10 Dicembre 2011 - 18 febbraio 2012
L’ americana Lynn Davis (1944) osserva le cose da lontano per sottolinearne la grandezza. I suoi sono viaggi simbolici, metaforici, in luoghi che costringono l’uomo a interrogarsi sull’essenza dei fenomeni.
Le sue immagini, perfette da un punto di vista fotografico-Davis ha iniziato il suo percorso con un apprendistato presso Berenice Abbott-portano lo spettatore a interrogasi sulla natura di quanto accade, sulla vita, sulla morte, sul senso più profondo dell’esistenza. Nelle sue fotografie in bianco e nero, frutto di un’osservazione meditata nel corso del tempo, il nitore della materia esalta la forma dei soggetti.
L'indiana Hema Upadhyay, presenta nuovi lavori tra cui una grande insallazione e alcune opere a parete. L'artista ha alle spalle un passato di immigrazione. I suoi genitori migrarono dal Pakistan all’India durante la divisione dell’India negli anni ’40 ed Hema si trasferì dalla piccola città di Baroda alla fiorente Bombay (Mumbai) negli anni ’90. Il suo lavoro concerne l’immigrazione, spesso verso grandi città, ed è costantemente legato al “caos urbano”.
La bellezza delle decorazioni dipinte si contrappone spesso al paesaggio delle periferie urbane rappresentato, aiutando gli osservatori a comprendere il significato delle opere e obbligandoli a considerare le città come una totalità.
Dal 23 novembre 2011 al 29 gennaio 2012.
Centro Internazionale di Fotografia Scavi Scaligeri di Verona la mostra MAGNUM SUL SET, a cura di Andréa Holzherr e Isabel Siben.
Nelle 117 immagini in esposizione è raccontata la storia del forte legame artistico tra i fotografi della famosa agenzia con il mondo del cinema e i suoi indimenticabili protagonisti; un rapporto di collaborazione che nasce nel dopoguerra per arrivare, ininterrotto, ai nostri giorni.
La mostra è un affascinante percorso sui set di capolavori della storia del cinema quali Luci della ribalta di Charlie Chaplin, Quando la moglie è in vacanza di Billy Wilder, Gioventù bruciata di Nicholas Ray, Improvvisamente l'estate scorsa di Joseph L. Mankiewicz, La battaglia di Alamo di John Wayne, Il processo di Orson Welles, Gli spostati e Moby Dick, La balena bianca, entrambi di John Huston, Zabriskie Point di Michelangelo Antonioni, Il pianeta delle scimmie di Franklin J. Schaffner, L'importante è amare di Andrzej Zulawski, Morte di un commesso viaggiatore di Volker Schlöndorff.
Prima di approdare a Verona, la mostra ha riscosso grande successo di pubblico nell'allestimento del Museo Nazionale del Cinema di Torino, alla Mole Antonelliana.
In occasione dell'evento espositivo veronese, che rappresenta un'imperdibile occasione per appassionati di fotografia e di cinema, l'Assessorato alla Cultura del Comune di Verona29 novembre - 10 dicembre 2011.
Fine anni '50: Bernard Aubertin partecipa al clima di asciugamento dalle materie informali. Più nulla da vedere, più nulla da commentare: Yves Klein, Manzoni, Fontana, Uecker, Cage.. Klein è "le monochrome", Fontana il gesto nella sua nudità, Cage il puro rumore, Manzoni l'assenza del colore.
Aubertin è l'incandescenza: sia quando distrugge la superficie con i chiodi ricoperti di rosso (immagine primigenia del fuoco), sia quando impiega il fuoco in presa diretta. Egli non lo imita, non lo descrive, il fuoco, lo fa diventare letteralmente il protagonista della sua scena operativa. A partire dal '61, quando incontra gli esponenti del Gruppo Zero ("Zero è silenzio. Zero è principio. Zero è rotondo"), egli si avvia verso la smaterializzazione di qualsiasi oggetto.
Il suo interesse è quello di creare una totale trasformazione di tutto quanto lo circonda (soprattutto se investito di valore simbolico e culturale). Brucia libri, auto, pianoforti, motocicli, manifesti.
E l'urgenza che muove ogni suo gesto non finisce nell'operazione, ma continua ad essere una corrente che si propaga anche a lavoro compiuto: anche alla cenere, ai frammenti anneriti, al colore buio della fuliggine. La fine diventa un nuovo modo di vedere la vita, la forza distruttrice una fonte di rinascita.
Ventidue opere in mostra (presso la Galleria
3 - 6 novembre 2011.
Veronafiere, pad. 7b - Vip Lounge Rolex Fei World Cup
In occasione della 113° edizione di Fieracavalli, la manifestazione equestre internazionale che si tiene a Verona, dal 3 al 6 novembre 2011, PH Neutro - galleria specializzata in fotografia d'autore, con sedi a Verona e Forte dei Marmi - presenta a Veronafiere un'esposizione inedita con circa 20 opere fotografiche, di autori storicizzati e contemporanei di richiamo internazionale, dedicate al tema del Cavallo.
Karin Andersen, Renato Begnoni, Keith Carter, Tom Chambers, Nicola Civiero, Mario Cresci, Arnaldo Dal Bosco, Michael Donnor, Tim Flach, Mauro Fiorese, Adam Jahiel, Michael Kenna, Colleen Plumb, George Rhodes, Gianni Rossi, Rosanna Salonia, Pentti Sammallahti, Louis Stettner, Anna Stocco, Allan I. Teger, Maggie Taylor, Gino Turina, Paolo Ventura, Stefano Zardini, sono alcuni degli artisti in mostra.
Da sempre vicino all'uomo, come compagno di lavoro e di vita, il cavallo è un soggetto ricorrente nella storia dell'arte, dalle prime testimonianze preistoriche, agli studi anatomici di Leonardo da Vinci alle monumentali, quasi tridimensionali, testimonianze di Giulio Romano nella Sala dei Cavalli dipinta per i Gonzaga a Palazzo Te a Mantova, fino ad arrivare alle provocazioni contemporanee di Maurizio Cattelan.
Questo percorso intende indagare il complice sodalizio creatosi nei secoli tra uomo e cavallo, attraverso un percorso iconografico che pone di volta
7 ottobre - 17 dicembre 2011. Inaugurazione 7 ottobre ore 19.30.
Progetto antologico a cura di Patrizia Silingardi e Sonia Schiavone che racchiude la sofisticata carriera artistica di Patrizia Giambi, "effetto sorpresa (fare presto)" esibisce una comparazione oggettuale in cui l'urgenza narrativa e la fenomenologia della cosa senziente competono ad un rigoroso percorso stilistico ventennale e tutt'ora dedito a svelare l'occulto confine tra la leggerezza del concetto e del sentimento di contro all'implacabile lucidità della materia cui si affida per manifestarsi.