anni cinquanta (l'atelier OBA - Omino Bianco Azzurro) voluto dallo scultore scozzese Michael Noble che in quegli anni viveva a Villa Idania, Garda con la moglie Ida Borletti.

L'atelier OBA fu costruito, grazie alla generosità di Ida Borletti, della grande dinastia industriale milanese, nel parco del manicomio di san Giacomo alla Tomba ed è tuttora attivo. Ida, Michael e Pino Castagna (in catalogo una preziosa intervista-testimonianza) che nella seconda metà degli anni cinquanta si era trasferito a Garda diventano i numi tutelari, per anni di questo atelier, e organizzeranno  anche l'"atelie di Villa Idania dove i "malati" andranno in gita per coltivare l'arte, chi dipingendo, chi ascoltando musica, chi ..

Queste le premesse che hanno favorito i lavori che vediamo in mostra divisi in 3 sezioni:

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EmilLukas13

10 novembre 2012 - 26 gennaio 2013

Inaugurazione sabato 10 novembre 2012, ore 11.30

Il lavoro dell'americano Emil Lukas (1963) si colloca da sempre a metà tra pittura e scultura. L'impiego poliedrico di materiali quali legno, gesso, stoffa, colla, vetro, tela, pittura, materiali organici, ferro e altro ancora, pone i suoi lavori in una condizione precaria tra l'una e l'altra dimensione artistica. Nelle sue opere passate Lukas ha dato vita a forme che, pur impiegando medium dalla spiccata consistenza rigida, evocavano sensazioni e condizioni dai tratti organici. Nella nuova personale presso gli spazi di Studio la Città di Verona (dove sono presenti lavori precedenti e più recenti in dialogo tra di loro) questo esile confine sembra in parte collassare. La tridimensionalità delle sue opere acquista ancora più forza.

Gli elementi appesi nei lavori a parete sfondano ogni imbrigliamento residuo e permettendo alla materia di lievitare all'ennesima potenza. Un processo che trova il culmine massimo nella grande installazione dal titolo Curvature realizzata appositamente per gli spazi della galleria. Lukas ha deciso di non più accontentarsi di imprigionare tra i vetri insetti, sementi, fiori e materiali vari come accadeva in passato. Questa volta fa sul serio; il micro diventa macro e ad essere fisicamente ridisegnata è la forma di un grande camion. L'assenza del mezzo

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4 novembre - 2 dicembre 2012

 

Inaugurazione: domenica 4 novembre 2012, ore 11.00 a San Giorgio in Valpolicella

 

"Sono per un'arte che prende le sue forme dalla vita, che si contorce e si estende impossibilmente e accumula e sputa e sgocciola, ed è dolce e stupida come la vita stessa". Si tratta della testimonianza di Claes Oldenburg, uno dei protagonisti della Pop Art americana. E subito ci si chiederà: quali mai connessioni possono darsi tra un'opera che ricrea in senso realistico il mondo enfatico e greve della città e delle sue merci dozzinali e quella specie di "teatrino neobarocco" che è la cifra stilistica di Giovanni Cavassori? Infatti, se in Cavassori la scultura pare esplodere letteralmente in una proliferazione cancerosa di innesti, collisioni, copulazioni formali, in Oldenburg troviamo una verità manomessa, fatta di macchine da scrivere, di telefoni, di tubetti di dentifricio, costruiti con materiali flessibili, voluttuosi, morbidi al tatto.

In entrambi i casi, però, ci troviamo di fronte ad opere che hanno i caratteri della parodia e della contraffazione, ma soprattutto ad opere che fanno appello a reazioni fisiche e psicologiche imprevedibili, in quanto giocano su effetti illusionistici ed onirici. Nel caso di Cavassori si tratta di stoffe precedentemente cucite che vengono riempite di poliuretano espanso fino al

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