26 febbraio - 27 aprile 2013
La galleria La Giarina presenta la nuova mostra "Le cinque variazioni " che mette a confronto i lavori di cinque artisti : VASCO BENDINI, DANIELE GIRARDI, DANIELE GIUNTA, ERNESTO JANNINI, ADRIANO NARDI. Diversa la generazione, diversa la tecnica e la poetica degli artisti, unico il medium: la pittura:
Se nel film di Lars Von Trier del 2003 “Le cinque variazioni” si apriva una profonda analisi sul significato stesso di “cinema”, in questo caso il tema dell’indagine è la pittura nelle sue diverse declinazioni, viste nell’interpretazione di artisti presentati finora in galleria in mostre personali e, per la prima volta, invitati al dialogo.
VASCO BENDINI (Bologna 1922) vive e lavora a Roma.
Riconosciuto dalla critica come uno dei padri più rappresentativi dell’informale italiano, ha studiato con Giorgio Morandi e Virgilio Guidi. Negli anni 60 evolve verso pratiche oggettuali e comportamentali mettendo in crisi lo statuto convenzionale dell’opera. Negli anni successivi riprenderà una pittura di totale lirica autonomia formale e cromatica, con risultati di grande tensione poetica. “il lavoro di Bendini sembra rifiutarsi a troppo analitiche precisazioni. Esso si propone “altro”, problematico, reticente e a suo modo misterioso”. (G.Cortenova).
Il MACRO di Roma il 27 febbraio presenterà le installazioni dell’artista del 1966/67 tra cui “Cabina solare”.
2 febbraio -1 aprile 2013. Riapre nel Palazzo della Gran Guardia, nel cuore di Verona davanti all'Arena, la mostra sul ritratto e la figura che Marco Goldin ha proposto, in prima edizione, nella Basilica Palladiana di Vicenza, dove è stata ammirata da 273.334 persone in soli cento giorni di apertura.
Un successo sostanziato da un gradimento eccezionale del pubblico verso le opere esposte.
I dipinti che vengono presentati nell'edizione veronese (che chiuderà i battenti il primo aprile) saranno sostanzialmente i medesimi già esposti a Vicenza (solo sette non saranno presentati nella città scaligera), con l'aggiunta di un nucleo davvero importante di capolavori tutti provenienti da una meravigliosa istituzione rumena, il Muzeul National Brukenthal di Sibiu, antichissima città della Transilvania, che per i suoi monumenti è stata Capitale Europea della Cultura.
Dal museo rumeno, famoso tra gli appassionati di tutto il mondo, giungono a Verona 4 opere quattrocentesche su tavola. Tre sono capolavori tra i maggiori dell'arte fiamminga, il quarto è un rarissimo Antonello da Messina, la Crocefissione datata 1460. Le opere fiamminghe sono di Hans Memling e Jan van Eyck. Di quest'ultimo sarà esposto il celeberrimo Ritratto d'uomo con copricapo azzurro del 1429, straordinario ritratto che, non a caso, Goldin ha scelto come immagine ufficiale della mostra veronese. Di Memling sarà presente
18 gennaio - 16 marzo 2013
Inaugurazione venerdì 18 gennaio 2013, dalle ore 18.00 alle 21.00 (foto: particolare di un'opera di Silvia Mariotti)
FaMa Gallery inaugura la mostra a cura di Andrea Bruciati, dal titolo Le figlie di Eva, un percorso tutto al femminile che vede protagoniste sei giovani artiste italiane - Paola Angelini, Elenia Depedro, Sara Enrico, Mariangela Levita, Silvia Mariotti, Giusy Pirrotta - scandito da pratiche artistiche eterogenee, pittura, performance, fotografia, video, installazione. Un progetto che non intende, però, rinverdire un post-femminismo d'annata, bensì evidenziare la validità della pratica creativa caratterizzata da una sensorialità riconducibile alla forma, dalle variabili aperte nel linguaggio e dalla forza espressiva nell'impiego del medium.Nel contesto odierno in cui anche le parole sono immagini e si è arrivati al punto di non ritorno, questa mostra pone in risalto e, allo stesso tempo, problematizza, alcune pratiche mediali quali il video, la pittura e la pratica performativa, secondo soluzioni immaginative inedite proposte dalle artiste coinvolte.
Come sottolinea il curatore Andrea Bruciati "alle artiste invitate non interessa catturare la realtà ma crearla secondo nuove ipotesi ricostruttive. Non interessa rappresentare ma 'presentare' un linguaggio attraverso modalità mimetiche che aderiscano all'infinita ricerca d'identità che connota la forza delle singole poetiche. In fondo, come amava ripetere Louise Bourgeois,'il fare è uno stato attivo', è un'affermazione
16 febbraio – 5 maggio 2013
Inaugurazione: venerdì 15 febbraio ore 18.00
In esposizione gli scatti di Giorgio Casali, fotografo dei maggiori architetti e designer italiani, pubblicati dalla prestigiosa rivista internazionale domus, negli anni dal 1951 al 1983. Un percorso attraverso oggetti e strutture che hanno fatto la storia del design industriale e dell'architettura d'autore, portandoli alla ribalta della scena artistica mondiale e collocandoli, a pieno titolo, nell'inconfondibile stile Made in Italy.
Le immagini provengono dal Fondo Casali, conservato e gestito presso l'Archivio Progetti dell'Università IUAV di Venezia. La mostra è realizzata dal Centro Internazionale di Fotografia Scavi Scaligeri di Verona dall'Università IUAV di Venezia, dall'Estorick Collection of Italian Modern Art di Londra in collaborazione con la rivista internazionale di architettura, arte e design domus.
Apertura: da martedì a domenica ore 10.00 – 19.00 (lunedì chiuso). Aperto Pasqua e Lunedì di Pasqua 25 Aprile e 1 Maggio.
Biglietto intero 5,00 euro, ridotto 3,00 euro, ridotto scuole e ragazzi 1,00 euro.
26 ottobre - 6 ottobre 2013
Il Mart, Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto celebra i suoi primi dieci anni di vita attraverso una mostra che ridisegna la relazione delle sue collezioni con il pubblico; raccolte ricchissime che il Mart ha spesso presentato in prospettive tematiche, con focus di approfondimento di nuclei circoscritti.
Spesso un elemento ossessivo ha orientato il gusto dei collezionisti, ed è presente in molte delle raccolte donate o in deposito presso il Mart. Da questa attitudine nasce “La magnifica ossessione”, una mostra che durerà quasi un anno intero e occuperà tutto il secondo piano del Mart. Questa mostra senza precedenti è stata definita dal direttore, Cristiana Collu, con un accumulo di aggettivi: “autodidatta, rabdomante, auto da fé di opere. Succube o protagonista, collezione ricomposta, perturbante e conturbante, maniacale e feticista. Oscuro oggetto del desiderio. Segreto, condivisione, ebbrezza, festa. Vertigine della mescolanza”.
"La magnifica ossessione" rivendica una visione radicalmente libera dei piani temporali; le opere sono accostate secondo un criterio che si potrebbe definire “anticipazione del presente”, o “archeologia del futuro”. Per questo motivo il visitatore incontrerà un percorso che è sì cronologico, ma che procede in realtà per forti slittamenti tematici. Le opere sono disposte senza gerarchie visive, mischiando le collezioni ed esaltando le differenze tra15 dicembre 2012 - 28 febbraio 2013
La mostra è stata prorogata fino al 30 aprile 2013
Dal 15 dicembre 2012 è in programma, alla Galleria dello Scudo a Verona, una mostra incentrata su un aspetto particolare dell’impegno artistico di Alberto Burri: la declinazione del nero nei Cellotex. Il titolo Opera al nero è volutamente ripreso dal capolavoro letterario di Marguerite Yourcenar, in cui esplicito è il riferimento agli antichi trattati alchemici, in cui si illustra il procedimento di separazione e dissoluzione della materia nelle sue varie componenti formative.
Il concetto di “nigredo” o “nerezza”, non disgiunta da rimandi alla Melancholia I di Dürer, allude alla scomposizione di un corpo attraverso l’azione disgregante del fuoco, e al successivo processo di riaggregazione. “Opera al nero”, quindi, tanto più in Burri, diviene simbolo della creazione, luogo segreto del fare, dove alberga il “mistero oltre l’apparenza” come disse Guido Ballo nel 1988 riferendosi al ciclo Annottarsi 2 esposto alla XLIII Biennale di Venezia, ora in parte rappresentato in questa mostra veronese.
Il cellotex, che l’artista in precedenza ha impiegato come supporto per altre composizioni, diviene ora il protagonista assoluto, ovvero l’’“opera”. In un processo di graduale denudamento del mezzo espressivo, Burri giunge all’elemento di base, al materiale che da sempre è stato concepito al servizio di altro.
1° dicembre 2012 – 10 marzo 2013
A settant’anni dalla morte (Verona, 1858-1942), la Galleria d'Arte Moderna presenta uno spaccato della ricerca di Angelo Dall’Oca Bianca: una delle personalità artistiche più apprezzate dalla città di Verona, a cui il pittore, a sua volta, attestò sempre il proprio amore, dedicandole gran parte della vita e delle opere. Non è un caso che, alla sua morte, egli nominasse ed istituisse come “erede universale” proprio il Comune di Verona,
affinché le proprie opere venissero raccolte ed esposte in una Galleria in modo che, egli scrisse: “... la luce dall’alto le illumini tutte senza risparmio…Luce luce luce, dunque, tanta luce”.
Nelle 30 opere in mostra la luce è intesa come epifania, apparizione, svelamento dell’arte attraverso lo sguardo che va a posarsi sull’universo femminile indagato a tutto tondo: a partire dai nudi inediti - fatti restaurare per l’occasione - passando per le figure tipicamente popolari, descrizioni della vita cittadina quotidiana e dei suoi affetti – fioraie, balie tentate dagli spasimanti, signore borghesi a passeggio.
Il percorso si completa con i ritratti più tardivi, a cavallo dei due secoli scorsi, legati ai temi del simbolismo italiano ed europeo: in essi si fondono una tecnica divisionista alla Previati, uno “spregiudicato” uso di materiale fotografico di supporto ai fini di una rappresentazione
24 novembre - 9 dicembre 2012 - foto "La torre di babele" (part.), serigrafia, 1977.
Luigi Meneghelli, nel catalogo prodotto in occasione della mostra personale tenuta a 10 anni dalla morte di Andreina Robotti scriveva: "Toscana e veneta. Appassionata di uno stile gotico e al contempo di uno spirito coloristico. Amante di un disegno nitido, primitivo, quasi interno alla forma stessa, e insieme di uno sciogliersi della linea in colori 'fauves' e pennellate liquide, ariose."
In mostra soprattutto la produzione grafica (più precisamente serigrafica) e gli indumenti dipinti e ricamati. Questi i significativi titoli di alcune delle sue opere: "La Comunione" del '68, "Il gioco dell'oca" e "La strage degli innocenti" del '70, "Femministe" del '71, "Torre di babele" del '77, "Volta di cappella" del '78.
L'artista è nota soprattutto per aver preso parte a quel clima incandescente delle istanze femministe che, negli anni '70, l'ha portata ad esporre in importanti mostre accanto ad artiste internazionali come Gina Pane, Ketty La Rocca, Marina Abramovich ed Annette Messager.
Dal 10 novembre 2012
Sono una quarantina i lavori di Achille Perilli (Roma, 1927) nella mostra a cura di Nadja Perilli dal titolo “Nel cuore del labirinto" in corso presso la galleria FerrariniArte di Legnago.
Si tratta di opere scelte (dal 1949 al 1974) e di una selezione di opere recenti, a sei anni di distanza dalla sua prima personale presso la galleria legnaghese. Per l’occasione è stato prodotto un elegante ed esaustivo catalogo con testi della curatrice e uno dello stesso Achille Perilli (quello storico del 1969, pubblicato su Grammatica). In questo testo dal titolo ”Indagine sulla prospettiva” l'artista sottolinea realtà che stavano emergendo negli anni '60, ma condivisibili anche oggi: “L’attuale situazione del lavoro creativo è segnata da una profonda crisi rispetto al fare. … La società del consumo e della tecnologia non riesce a nascondere la profonda mancanza di rapporto con la realtà umana..”.
Il saggio di Nadja Perilli, che dà il titolo alla mostra, è incentrato sugli anni capitali del lavoro di Achille Perilli: una selezione di opere che vanno dal '49 al '74 e che descrive le fasi salienti, la poetica, il clima culturale in cui si sviluppa la sperimentazione dell'artista romano, facendo soprattutto cenno al gruppo “Forma 1”( fondato con Carla Accardi, Pietro Consagra, Piero Dorazio,
9 novembre 2012 - 27 gennaio 2013 - Verona, chiesa di San Pietro in Monastero - orario 10.00 – 18.00 da martedì a domenica - ingresso gratuito
"Quando si tratta di arte contemporanea, nessuno è più autorizzato a definirsi un ingenuo." sono le parole con le quali Carole Tansella inizia il saggio di presentazione della mostra "Autentiche Visioni". Una premessa che anticipa il rigore con cui è affrontato il tema dell'arte irregolare a Verona da Carlo Zinelli ad oggi.
La nascita del primo laboratorio in un ospedale psichiatrico in Italia, sul finire degli anni cinquanta (l'atelier OBA - Omino Bianco Azzurro) voluto dallo scultore scozzese Michael Noble che in quegli anni viveva a Villa Idania, Garda con la moglie Ida Borletti.
L'atelier OBA fu costruito, grazie alla generosità di Ida Borletti, della grande dinastia industriale milanese, nel parco del manicomio di san Giacomo alla Tomba ed è tuttora attivo. Ida, Michael e Pino Castagna (in catalogo una preziosa intervista-testimonianza) che nella seconda metà degli anni cinquanta si era trasferito a Garda diventano i numi tutelari, per anni di questo atelier, e organizzeranno anche l'"atelie di Villa Idania dove i "malati" andranno in gita per coltivare l'arte, chi dipingendo, chi ascoltando musica, chi ..
Queste le premesse che hanno favorito i lavori che vediamo in mostra divisi in 3 sezioni:
10 novembre 2012 - 26 gennaio 2013
Inaugurazione sabato 10 novembre 2012, ore 11.30
Il lavoro dell'americano Emil Lukas (1963) si colloca da sempre a metà tra pittura e scultura. L'impiego poliedrico di materiali quali legno, gesso, stoffa, colla, vetro, tela, pittura, materiali organici, ferro e altro ancora, pone i suoi lavori in una condizione precaria tra l'una e l'altra dimensione artistica. Nelle sue opere passate Lukas ha dato vita a forme che, pur impiegando medium dalla spiccata consistenza rigida, evocavano sensazioni e condizioni dai tratti organici. Nella nuova personale presso gli spazi di Studio la Città di Verona (dove sono presenti lavori precedenti e più recenti in dialogo tra di loro) questo esile confine sembra in parte collassare. La tridimensionalità delle sue opere acquista ancora più forza.
Gli elementi appesi nei lavori a parete sfondano ogni imbrigliamento residuo e permettendo alla materia di lievitare all'ennesima potenza. Un processo che trova il culmine massimo nella grande installazione dal titolo Curvature realizzata appositamente per gli spazi della galleria. Lukas ha deciso di non più accontentarsi di imprigionare tra i vetri insetti, sementi, fiori e materiali vari come accadeva in passato. Questa volta fa sul serio; il micro diventa macro e ad essere fisicamente ridisegnata è la forma di un grande camion. L'assenza del mezzo