27 novembre 2010 – 29 gennaio 2011
“Cos'è il lavoro? Non è pittura, doveva essere musica all'inizio e lo è ancora, in parte è letteratura, in parte filosofia. Forse sono solo battute satiriche perchè io non credo di essere un poeta. Ma questo gioco di definizioni non mi dispiace, non mi dispiace queste ballo di aggettivi”. Sono solo alcune parole che Giuseppe Chiari (Firenze 1926-2007) pronunciò in una delle famose “Conferenze” che era abituato e tenere indifferentemente in gallerie, teatri, locali, ma che possono far intuire l'estrema versatilità che ha attraversato come una scossa tutta la sua attività. Il suo è stato un percorso dialettico, dove teorie, composizioni, esecuzioni si sono intrecciate, trasgredendo ogni discorso disciplinare. Tanto che se mai ci fosse un termine capace di definire le sue azioni, quello potrebbe essere “improvvisazione”: un modo di fare privo di sostegni programmatici, di regole di preparazione. Egli invitava lo spettatore a strimpellare, sottolineando che non ha importanza ciò che suona, ma solo che suoni. “La musica è suonare”. “La musica è vita”, diceva.
E la quindicina di strumenti musicali (tra cui chitarre, violini, trombe) che espone la galleria “Incorniciarte” vogliono proprio rappresentare una chiara interrogazione di quella che è l'identità della musica e il suo potenziale comunicativo. E' vero che la loro superba eleganza pare
17 settembre - 20 novembre 2010
Mat Collishaw (Nottingham 1966) nella personale a cura di Danilo Eccher, presso lo spazio FaMa Gallery di Verona propone una serie di lavori inediti sviluppando un progetto che prende ispirazione dalla storia dell'arte: immagini appartenenti al retaggio culturale occidentale che l'artista utilizza e trasforma attraverso luso della tecnologia moderna e grazie a questa rielaborazione, riflette su paure e limiti della contemporaneità, così come suggerisce il titolo stesso della mostra.
L'artista è una delle figure più significative della Young British Art, protagonista di importanti eventi espositivi come Freeze (1988) e Sensation (1997) e presente in prestigiose collezioni pubbliche tra le quali la Tate di Londra ed il Centre Pompidou di Parigi, ama giocare con la fascinazione dell’immagine. Fotografia, scultura e installazione sono i suoi strumenti per indagare oltre la superficie, forzare l’occhio a guardare oltre le rappresentazioni rassicuranti della realtà e delle sue invenzioni.
Il lavoro di Collishaw attinge a 360 dal passato, dalle suggestioni della mitologia e dell’arte classica, al trionfo di luce e oscurità del barocco, fino alle atmosfere vittoriane, per cogliere e suggellare istanti di contemporaneità attraverso l’ironia ma anche l’eccesso e il disturbo. I confini tra la vita e la morte, la realtà e l’illusione, il dolore e la quiete sono al centro della sua ricerca
3 dicembre 2010 - 30 gennaio 2011
Traduce nella malleabilità sostenuta del feltro e nell’apparente cedevolezza della cera i suoi sogni sublimi, Matteo Gironi, li articola in ondulazioni e movimenti che rispondono ad un’interiore partitura musicale, li modula morbidamente in curve e pieghe, li drappeggia in introflessioni ed estroflessioni che nulla tolgono allo slancio verticale sempre presente nelle sue opere.
Chimere barocche, segnate da una contraddizione di borrominiana ascendenza, le sue “sculture morbide” eppure ardite, nelle fessure del feltro tagliato ed assemblato ad arte e nella cera candida o imbevuta di nero pigmento che le riveste, possono rivelare la luce o la tenebra, il baluginare del mistero o il suo ritrarsi nell’oscurità impenetrabile. (dal testo di Elisabetta Bovo).
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Dal 16 ottobre al 23 dicembre 2010
In questa personale, sequenza della mostra dallo stesso titolo (The End of the 90s and the Impressionists) ai Magazzini Criminali di Sassuolo in settembre, Stefano W. Pasquini prosegue la sua ricerca sul decennio degli anni ‘90. Un collage digitale ci descrive come gli anni '90 siano nati, di fatto, nel 1989, con la caduta del muro di Berlino, e morti nel 2001, con un'altra caduta, quella delle torri gemelle di New York, mentre un cartello stradale, strappato dal suo ambiente naturale, rivela un cinico messaggio di speranza: “Dio c’è”.
Stefano W. Pasquini alla fine degli anni ’90 viveva a New York, e al suo ritorno in Italia un importante museo americano aveva programmato una sua mostra personale per il tardo 2001, se non fosse che l’11 settembre provocò una crisi (di paura, più che finanziaria) che fermò le donazioni culturali delle grandi aziende tanto che alcuni musei, tra cui questo, dovettero chiudere. Partendo da questo episodio Pasquini ripercorre il decennio all’estero del suo percorso artistico che lo vide a Dublino, Londra e New York, parallelamente riflettendo sulle valenze politiche di un decennio che era cominciato in grande ottimismo per poi finire drasticamente ad un ritorno al terrore.
“Sono finiti gli anni Novanta?”, scrive Fabio Cavallucci, “Quegli anni ricchi
giovedì 28 ottobre 2010 - ore 19.00 inaugurazione della mostra fotografica, preceduta da convegno alle ore 17.30
Due appuntamenti sul tema dei Migranti promossi da Fondazione Nigrizia onlus.
In collaborazione con Migrantes Vicenza e Migrantes Verona, monsignor Agostino Marchetto
sarà presente alle ore 17.30 presso la Sala Africa dell’Istituto dei Missionari Comboniani in vicolo
Pozzo 1 – per la presentazione del suo ultimo libro:
CHIESA E MIGRANTI. La mia battaglia per una sola famiglia umana
Mons. Agostino Marchetto, dal 2001 al 2010 segretario del Pontificio consiglio della pastorale per i
migranti e gli itineranti, presenterà il suo libro-intervista Chiesa e migranti – La mia battaglia per
una sola famiglia umana (Editrice La Scuola), realizzato in collaborazione con il giornalista Marco
Roncalli.
Mons. Marchetto illustrerà, con l’abituale franchezza, quali sono i nodi da sciogliere – specie per i
cristiani – in rapporto ai flussi migratori e alle trasformazioni indotte dalla globalizzazione.
A dialogare con l’autore – anche sulle ragioni che l’hanno indotto, due mesi or sono, a dimettersi
dal suo incarico – saranno Franco Moretti, direttore di Nigrizia, Giuseppe Mirandola, direttore
Migrantes Verona, Luciano Carpo, vice direttore Migrantes Vicenza, Gianluigi Bellin, docente
Università degli Studi di Verona.
Dedicata al tema dell’immigrazione in Italia, la mostra – realizzata con il sostegno della
Fondazione Cariverona - racconta la storia, i sogni, la realtà di persone che nel viaggio che li
conduce lontano dal
29 ottobre 2010, ore 19,00
Me, l' ultima performance di Giovanni Morbin, mostrata in anteprima lo scorso febbraio presso l'Istituto di Cultura svizzero di Roma in occasione del progetto “Censure e Autocensura”, verra' presentata per la prima volta presso la galleria Artericambi il giorno 29 ottobre alle ore 19,00.
La ricerca dell'artista, focalizzata sull'indagine e la sperimentazione dei comportamenti, riconosce nella pratica performativa il mezzo ideale per esprimere le proprie idee attraverso gesti, metodi, forme, criteri esecutivi totalizzanti.Parallelamente al lavoro comportamentale l'indagine di Giovanni Morbin si concentra sulla costruzione d’oggetti funzionali all’azione quotidiana ai quali conferisce il valore di veri e propri strumenti (Fioriera, 2008; Prêt-a-porter, 2007; Strumento a perdifiato, 2006).
un progetto in collaborazione con:
Associazione per la promozione e la conoscenza dell’Arte Contemporanea - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Artericambi
via Antonio Cesari 10, Verona
T.+39.045 8403684
www.artericambi.org