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Cento opere d'arte con il vino protagonista assoluto, prestate a Verona da uno dei musei più famosi al mondo, l'Ermitage di San Pietroburgo. È questo il filo rosso della mostra promossa da Comune di Verona, Veronafiere e Villaggio Globale International. L'esposizione avrà cinque sezioni al palazzo della Gran Guardia e si terrà in occasione dell'Expo 2015 di Milano, da maggio ad ottobre.

Verona, 3 maggio 2012. Portare le opere dell'Ermitage a Verona nel 2015 per raccontare con una mostra inedita il rapporto dell'uomo con il vino, dall'antichità al periodo contemporaneo. Promotori dell'iniziativa il Comune di Verona e Veronafiere che, oggi, nella sede dell'Ente di Viale del Lavoro hanno illustrato il progetto che coinvolge anche Villaggio Globale International, partner in Italia del Museo Ermitage di San Pietroburgo. Presenti il sindaco di Verona Flavio Tosi, il presidente di Veronafiere Ettore Riello e il direttore generale di Veronafiere Giovanni Mantovani. Il percorso espositivo, ipotizzato negli spazi del palazzo della Gran Guardia e predisposto dai due storici dell'arte Nicola Spinoza e Annalisa Scarpa, conta un centinaio di opere dell'Ermitage, selezionate tra oltre 600. Cinque le sezioni allo studio: "Vino e mitologia", Vino e religione", Vino e uomo", "Vino e lavoro" e "Natura morta". La mostra punta a ripercorrere con un excursus storico il rapporto degli artisti

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Capa_Sicilia_1943

24 marzo - 16 settembre 2012 - Centro Internazionale di Fotografia Scavi Scaligeri di Verona

La mostra "ROBERT CAPA" realizzata da Magnum Photos (la famosa agenzia che lo stesso Capa aveva fondato nel 1947 con Henri Cartier-Bresson e David Seymour) rende omaggio ad uno dei più importanti e influenti fotografi del XX secolo.

Il percorso espositivo, costituito da 98 fotografie in bianco e nero, si apre con il primo reportage realizzato nel 1932 a Copenhagen durante una conferenza di Leon Trotsky, durante la quale il fuoriuscito russo mise a nudo, per la prima volta, la violenza dello stalinismo. Si ripercorrono poi, attraverso le dense immagini di Capa, gli anni del Fronte Popolare a Parigi, la guerra di Spagna, l'invasione giapponese della Cina, per arrivare allo scoppio della Seconda guerra mondiale, che il fotografo seguì sui diversi fronti di battaglia fino allo sbarco in Normandia e alla liberazione di Parigi.

Seguono i suoi reportage in Unione Sovietica nel 1947 e in Israele 1948, dove documenta la nascita dello stato ebraico, e quello in Indocina, dove perderà la vita saltando su una mina antiuomo il 25 maggio 1954.

Chiudono la mostra una serie di ritratti degli amici di Capa, famosi artisti come Ernest Hemingway, William Faulkner, Henri Matisse e Pablo Picasso.

Nel 1938 la prestigiosa rivista

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10 dicembre 2011 - 28 aprile 2012 - Galleria dello Scudo

La dialettica fra scultura e piano che sovrasta, affianca o sostiene l’opera ha contraddistinto il linguaggio di Nunzio sin dagli esordi. Le istallazioni dei primi anni ‘80, realizzate in gesso dipinto per immersione, erano concepite per essere collocate a parete in quanto “sculture che […] negano la forza di gravità pur non nascondendo la sostanza fisica”, come afferma Giuliano Briganti nel catalogo della personale all’Attico nel 1984. Se già allora la scelta dei materiali rispondeva all’intenzione di assegnare ai volumi precise valenze cromatiche e luministiche, la predilezione per una tridimensionalità schiacciata di matrice donatelliana nonché l’uso del colore, finalizzato a segnare un nuovo approccio nel superamento del tradizionale rapporto con la pittura, ritornano costantemente anche in epoca successiva. Nel 1986 Nunzio inizia a intervenire sul legno con cera, pece, carbone, pigmenti o piombo, presentando il frutto di questa sua nuova ricerca alla XLII Biennale di Venezia nella sezione “Aperto 86”, quando vince il Premio 2000 quale migliore artista.

Dopo di allora numerose sono le tappe di un percorso segnato dall’impulso di sperimentare tecniche diverse: del legno l’artista rinnega l’intrinseca piacevolezza, sottoponendolo a combustione per conferire ad esso una profonda colorazione nera; sceglie il piombo per la sua duttilità e per la peculiare caratteristica

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A Verona - Palazzo della Gran Guardia - dal 26 novembre 2011 al 9 aprile 2012 si potrà visitare la mostra "Il Settecento a Verona. Tiepolo, Cignaroli, Rotari. La nobiltà della pittura", una grande rassegna espositiva che vuole approfondire un momento della civiltà pittorica scaligera finora mai indagato.

La mostra, curata da Fabrizio Magani, Paola Marini e Andrea Tomezzoli, è incentrata sulle peculiarità che la cultura e la tradizione pittorica assunsero nel Settecento a Verona, città che riuscì a mantenere sempre autonomia e originalità rispetto alle correnti dominanti nella vicina Venezia.

Con 150 capolavori tra dipinti, disegni, stampe e documenti, provenienti da importanti musei stranieri come l'Ermitage di Pietroburgo, il Prado di Madrid, il Victoria and Albert di Londra, la Gemäldegalerie di Dresda, il Kunsthistorisches di Vienna, lo Szépmuvészeti di Budapest, oltre che dai principali musei italiani, la mostra porta Tiepolo e i suoi contemporanei alla Gran Guardia.

Ampio spazio sarà dedicato a due importanti artisti veronesi: Pietro Antonio Rotari, definito il "pittore della corte russa" per aver lavorato a lungo a servizio degli zar e dell'imperatrice Elisabetta, e Giambettino Cignaroli, fondatore dell'Accademia di Pittura che porta il suo nome. I due furono emblemi di un classicismo di grande innovazione e modernità che, grazie al patrocinio di un altro grande veronese, Scipione Maffei,

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Inaugura venerdì 2 marzo 2012 la seconda tappa del progetto BASEMENT di FaMa Gallery. Il nuovo project space della Galleria - uno spazio di ricerca programmata, pensato per supportare la produzione di nuovi lavori di artisti emergenti, che va ad affiancarsi alla normale attività espositiva e inaugurato lo scorso ottobre con la personale dell'artista Sinta Werner - vede protagonista di questo secondo appuntamento il giovane artista serbo Nebojša Despotović.Nebojša Despotović attinge a piene mani dal patrimonio iconografico collettivo recuperando vecchie fotografie e immagini, ritagli di giornali, libri, manuali e riviste, dalle quali l'artista parte per costruire le proprie opere pittoriche.
La ricerca di Despotović, attenta alla definizione e alla rappresentazione del concetto di identità, sottrae solo apparentemente le immagini all'oblio del tempo: ricoperte e alterate con la pittura esse acquisiscono un carattere indefinito e inattuale che le riconduce, infatti, ad un tempo remoto. Nei ritratti e dipinti dai colori cupi e dalla pennellata corposa, i lineamenti dei protagonisti, così come i dettagli dei paesaggi e delle ambientazioni, sono solo accennati. L'attenzione non si concentrata sul particolare, quanto piuttosto sulle atmosfere evocate, capaci di richiamare un'epoca, vite, storie e situazioni che non sono più e delle quali lo spettatore può percepire la distanza e la perdita definitive. DIAMONDS AND RUST, il progetto realizzato per BASEMENT,
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25 febbraio - 30 aprile 2012 - Strange Days è il titolo, ereditato da un album storico dei Doors del 1967, della nuova personale di Luisa Raffaelli alla galleria La Giarina. Una mostra che ruota attorno a sensazioni, spostamenti impercettibili, variazioni su di un tema, quasi una sintesi della poetica dell’artista, un compendio che non chiude però ogni discorso ma lo sospende. Infatti, le immagini di Luisa Raffaelli hanno in sé una forza centrifuga che scompagina l’ordine naturale. Non vi sono tentazioni seriali, ma la realtà appare forzata a mostrare quello che è permanente, dietro le apparenze. L’artista sposta leggermente di segno ogni accadimento naturale, orchestrando gli elementi in modo continuo con una forma narrativa che è fatta di sequenze. La tecnica non è quella dello stravolgimento, dell’immagine di forte effetto emotivo, anche se riesce a mettere insieme un elemento sempre riconoscibile (la donna in fuga) ambientata in situazioni urbane o in claustrofobici interni.


Questo lavoro ormai ha una temporalità sufficientemente ampia perché si possa parlare di una forma di “quotidiana epicità”. La Raffaelli ha inventato un personaggio, una donna dai capelli rossi che infiamma e attraversa scenari urbani o moli abbandonati, derive di una civiltà che produce scarti e illusioni, dove non sembra mai esserci posto per tutti. Le avventure della donna (che

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